Love, Nihon-style
pubblicato da Giulia giovedì, Aprile 21, 2005 11:31La mia generazione è venuta su a robuste palate di shojo anime. Un’educazione sentimentale completamente rovinata da Candy Candy e dai suoi filotti di sfiga, da Georgie e le sue tendenze incestuose, da Conan e dai suoi piedi prensili (OK, quello non era shojo, ma faceva impressione), e da tutt’un corollario di fissate con la crescita istantanea come Gigi e Lilly, di trasformiste come Lalabel, di giramondo come Lulù dei fiori, e di oche in bikini come Lamù. La psiche collettiva delle trentenni di oggi è stata vandalizzata dalla visione nipponica dell’amore e delle relazioni.
In questi giorni sto facendo un ripassino. Ho i DivX di tutta la serie di Hana Yori Dango, in originale giapponese sottotitolato in inglese. La storia è più o meno questa: una poveraccia dei quartieri bassi si trova a frequentare una scuola per ragazzi ricchi, dove viene attaccata e successivamente stringe alleanza con un gruppo di stronzi annoiati. Lei si prende una cotta per il più stronzo annoiato di tutti, ma a una festa – e qui sta il nocciolo della demenza – inciampa e finisce con il muso contro quello di uno degli altri tre stronzi annoiati.
Segue grande melodramma in cui Stronzo Annoiato N.1 se ne va in Francia al seguito di una fidanzata che in realtà se lo caga poco, Poveraccia rimane in Giappone e si fa grandi seghe mentali sulla possibilità di mettersi o meno con Stronzo Annoiato N.2 (che è anche un pazzo violento, cosa che non sembra disturbarla più di tanto). A quel punto, e a situazione baci stupefatti ad occhi aperti già avanzata, Stronzo Annoiato N.1 torna dalla Francia e ci prova con lei. Supplemento di melodramma da parte di Poveraccia, che invece di fare la cosa logica – e occidentale – e mollare Stronzo Annoiato N.2 con le sue arie da padrone per limonare felicemente con Stronzo Annoiato N.1 (visto che le manca la fantasia di mollarli entrambi e scegliersene un terzo, magari non stronzo), si tormenta e non dorme e frigna.
La domanda sorge spontanea: le giapponesi sono veramente così? Lagnose, isteriche, melodrammatiche, vento-nei-capelli-al-chiuso (giuro, c’è una scena in cui i protagonisti stanno dentro a un aereo e lei, in un momento di epifania, viene agitata dal vento: cazzo di aria condizionata c’era, lì dentro?), inclini a costruire grandi castelli su un bacio e poi appena scocciate dalla coscienza di essere state drogate e forse anche stuprate da un tizio conosciuto in discoteca? (A Poveraccia succede anche questo, nel mezzo.)
Nonostante passi metà del tempo di visione impegnata a sbuffare all’indirizzo dello schermo, ammetto che sono curiosa di vedere come finisce. E’ una questione di imprinting: Abel o Lowell, André o Fersen, Anthony o Terence (sì, vabbè, uno muore prima, lo so), Stronzo Annoiato N.1 o N.2? Il triangolo, apparentemente la base di qualsiasi interazione amorosa animata di origine nipponica – con l’unica eccezione di Kareshi Kanojo no Jijio, “Le situazioni di lui e di lei” – alla fine prende. Anche quando la protagonista ti fa venire voglia di prenderla a scarpate in faccia e gli altri due estremi del triangolo pure.