“Mi dispiace, il maiale è finito”

pubblicato da Giulia domenica, Agosto 21, 2005 14:26
Aggiunto alla categoria Sono fatti miei

Da un anno all’altro, anche gli istriani si sono fatti furbi. Hanno smesso di guardare il turista come un curioso esemplare di essere umano che si esprime parlando in un idioma estraneo scandendo le parole, e hanno cominciato a vedere decine, centinaia, migliaia di portafogli che camminano (non senza fare le dovute distinzioni di stile: i tedeschi sono portafogli di pelle, gli italiani portafogli con la cerniera, i francesi portemonnaie con lo scattino). La conseguenza di questa epifania, che ricorda da vicino quel video dei Chemical Brothers in cui la ragazza vede la gente a raggi X come se fossero tutti scheletri, è che in Istria si sta un po’ meno bene che gli anni scorsi, ma si paga di più per il disturbo.

L’ultima sera di permanenza a Pola, decidiamo di bruciare le ultime kune in un grill che ispira simpatia (soprattutto dopo quello in cui siamo incappati la sera prima, un posto squallido dentro a un vicolo popolato di gatti che aveva come unico pregio il fatto di essere vuoto). Il posto è così pieno che il cameriere (parecchio somigliante a Jon Spencer) ci mette a sedere ad un tavolino raccattato su alla bell’e meglio. Nel tavolo accanto al nostro ci sono quattro italiani che fumano a catena e spettegolano. Ordiniamo cevapcici e raznici (la grafia non è esatta, ma non ho voglia di raccattare i simboli con le consonanti corrette da Word), patatine e qualcosa da bere, il dolce forse dopo. Sono circa le 21.20.

Il tavolo accanto al nostro si libera intorno alle 22.00, e viene preso d’assalto da un gruppo di giovanissimi francesi in vacanza, che quasi subito attaccano la versione francofona di “E bevilo bevilo bevilo”. Fanno due giri e danno fondo alla caraffa di vino. A noi, nel frattempo è arrivata la roba da bere.

Alle 22.15 i francesi cambiano canzone: una ragazza canta e gli altri ripetono il verso. Noi abbiamo finito la roba da bere.

Alle 22.30 i francesi attaccano la versione francofona di “La macchina del capo ha un buco nella gomma”, almeno a giudicare dai versi che fanno. Il socio e io consideriamo la fuga da splendidi, lasciando sul tavolo dieci kune simboliche, dato che la nostra cena non si è ancora vista. Un tavolo di italiani più in là agisce: si alzano e se ne vanno.

Alle 22.45 i francesi (che evidentemente erano diretti a Colonia, ma devono avere sbagliato strada) cominciano a giocare al telefono senza fili. La parola era “Catastrophique”, qualcuno metta gli accenti dove vanno. La cameriera ci assicura che la cena “sta arrivando”. Siamo i prossimi dopo una tavolata di tedeschi, arrivati dopo di noi, che stanno occupando interamente il grill.

Alle 23.00 i francesi si scambiano freneticamente di posto, e bofonchiano vaghe maledizioni contro il servizio del locale. Il tavolo dei tedeschi viene servito. Quasi tutti hanno preso la frittura di pesce.

Alle 23.20 arriva la cena. I cevapcici sono troppo poco cotti e le patate surgelate.

Finale: conto pieno, inclusi due cestini di pane. Neanche una kuna di sconto per l’attesa, e la cena sullo stomaco per tutta la notte.
C’ho la cerniera sulla schiena che mi tira un po’, ecco.

Commenti e ping chiusi.

2 commenti to ““Mi dispiace, il maiale è finito””

  1. larvotto says:

    Agosto 23rd, 2005 at 2:57

    la cerniera sulla schiena? mmmm, questa non l’ho capita 🙁

  2. Giulia says:

    Agosto 23rd, 2005 at 10:44

    Vai all’inizio del post per la fine metafora 😉