Leggere, scrivere e far di conto

pubblicato da Giulia venerdì, Ottobre 22, 2010 10:00
Aggiunto alla categoria Triste mondo malato

Lo spunto mi viene da una conversazione attualmente in corso su FriendFeed (che, se tanto mi dà tanto, finirà per degenerare in rissa nel giro di poche ore: l’argomento, del resto, si presta). Il dato lo conosciamo, se n’era parlato in precedenza, ma detta in sintesi: circa l’80% degli italiani non è in grado di comprendere e riassumere un testo scritto. In pratica, c’è una buona possibilità che la persona seduta vicino a voi sull’autobus sia un analfabeta funzionale.

Questo è gravissimo, perché un paese in cui la gente non capisce il testo scritto è costretta a informarsi attraverso la televisione, con tutti i rischi di manipolazione che questo comporta. La percentuale citata da Tullio De Mauro, autore dello studio sull’analfabetismo di ritorno, è talmente alta da non poter essere limitata a sacche di arretratezza meridionale o alle roccaforti della Lega Nord: gli analfabeti sono ovunque.

L’analfabetismo non ha niente a che vedere con l’intelligenza, perché la capacità di leggere, scrivere e far di conto è acquisita: l’istruzione, tuttavia, gioca un ruolo fondamentale nella cultura intesa come coltivazione della persona. Leggere, insomma, sviluppa l’intelligenza e la capacità di collegare i concetti: rende le persone meno vulnerabili, allena a fare la tara alle opinioni, crea contesti per le nuove informazioni. Un circolo virtuoso, la cui importanza sembra essere precipitata vertiginosamente.

Fra le tante cose che faccio, io gestisco anche un forum dove la gente può scrivermi per chiedere consiglio su piccoli e grandi drammi esistenziali. Al di là della sua funzione, il forum è una rappresentazione molto realistica di come scrivano gli italiani adulti: periodi senza punteggiatura o interrotti da puntini di sospensione, sintassi traballante, grammatica inesistente, ortografia creativa. Non stiamo parlando di gente stupida, stiamo parlando di gente che non possiede gli strumenti minimi per rendersi comprensibile al prossimo: per capire quello che cercano di comunicare, bisogna rileggere i loro messaggi una, due, venti volte, e spesso non basta.

Il problema è proprio questo: la comunicazione. Se scrivi “pò” ma la tua sintassi e la tua punteggiatura sono corrette, mi fa schifo ma ti capisco: mi copro di bolle, ma tu comunichi quello che volevi comunicare e io ti so rispondere in maniera appropriata. Se il tuo modo di comunicare è lacunoso, scorretto, ingarbugliato, anche i concetti semplici diventano incomprensibili; figurarsi i concetti complessi. L’analfabetismo di ritorno, insomma, sta privando gli italiani non solo della capacità di comprendere il pensiero altrui quando lo vede scritto, ma anche di comunicare il proprio in maniera articolata. Il messaggio diventa del tutto ombelicale, ci si parla addosso perché non si riesce a raggiungere l’altro, il non sapersi spiegare è una costante e la banalità della risposta quasi obbligatoria. In questo contesto, la difesa a oltranza dell’ortografia zoppa e delle abbreviazioni inutili diventa quasi eversiva.

Non sarebbe gravissimo, se chi non sa scrivere riconoscesse che questo rappresenta un limite non da poco. Chi non sa leggere e scrivere diventa manipolabile come i contadini di due secoli fa, costretti a dipendere dall’onestà del padrone. Se non sai contare, non puoi controllare di essere pagato il giusto. Se non sai leggere, non conosci i tuoi diritti. Se non sai scrivere, non puoi comunicare una protesta.

Ecco, io a questo pensavo, stamattina, mentre tentavo di leggere l’articolo di Repubblica.it sulla riforma della giustizia. Pensavo che io so leggere e scrivere (sul far di conto già sono più debole), ma questa riforma non la capisco, non ne comprendo le implicazioni, non riesco a figurarmi scenari. Questo mi rende vulnerabile. Sapere che come minimo l’80% degli italiani mi farà compagnia in questo non mi rassicura per niente.

Commenti e ping chiusi.

