Cosa mi aspetto dal domani (2010 edition)
pubblicato da Giulia giovedì, Dicembre 31, 2009 11:44E le piantine di aster che ho seminato nelle fioriere del terrazzo hanno messo fuori le foglioline dalla terra, e sono tante, tante e carine; e la pioggia che continua a scendere in questi giorni le nutre meglio di quanto possa fare io con il mio bottiglione di Dixan ben lavato e riempito di acqua e fertilizzante.
Quanto sopra è tratto da un mio vecchio post primaverile. Sapete cos’erano le piantine, alla fine? Erbacce. Di quelle carine e tenerelle che fanno i fiori bianchi e infestano le fioriere per sempre, e io le ho curate e concimate per settimane, aspettando che diventassero piante di qualcosa.
Una cosa che non ricordavo e che mi ha colpito. La metafora la capite anche da soli. Ma chissà quante delle cose che nutriamo con amore ed enormi aspettative si rivelano poi essere un bluff. Oppure, più positivamente: quante delle cose che ci aspettiamo siano in un modo poi vengono fuori in tutt’altro modo? Alla fine, in quelle fioriere ci ho messo le fragole, che hanno fatto le fragoline. Gli aster sarebbero stati belli, ma non me li sarei mangiati. Insomma, tutto è bene.
Il 2009 è finito con qualche arrabbiatura lavorativa e un po’ di malinconia, perché è stato un anno molto produttivo: e gli anni produttivi sono difficili da replicare, ci vuole una discreta combinazione di culo, lavoro, sacrificio ma soprattutto culo. Nel 2009 è uscito il mio primo libro da sola per un editore grosso, e ora che scrivo ho il file aperto sul secondo, che sarà tutta un’altra cosa, ma a me scantonare è sempre piaciuto. Vorrei che il 2010 fosse l’anno in cui perdo il pudore per la parola “scrittrice”. Vediamo se mi riesce.
Poi ci sono le cose piccole ma importanti, tipo ritornare in palestra prima di decompormi da viva, e studiare finalmente lo spagnolo: ce lo dicevamo con Tostoini oggi, bisogna fare come con la palestra, appunto, due volte a settimana in tandem e studiare veramente. L’obiettivo è arrivare a Barcellona con un frasario sufficiente a non dover ricorrere mai all’italiano o all’inglese per le piccole cose come fare la spesa o cercare un posto (che poi, cercare un posto a Barcellona ormai fa ridere, visto che sono anni che la giriamo in lungo e in largo).
Il 2009 è stato un buon anno, mi dispiace lasciarlo andare via. Ma provo a tenere fermo il timone, vediamo se mantenendo la rotta si va verso il bel tempo.
Anellidifumo says:
Dicembre 31st, 2009 at 4:23
E dire che una delle risposte tue che ho più apprezzato è stata quella sul definirsi scrittrice. Voglio dire: se te lo dicono gli altri, e non sei rinchiusa in un ospedale psichiatrico, va benissimo. Ma se te lo dici da sola, è un no-no. Cerco di applicare la stessa filosofia tua, e mi dico, per ora “scrivente”. Perché con 5 libri pubblicati di sicuro mi sono guadagnato il participio presente. Per il resto, il tempo dirà. Beh ti auguro un 10 significativo come il tuo 9.
Annalisa says:
Gennaio 4th, 2010 at 9:08
Ti ringrazio :-))
Finalmente un post che non si lamenta di quanto è stato brutto e tremendo e triste e grigio il 2009. Leggerò presto il tuo (primo) libro.
Buon anno, signora scrittrice 🙂
federica says:
Gennaio 10th, 2010 at 11:59
brava che fai i propositi per l’anno nuovo. anche io li ho fatti. sembra un gesto demodè, un po’ ingenuo e poco in linea con la disilluzione imperante. e però cavolo, se anche fosse… illudiamoci! o meglio: crediamoci! buon 2010.
fran says:
Gennaio 29th, 2010 at 1:26
a lo mejor unas palabras de català que los barceloneses gli si inumidisce l’occhio : )