L’origine della specie
pubblicato da Giulia giovedì, Giugno 29, 2006 10:21In un certo senso, non ho neanche un anno e mezzo.
Sono in visita a casa dei miei genitori, e la loro vicinanza somiglia moltissimo ad un’esperienza fuori dal corpo. Li guardo come da lontano, e rivedo in loro i pezzi di cui sono composta io stessa. I difetti, in prevalenza, ché la maggior parte dei pregi sono lì un po’ per coincidenza astrale e un po’ per una forma di “nonostante tutto”. Mia madre ha paura del silenzio. Il silenzio, nella mia famiglia, è sintomo di rabbia o quantomeno rabbuiamento, e lei parla parla parla come una specie di commento costante, legge le insegne, legge i cartelli, si distrae mentre le parli, ha paura del silenzio e allo stesso tempo non è capace di prestarti attenzione molto a lungo, non so se questa cosa l’ho ereditata, spero di no. Ma la paura del silenzio sì, quella sì. Non il silenzio in assoluto, ovviamente, solo quello delle persone intorno a me. Lei dorme con il televisore acceso.
Mio padre si innervosisce facilmente e scarica il nervosismo sul primo bersaglio disponibile. La sua soglia di frustrazione è parecchio più bassa della mia, forse la caratteristica si è diluita con la pazienza di mia madre, donna capace di smontare pezzo per pezzo un frullatore da quattro soldi, sostituire l’infinitesimale pezzettino di plastica che ne impedisce il funzionamento, e rimontarlo alla perfezione. Però la frustrazione me l’ha trasmessa, papà, e vedendo lui ci faccio caso, e forse, la prossima volta che mi capita di non trovare qualcosa o non riesco a farmi capire, in una frazione di secondo penserò che non devo imitarlo, e prenderò un paio di respiri in più.
Entrambi soffrono di una forma strisciante di ansia continua, che si rimbalzano a vicenda e amplificano fino a livelli intollerabili. E’ sempre troppo tardi, tutto troppo costoso, e se e se e se, non hanno mai preso un aereo perché lui ha paura neanche che cada, ha paura di avere paura in caso di vuoto d’aria. Lei corre di continuo. Decidono il menu del pranzo con tre pranzi d’anticipo, e guai a non sapere che cosa si vuole mangiare. Mi irrito, alzo le spalle, non lo do a vedere, dico “Quello che c’è”, non è mai una risposta soddisfacente. Poi vado a casa e alle nove di mattina chiedo al socio che cosa vuole mangiare a mezzogiorno. Il socio, col fiato di caffellatte e sonno, risponde “Ma ci vogliamo pensare a mezzogiorno?” e io mi trovo a ripetere le stesse frasi di mio padre, se vuoi carne scongelo la carne, se no faccio una pasta, dimmi! Ma poi ci penso, o comunque ci penserò. Quanti gesti si replicano senza saperlo. Quanto è pervasiva la spinta alla perpetuazione. Io sono mia madre e mio padre, o meglio, lo ero finché non ho cominciato a staccarmi da loro, pezzo dopo pezzo, scorticandomi dove mancava la pelle. E non ho ancora finito.
Ho solo un anno e mezzo, dopotutto.
stee says:
Giugno 29th, 2006 at 10:38
io ho cinque anni.
e continuo ad essere brusca (mutuo la leggendaria ‘sai chi è morto?’ di mia madre per comunicare chi sia cristianamente mancato) e ad avere una soglia di sopportazione infinitesimale, però mio padre a differenza mia non sgrana parolacce.
ma sono anche diversissima, come fossi figlia di altri.
la genenica è importante. e anche (o soprattutto) il rimescolamento casuale dei cromosomi e il condizionamento esterno e i ca**i che capitano a ciscuno di noi che lasciano righe nella carrozzeria.
Pawn Heart says:
Giugno 29th, 2006 at 11:01
Mi chiedo se sia una questione di geni o di memi.
