E’ chic e non impegna
pubblicato da Giulia domenica, Giugno 25, 2006 13:03Leggo spesso, quasi quotidianamente, il blog di Grazia. Ci scrivono molte donne che stimo, anche se in un non lontano passato ho avuto a rimarcare un certo disimpegno (del genere: alla vigilia delle elezioni politiche più tese che io ricordi, viene pubblicato un post che parla di abiti di chiffon. O di spalline. O di pois. Oh, vabbè, il concetto è quello). Alle mie rimostranze le ragazze e Marco rispondono con una pacata apertura, e per quanto da quel punto in poi il blog non sia diventato la centrale di Rifondazione Femminista, qualcosa mi è sembrato diverso. Si è parlato (oltre che di spalline, tacchi, pois e magrezza) anche di PACS e di altri argomenti che riguardano la società in generale. Niente che facesse gridare al miracolo, ma non di solo Manolo e paranoie amorose vive la donna.
Ieri Violetta ha pubblicato un breve post di richiamo al Referendum Costituzionale in corso, tralasciando però di inserire un link al sito di propaganda per il “sì”. Immediate le proteste: nei commenti è subito comparso il link al sito suddetto, con un piccato richiamo alla par condicio. Argomento che a me fa immediatamente alzare la pressione, ma del resto, se il mio fidanzato mi ha ribattezzata “il Begbie della blogosfera”, un motivo ci sarà.
Dalla mini-bagarre scaturisce il seguente commento, che riporto nella sua interezza, firmato da madisonav. Il grassetto è mio.
LaGiulia, non ti sei accorta che nel frattempo non stai più all’opposizione? E che “il proprietario di 3 delle principali 7 reti nazionali” (una volta ne possedeva 6, quando era al governo) … non è più una frase tanto figa?
E che la “par condicio” nel frattempo si è data una rinfrescata?
Dai, riserva la tua digressione barricadiera per altri lidi.
Mi sembra che qui si parli di moda, di coolness.
Tranqui, ora le barricadiere sono out.
A meno che non siano antigovernative.
E’ esattamente a questo punto che capisco fino in fondo il motivo del taglio dato al blog di Grazia. Un blog dichiaratamente legato a un prodotto editoriale, di cui mira ad essere contemporaneamente appendice e strumento promozionale. Il disimpegno è una necessità contingente: a quanto pare, le signorine moderne non gradiscono essere disturbate mentre riflettono su quale tipo di scarpa abbinare a quale abito per la prossima soirée, o speculano su quanti giorni sia giusto aspettare prima di richiamare un potenziale partner. Leggi talebane sulla procreazione medicalmente assistita? Elezioni politiche? PACS? Scarsa rappresentanza delle donne in Parlamento, a dispetto del crescente numero di laureate in Italia? Oddio, che noia. Dacci oggi la nostra gonna a ruota quotidiana e rimetti a noi gli affari della comunità in cui viviamo. Risparmiateci il dibattito, ché scegliere il colore del nostro guardaroba per la stagione in corso occupa neuroni.
Si fa un gran parlare di quote rosa, dando per scontato che le donne moderne siano mediamente in gamba, spesso molto più dei loro pari di sesso maschile che tuttavia detengono la maggioranza dei posti di potere. Anche nel governo Prodi, le (poche) signore ministro ricoprono incarichi di secondo piano, tutti o quasi legati in maniera più o meno diretta a quella che si ritiene essere la sfera di influenza della cultura muliebre. Sono gli uomini a gestire la grana e a far marciare la macchina del potere. E allora l’obbligo di una quota di rappresentanza femminile si configura come un male necessario, come l’intervento della mamma quando il bullismo a scuola raggiunge livelli intollerabili. Hai un bel dire al ragazzino che si deve difendere da solo, ma se quelli sono tanti e grossi e spadroneggiano sulla scuola un provvedimento si rende indispensabile.