20 commenti to “Leggere, scrivere e far di conto”

  1. Valeria says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 11:38

    La colpa è della scuola? No, io credo che la colpa sia solo degli analfabeti di ritorno. I miei nonni, come una marea di anziani, sono arrivati a concludere uno la terza elementare l’altra prima media; eppure entrambi maneggiano un’ortografia, una grammatica e una sintassi più che accettabili. Il merito è loro, della lettura e della scrittura quotidiane che non hanno mai abbandonato.
    Nota tragicomica: il nonno – quasi 90enne, in cura per l’Alzheimer – invitato dal dottor Caio Sempronio ad articolare per iscritto un pensiero libero, all’inizo era reticente. Dopo le insistenze un po’ sgarbate del dottore, scrisse in bella calligrafia:
    “Caio Sempronio, figlio di fu
    Mangia castagne e ca*a marù.” Una scrittura efficace è sempre un’ottima arma di difesa 🙂

  2. Giulia says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 11:50

    La scuola italiana, al momento, si preoccupa di più di soddisfare gli studenti in quanto “clienti” (passami il termine) che di educarli. E i genitori (anch’essi analfabeti di ritorno) sostengono i figli contro gli insegnanti. Diventa impossibile istruire seriamente i ragazzi. Se poi calcoliamo anche i tagli delle ore di italiano, l’accorpamento delle classi e altri provvedimenti che mirano a depauperare completamente la scuola come luogo di formazione, il quadro della situazione è drammatico.
    Quindi sì, ognuno ha la responsabilità di se stesso, ma solo da adulto. Dei ragazzi ci dobbiamo occupare noi.

  3. marcantonio says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 11:50

    in effetti, l’articolo di Repubblica è ben difficile da leggere ma non è che i documenti prodotti dalla politica -e in genere da tutta la pubblica amministrazione- brillino per semplicità;
    mi inquieta non poco quell’ottanta per cento lì, è proprio una cifra considerevole

  4. Giulia says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 11:51

    Anche io sono angosciata. Sto seriamente pensando a cosa posso fare io, come individuo, per dare un contributo a contrastare il fenomeno.

  5. Laura, sthlm says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 12:11

    Mio figlio di 9 anni sta imparando a riassumere i testi proprio in questi giorni (in Svezia, SIGH! in una scuola francofona, SIGH!). È importantissimo!!! Gli racconterò senz’altro della tua riflessione sul pericolo di manipolazione.
    Vista la nuova configurazione demografica italiana, spero che venga dato spazio anche agli scrittori immigrati, che spesso sono dei puristi della lingua italiana!
    Nel mio piccolo, sono meravigliata di quanto siano costruiti bene gli articoli de Il Fatto Quotidiano rispetto a quelli di Repubblica.

  6. Giulia says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 1:20

    Laura: il problema è che molti si fermano al livello della quinta elementare, moltissimi addirittura regrediscono. Le abilità di scrittura e di espressione vanno allenate, altrimenti decadono, e il risultato sono adulti privi dei più elementari mezzi espressivi.

  7. paiola says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 7:23

    Quando avevo ascoltato De Mauro parlare di tutto ciò, un paio di anni fa, mi aveva colpito il dato che tra coloro che non leggono nemmeno un libro all’anno c’erano anche gli insegnanti…
    Ma il piccolo dettaglio che mi ronza in testa è che, oltre alla pochezza di mezzi espressivi, molti di questi analfabeti di ritorno votano. E temo che la scarsa o nulla capacità critica faccia comodo.

  8. Michelle says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 8:10

    professoressa,io per il mio commento non mi baso su tutto il suo articolo,ma solo la parte che posso comprendere meglio e commentare,la situazione dell’ “analfabetismo” che ha citato.Forse è vero che molti di noi,e prendo in esempio la mia classe,non leggono abbastanza,o magari hanno un repertorio lessicale alquanto ristretto (e io non mi tiro fuori da nessuna delle due categorie….) ma secondo lei,non può esserci anche un problema dello studente in sè,come ad esempio una difficoltà generale a esprimersi sotto lo stress del compito?..comunque lei vede che in classe se si parla tranquillamente,tutti o quasi (tranne i soliti 3 gatti) rispondono o hanno delle conoscenze di base almeno decenti…però magicamente al compito tutti si diventa nervosi e anche chi solitemente non lo fa,prende a tirare sfondoni…spero di non aver fatto figure con questo commento ^^

  9. Giulia says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 8:16

    paiola: ovviamente sì, anche se credo che sia una combinazione felice fra accidente e intenzione.