Giulia says:
Giugno 29th, 2006 at 11:06
Infatti, stee, per altre cose sono completamente diversa da loro, anzi, se non somigliassi fisicamente ad entrambi potrei venire da un altro pianeta. Ho un anno e mezzo, ma in realtà è da quando ne avevo diciannove che vivo altrove, sono a contatto con realtà diverse, ricevo input che non sono i loro. Però insomma, l’emancipazione, quella vera, è iniziata da poco.
PaoP says:
Giugno 29th, 2006 at 11:12
Hai scritto una cosa stupenda.
Io ho circa 3 anni, e parte del terrore che provo quando devo rapportarmi con l’altro sesso lo devo al rapporto che vedo tra i miei genitori.
Io SONO mio padre. Che mi piaccia o meno.
Ci provo a non esserlo. Almeno nelle parti di lui che non approvo.
Mi faccio un po paura. E un po schifo, per la mia incapacità o inadeguatezza o whatever…
Cresciamo eternamente in bilico fra il conflitto e la rassegnazione…
no?
stee says:
Giugno 29th, 2006 at 11:13
io ho notato che col venire meno della frequentazione quotidiana guardo i miei con tenerezza, anche in relazione agli aspetti fastidiosi del loro modo di fare.
e diventano un calendario su cui il passare del tempo è segnalato a caratteri giganteschi (peraltro io calcolo la mia età aggiungendo 4 anni a quella di mia sorella… sono pelle e relativismo!).
Giulia says:
Giugno 29th, 2006 at 11:40
Io che sono egocentrica calcolo quella di mia sorella sottraendo cinque alla mia 🙂
maria assunta says:
Giugno 29th, 2006 at 12:39
Anch’io Giulia come te vivo questa cosa, che non mi so spiegare, con i miei.
Stamattina leggendoti mi è venuta una voglia matta di risponderti come se avessi letto i miei pensieri più intimi e li avessi scritti per me.
Non ho mai scritto su un blog, ma hai toccato una corda particolare..ti leggerò sempre..
Emanuela says:
Giugno 29th, 2006 at 1:03
Sai quanto capisco, vero?Tanto,ma taaaantoooo. Io nonostante abbia quattro anni sento ancora moltissimo una certa influenza. L’unica cosa bella è che ora non do piu’ colpe a loro. Guardo me e me sola e cerco di rimettere a posto il possibile.
Baci!:-)
Giulia says:
Giugno 29th, 2006 at 1:12
Manu, sì, ci capiamo; e anche io ho adottato la stessa strategia 🙂
Giuseppe Carlotti says:
Giugno 29th, 2006 at 3:16
Cazzo! Questo è un gran post: un racconto, persino. Intimo, vibrante, assolutamente autentico. Questa è la tua penna: questo è quello che tu sei. Di queste sensazioni dovresti raccontare, tu. Queste sono le corde che dovresti pizzicare, tu. Altro che infrangibili soffitti di vetroresina, veterorimasugli di vaginocrazia e avanguardlaicismo ossessionato di seconda e persino terza mano. Quelli sono j’accuse strasentiti, quella è aria strafritta, quelle sono parole senza mordente e soprattutto senza cuore. Invece questa è letteratura. Te lo dico con la stima di sempre, fiero della mia eventuale fallibilità, che però non è mai insincerità. G.
Giulia says:
Giugno 29th, 2006 at 3:27
Apprezzo l’apprezzamento, ma tutto mi appartiene, anche i peccati. Il mio intimo non sempre mi è sufficiente, sono costretta da quella che sono a fare il giro con gli occhi. Forse (no, beh, sicuramente) non vediamo le stesse cose. Ma ti assicuro che il mio cuore sta lì come sta qui, con la stessa passione 🙂
stee says:
Giugno 29th, 2006 at 3:38
@giulia
è che mia sorella è il mio luogo perfetto. talvolta penso- somigliandoci fisicamente tantissimo- che io sia la versione pesta di questo condiviso mucchio desossiribonucleico.
ma i vuoti fanno risaltare i pieni, vero?, pertanto hanno dignità di esistere anch’essi…
Giulia says:
Giugno 29th, 2006 at 4:04
curioso: noi due, invece, non ci somigliamo quasi per niente, dove io ho spigoli lei ha rotondità, anche di carattere è quieta, ama i luoghi raccolti e noti. Anche io, rispetto alla mia famiglia, mi sento decisamente “sgarrupata”, ma ne ho fatto una forma d’arte.
