Le ragazze fanno grandi sogni
pubblicato da Giulia sabato, Luglio 8, 2006 15:56Sul blog di Grazia, Anselma Dell’Olio riflette su un annosissimo problema della cultura femminile, l’ossessione per il romanticismo che troppo spesso ci tarpa le ali e fa sì che ci incastriamo in rapporti dannosi, basati sul possesso piuttosto che sull’amore, a volte letali. Come testimonia la lunghissima serie di omicidi e aggressioni di uomini abbandonati alle compagne, ree di essersi volute affrancare da una relazione massacrante. Come a dire, damned if you do, damned if you don’t: se resti muori, se ne esci anche.
L’apertura mi pare bizzarra (cosa c’entra il primo nudo di Sophia Loren, ultrasettantenne ormai fossilizzata nella sua immagine, con il tema dell’amore che distrugge? Sono forse solo le belle, o le molto ben conservate, ad innamorarsi?), ma è soprattutto la conclusione a sembrarmi limitante. La riporto:
Alle ragazze non resta che cambiare, per difenderci. Forse se rinunciamo al lezioso sogno Harmony del deliquio romantico e un aspetto da pupa eterna, e mettiamo le energie nell’onorare le nostre legittime ambizioni lavorative, per esempio, riusciremo a salvarci la faccia, letteralmente, e magari anche la vita.
Per certi versi, tutto questo è sacrosanto. Il lezioso sogno Harmony andava forse bene quando altro non c’era. Legittimo sognare un’alternativa all’opzione matrimonio-figli, allora, che fosse una versione gloriosa e glorificata del desiderio d’amore così spesso massacrato dalla quotidianità casa-figli-marito che lavora e quindi pretende di essere servito (e magari soddisfa i suoi desideri erotici nel più vicino casino, perché la moglie, lui, “la rispetta”). Generazioni di donne con un unico sogno monodirezionale, per le quali la realizzazione professionale era spesso un aut-aut, se studi e lavori e diventi brava non ti sposi. Il bovarismo citato, in questo senso, era un’aspirazione di libertà declinata nell’unico modo percepito come possibile. Il supermacho anche un po’ micio che ti trascina via sull’onda della passione, lontano dai piatti da lavare, verso una vita di avventura e imprevisto.
Il lezioso sogno Harmony perde molto del suo significato quando amore, matrimonio, figli e lavoro sono scelte libere che possono coesistere, e quindi non scelte obbligate di realizzazione, o questa o quella a meno di voler essere classificate fra le rimastone nemmeno emancipate. Ed è giusto cercare altri orizzonti oltre l’amore, che molto – troppo – spesso è fatto di una materia più fragile della professionalità. Ma – e qui siamo al busillis – è altrettanto giusto prospettare di nuovo quell’aut-aut in nome dell’autodifesa? E’ giusto prospettare alle donne la possibilità che il lavoro sia l’unico veicolo di salvezza dall’autodistruzione, l’unico modo di evitare gli errori dell’amore, la pista ciclabile su cui pedalare serene senza timore di essere investite, e con la dignità intatta? E soprattutto: cosa c’entra la dignità con la violenza del partner? Non è forse l’aggressore a perdere la dignità come essere umano?
A questo punto non resta che formulare una modestissima proposta. Esiste una terza via. Non è necessario rinunciare alla passione, a patto di non pretendere che essa si manifesti in forma di gelosia. Pretendere, esatto, come prova manifesta dei sentimenti del partner, se non è geloso di me non mi ama, quel genere di scemenza lì: se non è geloso forse ti ama ma non ti vuole possedere, che è parecchio diverso. Perché se ti vuole possedere, ti fa grandi scenate se appena gli passa per la cucuzza che tu possa avere parlato con un altro (mica che ti ci sei accoppiata, ti ammazza prima), è parecchio più probabile che abbia reazioni isteriche e financo violente a un abbandono.
mascia says:
Luglio 12th, 2006 at 3:40
c’è anche una quarta via: trovare l’uomo con la vocazione dei piatti da lavare, i pavimenti da strusciare, i panni da stirare e la casa da ramazzare.
Che con questi caldi si mantiene pure in forma..
Luca says:
Luglio 13th, 2006 at 1:07
Scusa ma perché c’è la data di quattro giorni fa?
Giulia says:
Luglio 13th, 2006 at 9:10
Perché il server è incasinato.
