La porca figura
pubblicato da Giulia martedì, Novembre 7, 2006 22:21Ogni programma televisivo ha bisogno di figuranti. Anche quelli che vedete dietro le mie spalle durante Larsen sono in gran parte figuranti: li riconoscete dall’espressione facciale, quel finto-interessato taglia unica che riciclano in tutte le trasmissioni che sono pagati (poco o tanto, a seconda) per popolare. Il pubblico in studio “scalda”, o almeno, così vuole la tradizione catodica; e quindi, sotto col figurante pagato, disposto in modo da armonizzare con la scenografia e non far inciampare il conduttore.
Che poi: che cazzo di mestiere è, “il figurante”?
I figuranti si dividono in due categorie, parlanti e non parlanti. Questi ultimi vengono identificati da me e dalle ragazze della produzione con il nomignolo di “Gatti di marmo”, per la particolare espressività e presenza di spirito. Anche dai parlanti, però, non c’è da aspettarsi miracoli: il dono della favella (attivato, si presume, mediante inserimento di gettone in apposita feritoia: i figuranti sono analogici, non digitali) non si accoppia sempre a una preparazione acconcia all’argomento trattato. In pratica, nel criterio di totale randomizzazione che presiede alla selezione, i figuranti vengono smistati a casaccio. E capita che in un programma dedicato prevalentemente all’indie rock venga a scaldare i gradini un fan dei neomelodici napoletani vestito come per la cresima di un parente argentino. Il quale, interpellato, si lancia in una lode sperticata di qualche cantautore alla periferia di Finizio, dichiarando però di non amare affatto Gigi D’Alessio. Capita eccome. Urca se capita.
I Gatti di marmo, tuttavia, sono sempre i miei preferiti. Pagati per stare seduti in posizioni più o meno plastiche, si specializzano spesso nella rappresentazione di tipi umani gggiovani. Due che presenziano regolarmente a Larsen sono “figuranti punkabbestia”: lavati e docciati di fresco, senza cane, senza celaimicaottantacentesimiperibbiglietto, stanno lì a rappresentare una fetta di mercato che, nel mondo reale, sarebbe più facile trovare allo Snia Viscosa che in uno studio Rai. O a un concerto indie, per dire. Ma i punkabbestia fanno giovane e il giovane è rock, e insomma, se gli amici del gruppo invitato tirano pacco non è che si può andare in onda con lo studio vuoto. Meglio i figuranti punkabbestia che l’eco stile alpi svizzere di una tribuna deserta.
Il figurante, parlante e non, dà il suo meglio quando è chiamato a partecipare alla trasmissione con qualcosa di più della monoespressione di intenso interesse e dell’occasionale applauso a comando. Ballare, ad esempio, richiede uno sforzo fisico e una disinvoltura che il figurante medio – pagato, nota bene, per partecipare alla trasmissione – non possiede. Ho visto con i miei occhi figuranti scivolare fuori campo lontano dalle telecamere, pur di non essere inquadrati mentre ballavano. Ragazze che si facevano scudo dei maschi presenti. Gente che accennava un pogo imbarazzato mentre sul palco si esibiva un artista pop. Ma dico, fate almeno finta di essere a vedere Inigo, piuttosto che i Rage Against the Machine. Non mi sembra difficile, considerato che sul palco c’è veramente Inigo, e non i Rage Against the Machine.
Mi piacerebbe molto, lo dico senza timore, fare a meno dei figuranti. Ma questo sarebbe possibile solo se i fan dei gruppi che di volta in volta si mettono in lista per assistere all’esibizione si presentassero regolarmente all’appuntamento. Uno studio televisivo non è un concerto al Circolo degli Artisti: i posti sono limitati, ma devono comunque essere riempiti. Un concerto può essere annullato, ma un programma deve andare in onda in ogni caso. Chi dice “ci sarò” si impegna ad esserci: è per tamponare le defezioni dell’ultimo minuto che il figurante viene chiamato, in tutta la sua monotona gloria.
E’ venuto il momento dell’appello.
Aiutami ad eliminare i figuranti: non tirare pacco a Larsen.
Strueia says:
Novembre 8th, 2006 at 12:01
Purtroppo molte volte la gente tira il pacco al gruppo.
Per la “nostra” serata si sono già prenotate circa 30 persone…vedrai che arriviamo in 6 !
Disorder says:
Novembre 8th, 2006 at 12:54
“Perchè nella vita vince chi figura”, diceva il saggio.
Adoro questi tuoi post da persona normale inviata dietro le quinte del magico mondo della tivvù 🙂
Sarebbero un buon motivo per venir lì gratis a riempirti i posti vuoti – a stare a Roma.
Xabaras says:
Novembre 9th, 2006 at 2:01
Mi ricordo quando la redazione del “coniglio” chiamò un po’ di affezionati (ma non pazzi isterici) ascoltatori della trasmissione, per registrare la prima puntata delle “quaglie”. C’erano anche alcuni figuranti (Gatto version), messi li a forza dalla parte televisiva (la parte radio non li voleva). Furono totalmente eclissati dal pubblico “vero” (con gran divertimento di Dose e Presta).
valeria says:
Novembre 9th, 2006 at 3:04
a giudicare dal numero di persone che arrivavano da me cercando la parola “figurante” (scrissi un post anch’io sull’argomento qualche tempo fa), posso arguire che sia una delle occupazioni più ambite in italia…
Giulia says:
Novembre 9th, 2006 at 3:22
Un figurante parlante guadagna un minimo di sessanta euro a puntata. Come autore, io ne guadagno cinquanta. Vedete un po’ voi.
Disorder says:
Novembre 9th, 2006 at 9:55
Però i figuranti sparlanti sono precari…Gli autori invece.
(Battuta amara. E’ una vergogna!)