Mr Nice says:
Giugno 29th, 2006 at 4:26
Post stupendo. E i commenti idem. Lettera per lettera ha già scritto tutto quello che potevo dire sull’argomento PaoP.
Baci
stee says:
Giugno 29th, 2006 at 5:21
hai presente la piastrella fuori contesto nella pavimentazione stradale, fatta inserire a forza anche se i contorni non combaciano con le altre, che non fa gruppo, uno spigolo della quale fugge dalla simmetria e fa inciampare (e cristonare) i passanti che ci camminano sopra?
ecco, in famiglia, noi, tutti così.
però mia sorella lo è in modo amabile.
piacere della conversazione, comunque… ti leggo da un po’.
Barbara says:
Giugno 29th, 2006 at 8:17
Post stupendo. Centrato come raramente capita di leggerne. Sono di ritorno da una due giorni di supporto (e sopportazione) a casa dei miei poiché mio padre, in uno scatto d’ira, ha pensato bene di fracassarsi una tibia tentando di piantare una petunia che, evidentemente, faceva resistenza, e mi sento di sottoscrivere ciò che dici parola per parola. Noi siamo loro, e contestualmente loro ci irritano. Forse perché sono uno specchio.
pao says:
Giugno 29th, 2006 at 11:48
Pensa che io non sono ancora nata… ne ho di strada da fare. Precisa come la tua
PaoP says:
Giugno 30th, 2006 at 9:14
@ mr Nice
Grazie.
Se ho capito. 🙂
Dontink says:
Giugno 30th, 2006 at 10:05
E’ vero, quello che hai scritto è molto bello. E’ anche vero che loro sono uno specchio e come quando vedi una ruga nuova, ti avvicini, guardi meglio e ti allontani deluso. Poi pensi che in fondo quella ruga è parte di te.
freskessa says:
Giugno 30th, 2006 at 12:16
Piacere Giulia, io sono un po’ più vecchia di te, ho quasi due anni, per la precisione li compio intorno al 15 di settembre.
Esco dall’anonimato del lurker per dirti questo:
Post stupendo!
Lo so, lo hanno già detto in molti ma lo ribadisco perchè lo sento molto vicino.
Sai da poco ho imparato a non farmi prendere dal panico igenista che mi coglieva ogni volta che so che mia madre passava a trovarmi…son piccole cose ma per me son soddisfazioni!
un saluto
freskessa says:
Giugno 30th, 2006 at 12:20
ehm nel mio commento c’è un “che so” di troppo forse :s
chiedo venia ma sono affetta da disgrafia acuta.
mascia says:
Giugno 30th, 2006 at 5:32
Per me è l’inverso: ero diversissima quando stavo con loro. Il bastian contrario.
Ora, dopo sei anni, talvolta mi trovo a ripetere gesti o parole di mia madre e di mio padre. E mi faccio paura!
SmokingPermitted says:
Giugno 30th, 2006 at 6:33
Poi magari si arriva a quel punto in cui uno/a/um si lascia andare: inizia ad andare in giro pettinato alla meno peggio, con i vestiti così così, la barba di qualche giorno o il trucco approssimativo E smette di contare prima di parlare per non somigliare a mamma e papà.
Poi per esempio io odio conoscere le mamme e i papà dei miei fidanzati perchè so già che vedrò i loro difetti accentuati da circa vent’anni di esperienza in più. Ovviamente, per la stessa ragione, mi guardo bene dal presentare i miei, fino all’ultimo.
larvotto says:
Luglio 2nd, 2006 at 3:49
Molto bello, si.
In effetti, pensandoci, anche io ho circa un anno, ma questo dalla mia seconda rinascita, se calcoliamo dalla prima allora ne ho 12.
Abitavo con i miei, ero arrivato ad odiare mio padre, ne vedevo solo i difetti.