Il problema è che forse sono le donne stesse a non volersi occupare di quello che le riguarda direttamente. Chiacchierare pigramente di scarpe è tanto più chic che interessarsi (anche solo vagamente) a quello che succede al paese dove vivono. Al punto che, se l’argomento fa capolino nel loro paradiso di moda e coolness, oppongono subito un’annoiata resistenza. Le quote rosa dovrebbero servire a facilitare l’ingresso in politica di gente capace e determinata, non a permettere alle fashion victim di andare a limarsi le unghie in Parlamento. Se questo deve essere il livello intellettivo e di impegno delle donne, allora ce lo meritiamo, il Parlamento Bar Sport.
antonella says:
Giugno 25th, 2006 at 2:25
Ho letto il blog di Grazia, la pagina che citi, e ho avuto l’impressione che in realtà madisonav sia molto meno scema di quel che vuole sembrare. Per quel che vedo intorno a me, e parlo di persone che conosco, intelligenti e dotate di solide basi – anche e soprattutto per estrazione sociale – l’ultima deriva chic è quella di permettersi di essere un po’ (tanto) superficiali, perchè loro non devono dimostrare nulla.
La loro intelligenza, il loro Gusto e la loro cultura accademica – molto, molto borghesi – sono assodati, dimostrati, palpabili nei loro modi come negli oggetti scelti che riempiono le loro case. Ecco qui che possono discettare di solenni scemenze (ebbene sì, l’ho detto) con l’aria di chi, comunque, ha studiato Bataille e se sta lì a discutere per ore di gruppetti tréndi e deliziosi modelli di scarpe non è mica come una qualunque smandruppata di un qualunque quartiere popolare che sbava per l’ultimo modello di telefonino e il/la tronista di turno.
Anche la frivolezza diventa status sociale: c’è chi può essere *deliziosamente frivola* e chi invece è *una tamarra*.
E’ sempre stato così, solo che adesso molti oggetti di discussioni sceme sono trasversali, urge marcare la differenza.
Gwen Stefani va in classifica grazie agli acquisti di tutti, ma c’è chi compra il disco, scarica la suoneria sul cellulare e basta e chi va in Giappone (coi soldi di qualcun altro) e può parlare con competenza delle Harajuku girls
che accompagnavano la Stefani nel video e nel tour. Appunto: è chic e non impegna.
seralf says:
Giugno 25th, 2006 at 6:19
beh sono pienamente d’accordo, come ho avuto più volte modo di dire in commenti a tuoi post passati. Ovviamente chiaramente la donna media non è così imbecille e ignava. Il problema è che però il 90% di voi è mediamente convinto che sia necessario dissimulare capacità e interesse per questioni “maggiori”, e finanche che convinzioni troppo personali, tali da non poter essere lette in qualche lista da 10 punti su una rivista o assimilate ad esse, possano essere controproducenti. Io non so da dove venga fuori tutto ciò, ma è quello in cui mi sembra francamente di imbattermi quasi sempre: alla ragazza media tra i 20 e i 30 piace incarnare un o stereotipo e modellare ciò che pensa fingendo di esserselo fatta raccontare da altri (magari da una rivista) molto di più di quanto sembri rendersene conto. E di contro si trovano per lo più tizie infarcite di vetero-femminismo che sembrano non avere le idee molto chiare. Te lo ho già detto e te lo ripeto: sono profondamente convinto che il mondo sia attualmente in mano alle donne, e che voialtre non ve ne rendiate conto. (Ovviamente parlo a titolo generale, e spero sempre più in quel pugnetto di teste statisticamente non di “moda” 😉
stone says:
Giugno 25th, 2006 at 11:59
Ci fu una critica simile fatta in un commento a un post di Filippo Facci su macchianera. Post che riguardava una giornalista di un giornale che si occupa di cosmetica e costume che aveva avuto dei problemi con le marchette giornalistiche. La critica si rifaceva al fatto che non si possono pubblicare degli articoli riguardanti materie politiche in un giornale che si occupa di cosmetica. Però in effetti questi sono i giornali maggiormente comprati e letti dalle donne e inserirci degli articoli riguardanti materie non proprio superficiali non è una cattiva idea in effetti. E’ una buona idea. Secondo me.
stone says:
Giugno 26th, 2006 at 12:07
Ho letto i commenti. Cazzo! Ve le suonate voi donne tra di voi! Meglio della lotta nel fango… commenti piccanti uno dietro l’altro! Da non perdere 🙂
Molly says:
Giugno 26th, 2006 at 12:37
Già di per sé “quote rosa” è una definizione orribile.