    Michelle: professoressa chi? (No, perché se parli con me io non sono una professoressa, giuro.)
    Se mi levi il dubbio di parlare con me, ti rispondo a tono, giuro.
    Perché è un problema complesso, ma se mi chiamano “professoressa” mi sento una deficiente 😀

  10. Michelle says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 8:40

    no,dicevo alla prof Boninu ^^

  11. Michelle says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 8:42

    perchè si sta tenendo una discussione inerente a questo argomento su un gruppo di facebook =)

  12. Giulia says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 9:20

    Ah, meno male, mi stavo preoccupando 😀
    Mi passi il link? Posso vedere la discussione?

  13. floria/lorenza says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 9:24

    Giulia, la prof Boninu sono io e scusa Michelle per non aver capito, lasciando qui il suo commento, dove si trovava. Sì, è vero, ho usato il tuo post come provocazione per i miei ragazzi (e non solo per loro) sul nostro gruppo  “paradidattico” di Facebook. Sai com’è, prevenire è meglio che curare, e visto che gli analfabeti di ritorno di cui qui si parla sono in gran parte in possesso di titolo di studio, in molti casi perfino della laurea, mi è sembrato opportuno ragionare dell’argomento con i diplomati e i laureati del futuro. Che sono parecchio sgrammaticati, va detto, in misura maggiore rispetto a qualche anno fa. Le cause? Molteplici e non tutte imputabili alla scuola e/o alla famiglia. L’ignoranza, me ne vado sempre più convincente, è funzionale ad un potere che non vuole avere a che fare con cittadini, ma con sudditi. E in Italia il concetto di “cittadinanza” è sempre stato problematico, e non da ora. 

  14. floria/lorenza says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 9:26

    Ah, il link alla discussione è questo http://www.facebook.com/topic.php?uid=109504992447387&topic=36

  15. Giulia says:

    Ottobre 22nd, 2010 at 9:34

    Ottimo, grazie! Sbircio con discrezione, se non ti dispiace.
    (Nessun problema, ho solo avuto un momento di dissonanza cognitiva ma senza quello non avrei mai saputo niente della discussione in corso, per cui evviva i felici incidenti.)

  16. gustavo says:

    Ottobre 23rd, 2010 at 2:43

    In un paese in cui tutto è emergenza (vera o presunta) quella dell’analfabetismo di ritorno non è neanche lontanamente presa in considerazione; questo come tanti altri problemi reali, sostanziali, vengono espulsi dai normali canali d’informazione. Quello che “tira” è l’ignoranza leghista, che ha ridotto la nostra società a un’accozzaglia di <> ignoranti. (L’uso del termine “terrone” è ironico verso i nordisti, e non diffamatorio per i sudisti).

  17. Giulia says:

    Ottobre 23rd, 2010 at 3:18

    Se fra gli apici ci andava “terroni”, sapevatelo: gli apici servono all’html. Tutto quello che ci metti dentro viene letto come codice e giudicato di conseguenza.

  18. Giulio says:

    Ottobre 23rd, 2010 at 11:57

    Cara Giulia, 

    porto alla tua attenzione (e a quella dei lettori) un video di Marco Travaglio circa la riforma della giustizia: in parole che ho trovato semplici, efficaci, basate su documenti e non faziose, il giornalista affronta uno dei punti più ostici riportati nell’articolo de “La Republica.it”: la separazione delle carriere fra PM e giudici.

    Ecco i link:

    http://www.youtube.com/watch?v=x74xUmT7lUI

    Spero sia di tuo(vostro) gradimento,

    Giulio
      

  19. Giulia says:

    Ottobre 24th, 2010 at 12:38

    Grazie mille!

  20. Francesca says:

    Novembre 2nd, 2010 at 11:41

    proprio l’altro giorno mi aggiravo in un centro commerciale di scarpe in una zona poco chic di Milano, per ammazzare il tempo mentre mio marito e mio figlio facevano un giretto chissà dove per conto loro. Una ragazza che doveva avere al massimo la mia età, ma probabilmente era più giovane e quindi sotto i trent’anni, mi si è avvicinata furtivamente e parlando a voce bassissima mi ha chiesto di leggerle alcuni prezzi, perché lei non sapeva farlo. Mi è tornato in mente che negli anni Settanta mio padre aveva scritto qualche lettera per alcuni suoi commilitoni analfabeti, ma mai mi sarei aspettata una cosa simile nel 2010.