Avanti tutta (ma non da quella parte)

pubblicato da Giulia venerdì, Giugno 23, 2006 15:06
Aggiunto alla categoria Spot

Domenica e lunedì si vota sulle modifiche alla Costituzione della Repubblica Italiana. Questo forse lo sapete, nonostante il mutismo a tappeto che ha caratterizzato i media nazionali sulla questione, ivi compresi i cosiddetti “programmi di informazione”. Fossi sospettosa e cinica quanto basta, direi che il velo steso sugli effettivi contenuti di questa riforma (e sui pericoli che essa cela, aggiungerei; sempre se fossi sospettosa e cinica) ha molto a che vedere con la necessità di tenere gli elettori al di sotto della soglia di coscienza. Spiegare per filo e per segno in cosa consista la “devolution” significherebbe aprire la possibilità di un dubbio. Meglio piuttosto occupare più spazio possibile con storie di fellatio sotto le scrivanie ed ex regnanti decaduti invischiati in affari loschi. E il referendum, oh, dai, votate “sì” per il progresso, cazzo volete da noi. Oppure (peggio ancora) votate “no” perché la Costituzione è giovane è bella e questa legge l’ha fatta Calderoli schifo puzza cacca via.

Sì, va bene, Calderoli è lo stesso che prima ha firmato la legge elettorale e poi ha detto “E’ una porcata”. Già questa sarebbe una ragione sufficiente a mettere una croce sul “no”, e ripartire da zero: l’iter per modificare la Costituzione è lungo, ed eventuali altre “porcate” non sarebbero reversibili che in tempi molto lunghi.

Le ragioni del “no”, per quanto mi riguarda, sono molte e variegate, e vanno dall’ideologico (l’Italia è già una micro-comunità all’interno di una comunità più grande, l’Europa; frammentarla, economicamente e socialmente, mi pare profondamente sbagliato e contrario allo spirito dell’unità che tiene insieme calabresi e lombardi dal 1861) al pratico. La devolution, così com’è, fornisce alle regioni una falsa autonomia (il Parlamento può comunque porre il veto alle leggi che ritiene lesive dell’interesse nazionale), amplierebbe a dismisura il divario fra nord e sud del paese, e crea un pericoloso vuoto dello Stato nelle regioni più colpite dalla macrocriminalità. Il vero, enorme ostacolo allo sviluppo del sud.

Non saprei argomentare niente di convincente per il “sì”, ma del resto mi limito ad esporre un’opinione. L’informazione la lascio volentieri a chi la fa di mestiere. Qui trovate le informazioni sulle modalità di voto, e qui un po’ di ragioni per votare “no”. Qui, in particolare, delle schede che illustrano le variazioni in programma.

E ricordatevi, anche se andate al mare come ha raccomandato Ruini l’altra volta, che il quorum non serve; ma a Milano non c’è il mare. Just say no.

(Aggiornamento: ringrazio, con colpevole ritardo, Violetta per la consulenza. Ho fatto il post di corsa prima di partire, e ho dimenticato di riconoscerle il credito per il lavoro che ha fatto per conto mio.)

Commenti e ping chiusi.

7 commenti to “Avanti tutta (ma non da quella parte)”

  1. Joe Tempesta says:

    Giugno 23rd, 2006 at 4:16

    La devolution, così com’è, fornisce alle regioni una falsa autonomia

    Detta così sembra che tu voglia più devolution di quella che questa riforma va a creare… Il che è un po’ contraddittorio con quanto sostieni poco prima, ovvero che mi pare profondamente sbagliato e contrario allo spirito dell’unità.

    Poi, visto che ci sono, qualche domanda:
    – in che modo la riforma amplierebbe il divario tra nord e sud? Cioè, quale è il punto e quale la diretta conseguenza che porterebbe a questa situazione?
    – perché dici che la riforma crea un pericoloso vuoto dello stato nelle regioni più colpite dalla criminalità? In che modo e a causa di che accadrebbe?

    A me non piacciono i NO e i SI ideologici, ma tra le ragioni del NO ho sentito solo una gran confusione, persino da persone preparate come Fassino. L’unico che riesce in qualche modo a convincere con parole semplici è Sartori.
    D’altra parte votare SI mi fa venire l’orticaria per come è stata scritta quella riforma, totalmente illeggibile.
    Quindi al momento sono molto inclinato all’astensione: alzo bandiera bianca, non mi sento in grado di decidere tutto insieme (sui singoli punti avrei le idee più chiare), fate voi che ci capite.
    Pronto ad essere convinto in un senso o nell’altro, eh, fino all’ultimo. Per questo ti ho fatto quelle domande.

