Del perché

pubblicato da Giulia sabato, Settembre 22, 2007 13:39
Aggiunto alla categoria Sono fatti miei
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E’ praticamente da quando ho un blog (o quasi, insomma: ho un blog da molto più della media della gente che ha un blog) che si parla dell’utilità dei blog. Della funzione dei blog. Del senso dei blog. Della bellezza/bruttezza/immondezza dei blog. Del perché uno deve averci un blog. Poi si è cominciato a parlare di come mai in America i blog fanno opinione e conducono programmi televisivi (hello Perez Hilton) e fanno informazione e vengono accreditati agli eventi, cose così, e invece in Italia se non fai capo a una testata, anche lavorandoci gratis come fanno un sacco di ragazzi più o meno giovani, non ti caga nessuno. Nel mezzo ci sono sempre quelli che i blog sono fuffa e i blog sono meravigliosi, e poi ci sono le testate tradizionali che hanno un sito, che i blog li trattano come “Internet”, rubano materiale a destra e a manca e non si curano minimamente di citare la fonte, ché tanto “E’ Internet”. Come dire, se sta in rete è di tutti, non ha autori, si genera spontaneamente. O peggio: vi facciamo un favore, pidocchi, a pubblicare i vostri merdosi contenuti sui nostri profumatissimi giornali. E infine c’è Aldo Grasso, come riportato da Luca Sofri, che i blog non li vorrebbe neanche vedere su Google perché gli danno fastidio.

Vabbè. Ho fatto un cappello lungo, non era quello che volevo dire.

Il punto è che, dopo quattro e rotti anni di blog in solitaria e qualcosina in più in condivisione, comincio a domandarmi seriamente a che diavolo serva venire qui ogni giorno o quasi, e raccontare all’universo mondo le mie cose. A parte la gratificazione personale di parlare all’equivalente di un auditorium pieno semplicemente con un clic, e ad altre sensazioni che comunque si possono far rientrare serenamente nella sfera della gratificazione, per quanto declinate in modo diverso.

Insomma, sono quattro anni circa che vi racconto quello che mi passa per la testa, e comincio a domandarmi, cui prodest? Sì, per carità, io mi diverto e voi magari pure, a meno che non siate pazzi o masochisti. Ma sono quattro anni che col blog faccio sempre la stessa cosa.

Da quando ho iniziato, il blog si è evoluto in maniera pazzesca. Credetemi, anche se vi sembro vostro nonno quando vi racconta del ’43. Quando ho iniziato non c’erano manco i commenti su tutte le piattaforme. Toccava metterli. Figurarsi il trackback, le classifiche, BlogBabel, Technorati, Digg, Del.icio.us e via dicendo. Quattro anni fa, se facevi un blog per raccontare gli affari tuoi a venti, cinquanta, cento, trecento persone, ne facevi un uso tutto sommato ottimale.

Adesso, fare un blog per raccontare gli affari propri è come usare un software di videoconferenza per farsi le boccacce.

Intendiamoci, non voglio entrare in una pallosissima disquisizione sui blog, la fuffa, le ragazzine. Ognuno è libero di usare gli strumenti a disposizione come diavolo gli pare. Anche farsi le boccacce in videoconferenza ha un suo perché. Il dubbio esistenziale viene a me, come bloggeuse di lungo corso che comincia a dubitare dell’utilità di quello che fa. Sorelle d’Italia, almeno, un progetto ce l’ha: che abbia successo o fallisca, tenta di andare da qualche parte. Ma questo blog dal nome infelice, marchiato da una coincidenza sfortunata con l’uscita di un libro che non ho mai avuto interesse a leggere, dove va?
Da nessuna parte. Vive con me e morirà con me. E sta diventando un comodo alibi per non esercitare altre forme di scrittura delle quali sento mostruosamente la mancanza.

La cosa fantastica è che sono sicura di avere già scritto queste cose, altre volte, in altra forma, sempre qui. E potrebbe sembrare una richiesta di coccole da parte della gente che mi legge. Non lo è, credetemi. E’ un serio dubbio sulla validità e il senso di questo posto. Dubbio che probabilmente si dissiperà da solo, ma che al momento è piuttosto pressante. A che diavolo serve, oltre che ad intrattenerci reciprocamente, questo chiacchierar delle umane sorti e de li cazzi mia? Possibile che non ci sia un uso migliore che posso fare di questo strumento che ho in mano?
Mi darò una risposta nei prossimi mesi. Magari in ‘sti due giorni di Pordenonelegge cerco di beccare i guru, e farmi dare un parere informato.

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