Hlp plz

pubblicato da Giulia mercoledì, Maggio 7, 2008 19:19
Aggiunto alla categoria Target du jour

Questo è un post antipatico, ma se non lo scrivo poi mi rimane sul gozzo. Parte da questo articolo, in cui si dice, in parole povere, che metà degli italiani non ha oltre la licenza media, e un decimo (quindi, se la matematica non mi inganna, circa sei milioni di persone: un’enormità, tutta la Svezia) non ha completato l’obbligo scolastico. Siamo fra gli ultimi in Europa per istruzione.

La cosa non mi sorprende affatto, e non credo sorprenda nessuno di voi. Sappiamo come scrivono i ragazzini italiani, e nemmeno solo i ragazzini: ne abbiamo fulgidi esempi ovunque, in rete, di gente che va ben oltre il non distinguere fra “po’” e “pò”, fra i quali si può annoverare anche il luminare che ha scritto il T9 in italiano. Gente che va anche oltre il (peraltro orrido, non finirò mai di dirlo) sostituire il “ch” e le “c” dure con le k: a questo, che è ormai un tic linguistico, è associata anche una totale incapacità di usare la punteggiatura, una sintassi a dir poco pericolante e un’ortografia generalmente vergognosa. La povertà del vocabolario completa il quadro.

C’è chi argomenta che quello dei ragazzini è un codice, e come tale ha valenza solo nel loro mondo: tempo fa, a una mia richiesta di scrivere in un italiano che non mi facesse venire il mal di testa, una giovane utentessa Internet mi rispose che lei scriveva come le pareva, perché quello non era mica “un tema in classe”. La dissociazione fra il linguaggio corretto – riservato alla scuola, una sorta di concessione benevola e scocciata alle assurde richieste del prof di turno – e linguaggio “vero”, abituale, mi ha lasciata senza troppi argomenti. I ragazzini, in fondo, hanno diritto a crearsi un mondo le cui regole siano diverse da quelle dei genitori.

Il problema non si pone finché questi giovani virgulti sono effettivamente in grado di padroneggiare entrambi i metodi di scrittura. Le difficoltà sorgono solo quando, una volta fuori dalla scuola dell’obbligo ed inseriti nel mondo universitario o lavorativo, la loro ignoranza diventa un handicap. Perché se è vero che un errore di ortografia in un cartello al supermercato è brutto ma ci può stare – dopotutto, lavori al supermercato, mica alla Corte di Giustizia dell’Aia – è anche vero che a poco serve il carico di nozioni apprese a scuola, se poi non si è in grado di stendere nemmeno una lettera di presentazione senza condirla di obbrobri linguistici. Perché puoi anche scrivere tutti i “ch” e perfino ricordarti che tra una “n” e l’altra di “nn” c’è una “o”, ma se non sai usare la punteggiatura (e usi i puntini di sospensione, meglio se cinque o sei per abbondare, al posto di qualsiasi altra cosa; oppure schiaffi punti esclamativi a caso ovunque), scrivi tutto in maiuscolo senza virgole, o se non sai usare i congiuntivi, quello è grave. Perché magari al supermercato ti prendono lo stesso: per caricar scaffali, la sintassi non serve. Ma altrove, semplicemente, non sei competitivo. Arriva uno spagnolo preparato, un francese, un portoghese, un olandese che ha studiato, e parla la tua lingua meglio di te, ne parla anche altre due, anzi. Sei fottuto. E neanche puoi andare all’estero tu, perché se l’italiano lo scrivi così male, figurarsi se ti sei sbattuto ad imparare bene un’altra lingua.
Peggio ancora: se tutti sono ignoranti come te, la gara è fra capre. E la qualità della comunicazione crolla.
Il problema dei ragazzi italiani è proprio questo: in assenza di qualcosa che leghi la preparazione scolastica al successo sul lavoro (che tanto non esiste, perché quasi tutti finiscono nel purgatorio del call center: che siano o meno laureati, bravi, preparati e in grado di mettere insieme una frase), la scuola diventa una sorta di compartimento stagno, un salotto dove atteggiarsi a comunicatori educati, come le signorine che andavano a scuola di portamento e si mettevano il fazzoletto in grembo. Ma fuori, nella vita, la comunicazione corretta nella propria lingua è diventata superflua.

Sembra una sciocchezza, ma se nell’era della comunicazione globale (passatemi l’espressione) la maggioranza degli adolescenti e ventenni italiani scrive peggio dei soldati analfabeti al fronte durante la Grande Guerra (fatevi un giro al Vittoriano per avere un’idea), l’impoverimento culturale del paese comincia ad essere troppo allarmante per non essere affrontato seriamente. Inutile cianciare di “Tre i” se fra queste tre “i” non c’è l’italiano. Chi parla male pensa male, e chi pensa male sarà sempre svantaggiato.

Commenti e ping chiusi.

Un commento to “Hlp plz”

  1. » La prof racconta says:

    Maggio 20th, 2008 at 1:06

    […] nei commenti a questo post. Puoi lasciare un messaggio, o utilizzare il trackback direttamente dal tuo sito oppure leggerti i feed dei commenti: RSS 2.0. postCount(‘1105’); |postCountTB(‘1105’); Qualcosa da dire? Per problemi tecnici ho dovuto disabilitare il normale sistema di commenti di WordPress. Se vuoi commentare usa il link “Commenti” in fondo al post. Grazie e scusa per l’inconveniente. _uacct = “UA-322464-1”; urchinTracker(); _uacct = “UA-322464-1”; urchinTracker(); Il ritratto è di Sara Not. Design di Moskova 68, Fulvio Romanin, Aliosha, Darkripper, dirige il maestro Peppe Vessicchio. Webmasta e hosting a cura di Darkripper. Nessuna di queste persone è minimamente responsabile di eventuali vacuità, futilità, insipienze e inesattezze contenute in questo blog. _uacct = “UA-322464-1”; urchinTracker(); […]