  2. Noantri says:

    Giugno 23rd, 2006 at 5:18

    Il sì è spinto e favoreggiato dalla vergognosa destra che ha mandato questo paese allo sfascio più nero a livello idelogico, civile, sociale, economico e morale.

    Quindi, pur non capendo nulla di riforme e di costituzione (come evidentemente la Blasi, io stesso e molti altri), QUESTO fatto – il fatto che la destra sia per il sì – è di per sé il primo (e principale) dei motivi degni per votare no tout court.
    [Ste]

  3. Marco says:

    Giugno 23rd, 2006 at 5:22

    La devolution manderebbe un forte messaggio alle regioni del sud: siete soli nella lotta contro la criminalità organizzata e soli dovete cavarvela, in altre parole: “cazzi vostri”. Ottenendo un’esagerata autonomia una zona già di per sé soggetta al nihilismo finirebbe con l’autodistruggersi o, peggio, con il farsi distruggere.

    Parlando di come è stata gestita questa campagna referendaria, quello che più mi irrita è l’atteggiamento di Silvio. Come si permette di criticare gli astensionisti giudicandoli cittadini indegni di tale nome? Non si ricorda forse di come si è comportato in occasione del referendum sulla procreazione assistita? Pur non dichiarando chiaramente la propria posizione, fece sapere che non avrebbe lasciato la sua villa in Sardegna; si è comportato forse da cittadino italiano degno?

  4. Joe Tempesta says:

    Giugno 23rd, 2006 at 5:52

    Marco, continuo a non capire perché la devolution dovrebbe significare minore lotta alla criminalità, visto che la Polizia, i Carabinieri, la Magistratura, e tutto il resto rimangono tali e quali e solo viene aggiunta un’altra (l’ennesima) polizia locale, alias i vecchi vigili urbani.

  5. Dottor D. says:

    Giugno 23rd, 2006 at 8:41

    Voterò no, ma sarei d’accordo su un paio di punti della riforma. Ha ragione Fassino, non si può ridurre una questione così complessa a una singola domanda secca.

  6. Marco says:

    Giugno 24th, 2006 at 8:22

    Perché sei dai in mano la Polizia, i Carabinieri, la Magistratura, e tutto il resto alla criminalità non ti puoi aspettare che aumenti il benessere.

  7. Giulia says:

    Giugno 24th, 2006 at 9:57

    Non è solo questo. La creazione dei Parlamenti regionali in zone in cui la politica è gravemente inquinata dai legami con la mafia può portare alla creazione di leggi ad hoc per facilitare l’imprenditoria legata alla criminalità.

    La riapertura del divario fra nord e sud sarebbe una conseguenza diretta dell’autonomia fiscale. Se le regioni più ricche non contribuiscono al benessere della comunità nazionale ma solo a quello della comunità locale, le zone più svantaggiate del paese vengono abbandonate. Non saremmo più una comunità nazionale, ma un agglomerato di piccole comunità locali, alcune ricche (Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia), altre molto povere.

    la difformità dei programmi scolastici da regione a regione e l’introduzione dell’ora di dialetto (a che pro? A che serve? A far sentire i padani più padani e a incoraggiare i triestini a non imparare mai la lingua nazionale?) potrebbero creare un divario anche culturale. Se i ragazzini di Milano e quelli di Caltanissetta imparano cose diverse a scuola, come fanno poi ad andare alle stesse università?

    Quanto alla falsa autonomia, il punto è: non votate “sì” pensando di potervi fare i cazzi vostri in tutto e per tutto. Eventuali leggi contrarie alla Costituzione potrebbero essere bloccate, creando imbottigliamenti legislativi inutili e dannosi. Altro che riduzione degli sprechi.

    E non entro nemmeno nella questione dei provvedimenti anti-ribaltone e sulla supposta riduzione dei parlamentari (se nel ’48, quando eravamo molti di meno, si è scelto di essere rappresentati in questa proporzione, a che scopo, adesso che siamo non so quanti di più, ridurre il numero dei rappresentanti? Meno rappresentanti, più potere nelle mani di pochi: una pericolosa virata verso l’oligarchia).