Poi ho conosciuto il mio ex, ed ho iniziato a convivere, fianco a fianco 10 anni…
E dopo tutta una serie di esperienze che mi hanno nuovamente cambiato, ho iniziato una nuova vita, la terza, insieme ad una mia amica, diventando una sorta di Will e Grace all’emiliana 😀
Ecco, a me questo tuo post fa pensare a quante volte possiamo rinascere…
@SmokingPermitted: catastroficamente vero… prendo nota 😀
NickNite says:
Luglio 3rd, 2006 at 4:52
Eh già, bello davvero! E’ da un po’ che manco ma congrats! Clap Clap. Io non so ma con i miei non ci azzecco mica tanto (poca somiglianza sia fisica che caratteriale). Sono fatto a modo mio e lo sono sempre stato. L’unica fortuna, è che i miei mi hanno consentito di essere senza mai imporsi (per lo meno cosi’ è stato dai 14 anni in su). Ah si’, per la cronaca, feci armi e bagagli e presi la porta dopo un “confronto” un po’ duretto…Poi pero’ ci son rientrato e tutto è andato meglio. Ora tutto scorre, fra 15gg mi laureo. Il lavoro è ok. Ho solo un po’ d’ansia di cambiamento (nel senso di voglia di novità) ma penso non tardera’ ad arrivare, basta muoversi :-P. Cmq è vero: si rinasce, si cambia, si cade, ci si rialza. A volte vorresti fosse piu’ semplice ma poi ti fermi, pensi, e dici…naaaaaaaa…che gusto c’è altrimenti??!??? Un po’ di calci negli stinchi male non fanno, sono formativi in fondo! eheheh.
Ciao Giu’ e a tutti voi giovini!!! PS: giulia ho visto solo oggi che mi avevi chiesto di esplicitare meglio una mia affermazione (solo che ora l’argomento è andato. Sorry 🙁 ) CIAO!!!
Roberto says:
Luglio 3rd, 2006 at 8:55
Non siamo né noi a scegliere i genitori né loro a scegliere noi.
Capita, diciamo che capita.
Ora la cosa importante credo tu l’abbia compresa.
Infondo non esiste nessuno veramente felice dei suoi genitori.
Penso alla prova di Gesù ad esempio.
Poteva andarci peggio. 😉
Bellissimo post davvero.
Chissà come ci sono finito qui.
Rob.
PlacidaSignora says:
Luglio 3rd, 2006 at 10:41
Io ne ho 27, di quegli anni lì. E posso dirti che si continua ad essere loro. Ma nelle piccole, piccolissime cose. Gesti delle mani, movimenti del corpo, piccoli modi di dire, persino in certi gusti nelle scelte dei vari oggetti. Non è doloroso. Anzi: “fa affetto”, tenerezza, quando te ne accorgi. Vedrai, ne riparleremo fra 25,5 anni…;-*
PaoP says:
Luglio 4th, 2006 at 8:51
@ PlacidaSignora
A questo non avevo pensato. E’ vero.
E’ un modo inconsapevole per averli sempre vicini.
Roberto says:
Luglio 4th, 2006 at 2:53
Un po’ è come dice Miti (Placida Signora) un po’ è vero che certe cose di loro ti segnano.
Quando morì mio padre scrissi
“… di tutto ciò che è stato, delle parole, dei confronti, dei fatti, non resta altro che amore …”
Di questo pensiero, scritto il giorno del suo funerale, ne facemmo un cartncino con le firme della mamma e dei fratelli, che abbaimo regalto a tutti quelli che gli vollero bene.
Quel pensiero in me è vivo ancora oggi.
Nonostantetutto;-)
Rob.
massi says:
Luglio 5th, 2006 at 11:38
Questa è una delle cose più intelligenti, precise, sincere e intense che mi sia capitato di leggere ultimamente.
Ho più o meno quindici anni e, contemporaneamente, non sono ancora nato (la vita delle persone è spesso una faccenda davvero complicata oltre che complessa).
…In un certo senso.
massi