Concludere una giornata di merda è parecchio più facile se ad aspettarmi dall’altra parte c’è il socio. Ieri è stata piuttosto una giornata di merda (nei limiti: dopotutto, non stavo raccogliendo pomodori nel Salento).

Antefatto: la scaletta della puntata mi viene recapitata a mezzogiorno e mezzo. La diretta � alle due. Ho due ore per capire cosa devo fare, come, quando, e soprattutto perché. I testi invece arrivano all’una e quaranta, ma sono quelli dell’unico programma in cui intervengo da fantasista. Thanks a bunch. Finisce che mi trovo a prepararmi le cose da dire per la rubrica che mi hanno assegnato durante la rubrica precedente. OK, non si fa. Va bene. Dovevo stare attenta. Ma reclamo le attenuanti generiche: faccio televisione da tre giorni e ho ancora problemi a capire dove sta la lucina rossa (che tra l’altro si sposta di continuo, ‘tacci sua). Oltretutto, da dove sono posizionata non sento un tubo.

Risultato della distrazione, una spettacolare entrata a cazzo: credevo mi stessero passando la parola, invece volevano solo che intervenissi nella discussione in corso. Una figura di merda di proporzioni epiche.

In compenso, oggi è andata meglio. Ho guidato il coro di un manipolo di agguerritissimi fan di Irene Grandi (sì, l’ho visto il triplo genitivo: esco da quattro ore e mezza di diretta, non ho voglia di riformulare la frase), e ho attaccato selvaggiamente la povera Irene stessa. La quale ci stava guardando, mi hanno detto.

Vado a casa. A domani, forse.

Si, mi sono accorta che i commenti non funzionano, ma per il momento non posso farci niente. Se proprio-proprio mi dovete dire qualcosa, la mail � sempre quella.