You never pick up after yourself
pubblicato da Giulia domenica, Marzo 25, 2007 13:53Roma è sporca, anzi è zozza. Non dico niente di nuovo, eh, lo so: fatto salvo il centro storico, che per decenza e turismo si tende a tenere abbastanza pulito, il resto della città annega in una palude di cartacce, rifiuti e merda varia. Colpa del Comune, certo, ma le cartacce per terra non le buttano gli operai dell’Ama.
Sotto casa mia c’è un Punto Snai. Cosa già nota, come è arcinota la mia antipatia nei confronti dello scommettitore come tipologia umana. Maschio, mezza età, fumatore compulsivo, passa la giornata insieme ai suoi simili dentro a una stanza attrezzata apposta per spillargli quattrini. Oltre alla possibilità di puntare soldi sugli sport competitivi, il Punto Snai offre anche una discreta gamma di videopoker, che non credo di avere mai visto liberi. C’è sempre davanti un morto che cammina pronto a giocarsi lo stipendio, per motivi che non mi interessa sviscerare qui. Quello che ho notato, e che non posso fare a meno di notare, è come il marciapiede davanti al Punto Snai sia ricoperto da uno spesso strato di cartacce, cicche di sigarette, foglietti di scommesse evidentemente perse, fazzoletti di carta appallottolati, sputi e altre e varie porcherie lanciate da questi signori. Gli spazzini difficilmente riescono a raccogliere tutto, dato che il marciapiede è bloccato dalle macchine parcheggiate (spesso in doppia fila: la necessità di buttare euro al vento è tale da scavalcare anche il codice della strada, oltre che la decenza).
Proprio in faccia al nostro condominio c’è una piccola striscia di erba attrezzata a parco giochi. Un paio di altalene, niente di più, quanto basta ad accogliere i bambini del quartiere, di recente privati del parchetto della piazza poco distante (un rettangolo di polvere con qualche panchina) perché la zona è stata recintata causa lavori per la Metro C. Una delle due altalene cigolava: qualcuno è sceso e ha tagliato la catena. Adesso non cigola più. Già che scendeva, il signore, poteva buttarci un po’ di CFC e lasciare che i poveri pargoli continuassero ad usufruire dei già miserrimi divertimenti, ma al sadismo e alla piccineria non si comanda. Ma divago. In mezzo a questa specie di aiuola è piantato un cartello: “Vietato introdurre cani”. I cani ci pisciano regolarmente contro, sotto gli occhi annoiati dei padroni, che si guardano bene dal raccogliere le feci depositate dai loro animali dove giocano i bambini, e non solo.
La questione della merda seminata ovunque non è solo una questione canina, anche se praticamente tutti i marciapiedi della zona sono regolarmente concimati dai quattrozampe locali. Non so chi sia ad aver deciso che il cassonetto del riciclaggio carta poteva essere utilizzato anche come gabinetto, ma la puzza di piscio che lo circonda lascia poco spazio a dubbi, e non sono sicura che proprio tutti gli escrementi disseminati nei dintorni siano stati prodotti da animali con la coda. Nei periodi elettorali, la striscia di strada posta dietro i cartelli tappezzati con i simboli dei partiti (o le facce dei candidati, dipende dalla legge in vigore quell’anno) è impraticabile. Il tanfo di bisogni soddisfatti alla bell’e meglio per strada rende preferibile camminare dalla parte in cui scorrono le macchine, piuttosto che dove mingono i cafoni.
I cassonetti del riciclaggio, del resto, vengono svuotati quando capita, e la manutenzione dei cestini (anzi, dell’unico cestino in tutto il vicinato) lascia piuttosto a desiderare. Qualche settimana fa, le viti che tenevano detto cestino appeso al suo paletto hanno ceduto, e l’intero contenuto del cestino stesso (che comprendeva anche alcune borse chiuse e ripiene di rifiuti maleodoranti: eppure non è necessario fare più di dieci metri a piedi per buttare la spazzatura nel posto dove va buttata) si è rovesciato a terra. I cani hanno prontamente provveduto a decorarlo tutto intorno con vezzose cacchine, e lì è rimasto per un pezzo.
Anche il cassonetto della Caritas in fondo alla strada se la passa male. Ho la sensazione che periodicamente venga svaligiato dai senzatetto locali, che però non devono gradire proprio tutto quello che passa il convento, dato che è circondato da mucchietti di abiti scartati.
A coronare il quadro, peraltro già desolante, arriva l’odioso volantinaggio. Quello che mi viene lasciato sotto il tergicristalli diventa immediatamente rifiuto (a proposito: o genitori di studentesse referenziate che cercano casa, avete rotto i coglioni. Lasciate che le vostre figlie si arrangino almeno a trovarsi un posto dove vivere!), e fino a qualche tempo fa anche io lo gettavo a terra. Chi è senza peccato scagli la prima pietra: per scagliare questo macigno, ho dovuto almeno impegnarmi a percorrere i famosi dieci metri che mi separano dal cassonetto della carta, oppure a tenermi la pubblicità in macchina. Ora la mia macchina sembra lei un cassonetto, ma almeno ho la coscienza pulita, se non l’abitacolo.
Roma è zozza, d’accordo: ma questa zozzeria è un concorso di colpa.