Ale says:
Giugno 26th, 2006 at 9:43
Se compro Grazia, o visito il suo sito, è perchè voglio trovarci moda, costume, cosmetici e pettegolezzi, non mi aspetto una pesa di posizione politica. Per quel tipo di informazione cerco altre fonti, non è che tutto deve occuparsi di tutto. In un blog leggero cerco leggerezza, frivolezza, senza per questo sentirmi “mono-neuronica”, per discussioni politiche approdo su altri lidi. Senza polemiche e con grande affetto, Ale.
Giulia says:
Giugno 26th, 2006 at 5:09
Ale, forse è un problema mio, ma io non credo nei compartimenti stagni. Non credo che la nostra vita possa essere frivolezze di qua e politica di là specialmente se la politica “di là” ci è preclusa. Oltre a questo, tu forse (giustamente) cerchi l’informazione politica altrove, ma forse tu non sei la lettrice media di Grazia: esistono molte altre donne a cui la politica, nel senso di amministrazione della cosa pubblica che in alcuni casi le riguarda strettissimamente, non arriva mai se non come vaga eco dei telegiornali. E allora forse è compito di Grazia (come blog, se non come giornale) aprire il dibattito. Anche se poi la risposta è quella che si è vista nei commenti.
Sarà un problema mio: della moda, del costume, dei cosmetici e dei pettegolezzi non me ne importa niente, delle leggi che vengono fatte sulla mia pelle molto di più. E credo che sia molto stupido che le donne non si confrontino su questi temi anche attraverso le pubblicazioni a loro dedicate.
Ale says:
Giugno 26th, 2006 at 5:56
Non è questione di compartimenti stagni, ma come ho già detto non credo che qualsiasi argomento possa essere trattato in qualsiasi luogo… non per sminuire le lettrici di Grazia (tra cui ci sono anch’io) ma non credo che sia il blog più adatto per affrontare in modo profondo (e proficuo)questioni come quella in merito, se non altro perchè se si va sul blog di grazia si cercano argomenti di un certo genere. Questo non vuol dire interessarsi solo di gossip, moda e trucchi, ma semplicemente, magari, volersi prendere una pausa. Poi è vero che ogni occasione può essere buona per instillare un semino nella testa di chi altrimenti non ci penserebbe proprio a certe cose…
Giulia says:
Giugno 26th, 2006 at 6:44
A furia di pause, ci hanno fatto passare sotto il naso la legge 40. Quante lettrici di Grazia sarebbero andate a votare, se il giornale si fosse occupato dei quesiti referendari?
Ripeto: non mi piace l’idea di donne che considerano la politica qualcosa di troppo impegnativo per fare parte delle loro vite. Ci riguarda molto più delle zeppe e dell’antirughe: le zeppe l’anno prossimo non ci sono più, la legge 40 è ancora lì.