Karenina says:
Luglio 13th, 2006 at 2:34
Confesso che, benché abbia sempre studiato con ambizione e profitto e abbia senza false modestie una testa di tutto rispetto, fino a qualche tempo fa i miei sogni erano davvero anni Cinquanta. Matrimonio, figli, e il più presto possibile, ché queste cose vanno fatte con eroica, ardente e giovanile incoscienza. Ho ventinove anni, non sono sposata, non ho figli né tantomeno la prospettiva di averli in tempi brevi. Eppure sono vecchia ormai. Vecchissima, se tengo conto dei miei progetti. Ho un lavoro che mi piace molto, (a cui, specie negli ultimi tempi, sto dedicando molte, forse troppe energie). Ho anche un compagno, una persona speciale, davvero. Però mannaggia, ho anche un gran vuoto nello stomaco. Oggi più del solito, forse per questo sto spifferando qui gli affari miei. (sei in gamba)
Kekule says:
Luglio 13th, 2006 at 3:27
Giulia, vai dalla signora e dille:
iuuu gaat e niiiiocooon hhhhhaaaaartztzt b-t iuuud beeeiiiiin naaaat eeeeboooool tuuuu eeeefffooord deeeeth sceeeeeeeiiimmmm..
Non preoccuparti, è delloliese, la signora lo capisce, se glielo dici.
Giulia says:
Luglio 13th, 2006 at 3:28
Forse puoi utilizzare l’insoddisfazione come volano per lanciarti in nuove avventure. Magari proprio con il tuo compagno. Capita a tutte di tirare le somme e dire “Tutto qua?”
Quello è il momento di ripartire, io credo…
Giulia says:
Luglio 13th, 2006 at 3:30
Kekule: se per caso passa di qua, gliel’hai detto tu 🙂
NickNite says:
Luglio 13th, 2006 at 4:44
Giulia, vedi se questa ti piace…:P
http://www.molesti.com/blog/2006/correva-il-1976ma-moggi-era-gia-moggi/
…cosi’ non t’arrabbi…:)
Ciao
Patrizia says:
Luglio 14th, 2006 at 12:28
Mi sembra un modo di pensare molto datato, cosè una specie di astinenza sentimentale? Siccome ho paura di essere ferita, moralmente o fisicamente, mi butto sul lavoro. Senza contare che le donne che hanno occupazioni di un certo livello con possibilità di fare carriera, o posti di lavoro di una certa responsabilità, spesso se vogliano soddisfare “le loro leggitime ambizioni lavorative” non hanno neppure bisogno di porsi il problema, ci sono costrette.Io sono responsabile in una azienda, volevo un figlio ma non era mai il momento, poi mi sono svegliata una mattina e avevo 40 anni, e non è stata più una scelta. Bisogna anche avercelo un lavoro che ti dia soddisfazione, ma se l’unico che trovi è fare la cassiera, per dire, sai che fatica convincerti che ti basta quello.
Patrizia
Barbara says:
Luglio 14th, 2006 at 2:51
Personalmente non sono affatto convinta che il lavoro sia la salvezza per “noi donne”. Premetto: l’analisi è del tutto empirica e sicuramente limitata alla mia esperienza personale. Però pur a malincuore devo dire che lato lavoro e carriera vedo (quasi) solo scimmiottamenti dei peggiori atteggiamenti maschili conditi qua e là da perfidia femminile. Come già tanti anni fa, non credo che il lavoro “renda libere”. O meglio, liberarsi dall’ossessione romantica dell’uomo perfetto buttandosi nell’ossessione della carriera non è la soluzione. Rinegoziare un rapporto di passione senza ossessione, come dici tu, sì. Ma quello, secondo me, è più un problema di bassa autostima, quelal che fa dire: “mi ama, mi vuole tanto da soffocarmi, me lo tengo stretto, se no finisce che un altro non lo trovo.”
cical0ne says:
Luglio 15th, 2006 at 1:16
Le ragazze fanno grandi sogni, e’ proprio per questo che credo piu’ alle disgrazie che a quello che c’e’ scritto sulla bibbia!
Shade76 says:
Luglio 17th, 2006 at 12:18
il problema è che quando credi in qualcosa, e di punto in bianco ti ritrovi con la faccia spiaccicata su di una parete che non avevi visto (della serie: ma questo muro c’era anche stamattina, sì?) la sensazione che arriva nell’immediato “a seguire” non è di certo delle migliori. Rimango dell’opinione che le donne dovrebbero avere una manopolina con cui alzare o abbassare il livello delle proprie aspettative, in qualsiasi campo.
Se vuoi l’amore delle fiabe e non arriva è tristerrimo, ma lo stesso se impegni tutta te stessa nel lavoro e rimani ancorata a quello che non avresti voluto. perché pretendere?
capire quali sono i propri limiti e sfidare se stesse quando li si vuole abbattere.. pretendo qualcosa solo SE SO che posso dare da così a di più. E quindi, non pretendere il principe azzurro dotato di ramazza se non riusciresti ad essere la principessa rosa con la spugna, non pretendere di avere rispetto nel mondo del lavoro se non sei la prima a darne.. last but not least, se rispetti profondamente gli altri, allora DEVI pretendere tutto il rispetto che meriti.
mah, forse è ora di andare a letto..