Abbiamo perso l’impegno civile. Stiamo tornando agli anni ’50, e tutto perché preferiamo “prenderci una pausa” piuttosto che impiegare il tempo libero per riflettere e informarsi.
dglam says:
Giugno 26th, 2006 at 7:07
Francamente, certe semplificazioni (della serie: o bianco o nero, o frivola o impegnata) non mi piacciono molto. Non leggo Grazia, ma non mi perdo un numero di Marie-Claire. Ciò non toglie che io vada a votare, che abbia opinioni (per quanto discutibili) politiche, economiche, sociali e blablabla. Scelgo con cura il colore dello smalto, il tipo di tacco dei sandali nuovi, così come prima di andare a votare, cerco di leggere e approfondire i programmi dei vari partiti (no, adesso ci sono quelli delle coalizioni), nella mia vita ho posseduto la tessera di un partito politico così come le carte fedeltà delle profumerie e potrei continuare a lungo. Parlo di me, ma immagino che questo valga per tante altre donne. Ma non è nemmeno una questione ‘femminile vs. maschile’ (non mi pare che GQ o Men’s Health pubblichino articoli che sviscerano la questione dei PACS o chi più ne ha più ne metta).
Giulia says:
Giugno 26th, 2006 at 7:32
dglam, non ne farei una questione così manichea: ovvio che si può essere tranquillamente glamour e impegnate, le due cose non si escludono a vicenda. Quello che mi sembra improponibile è che in un giornale femminile (pubblicazioni che in altri tempi sono state all’avanguardia nella formazione di una nuova coscienza delle donne) e, soprattutto, nel blog ad esso collegato – blog che, ricordiamolo, è per la sua stessa natura un mezzo di comunicazione a due vie, e quindi un perfetto ricettacolo per il dibattito – ci sia chi PRETENDE di bandire il discorso politico.
Quanto alla questione maschile vs femminile, è innegabile che gli uomini detengono la maggior parte del potere. E poi, se i “loro” giornali sono fitti di fuffa, perché dovrebbero esserlo anche i nostri? Per quale motivo dovremmo aderire alla regola che vuole che i periodici orientati verso uno o l’altro genere non si occupino di politica?
Sul periodico non dico niente, perché non lo leggo.
Sul blog, che è uno strumento che in parte mi appartiene, credo di poter dire la mia.
mafe says:
Giugno 27th, 2006 at 9:52
Giulia, ma non ti sembra che elevare il parere di una commentatrice a “taglio editoriale” sia quantomeno un po’ forzato?
No, perché sai com’è, quel progetto editoriale è mio, e ti assicuro che la parola “disimpegno” non c’è: c’è molto forte invece l’idea di libertà d’espressione e di argomento, per cui tu se vuoi su Grazia puoi parlare di politica, e questa Madisonav (che non condivido) può darti della noiosa.
La maggior parte delle frequentatrici di Grazia se ne sbatte il cazzo della politica? Prendilo come un dato di fatto emergente dal contesto, non è affatto la volontà della redazione. E’ triste? Può esserlo, io ribadisco ciò che già ti dissi, c’è un tempo e un luogo per l’impegno, un tempo e un luogo per le scarpe, in rete possono essere contemporanei, grazie al cielo.
Giulia says:
Giugno 27th, 2006 at 10:05
Vero. Ma è anche vero che se il blog è fatto a misura delle sue lettrici, e le sue lettrici sbadigliano davanti alla politica, immagino che la politica nel blog ci entri pochino.
Se invece tu mi dici il contrario, ne prendo atto e spero che le madisonav di questa terra diminuiscano in proporzione con il nostro generale impegno. Tra l’altro vi riconosco un’apertura notevole all’impegno politico, e adesso non dico che Grazia debba diventare Ms (anche Ms, alla lunga, stufa quanto le scarpe), ed è una delle ragioni per cui continuo a leggervi, dato che io e le scarpe siamo on occasional speaking terms 🙂
mafe says:
Giugno 27th, 2006 at 10:11
Le lettrici, grazie al cielo, cambiano, non sono un monolite da ingoiare e tenerci così com’è. Seguendo il blog tutti i giorni vedo che la situazione varia continuamente, magari oggi post passati sotto silenzio tempo fa avrebbero un’accoglienza più partecipata, proviamoci!
Giulia says:
Giugno 27th, 2006 at 6:01
Son già lì (letteralmente: son già lì quasi tutti i giorni…) 🙂
Frank says:
Ottobre 4th, 2006 at 5:58
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