Come si costruisce il consenso
pubblicato da Giulia sabato, Ottobre 23, 2010 18:19Il consenso, per un politico o un governo, si costruisce in due modi: prendendo decisioni popolari (a prescindere dal danno che provocano sul medio e lungo periodo), oppure, quando le decisioni sono impopolari, cattive o impopolari perché cattive, reprimendo il dissenso. Il risultato finale è lo stesso: un paese che grida festante al miracolo e alla gioia di averti sul trono a tempo indeterminato, senza far caso alla qualità delle tue decisioni.
La riforma della scuola firmata da Mariastella Gelmini è talmente malfatta, punitiva e indecorosa che non era più possibile nasconderne l’impopolarità. Se agli studenti in piazza siamo ormai abituati, il dissenso degli insegnanti e dei dirigenti scolastici è sempre più roboante, al punto che il ministro Gelmini – a quanto pare del tutto sprovvista delle più elementari capacità di impapocchiamento delle sue stesse malefatte – ha chiamato in soccorso il feroce collega Brunetta. Il risultato è un codice di comportamento per i dirigenti pubblici che multa i presidi delle scuole colpevoli di criticare la riforma.
Sì. Esatto. Ti fa schifo la riforma Gelmini? Sei in difficoltà? La sua attuazione invalida ogni tentativo di fare didattica nella tua scuola? Sorridi e ingolla. Oppure paga: la tua opinione può costarti una sospensione fino a tre mesi dall’incarico. Niente più interviste sui giornali locali in cui si cerca di spiegare che senza sostegno non è possibile educare i ragazzi disabili; niente critiche alla soppressione di ore o materie; niente di niente. Silenzio e sorrisi da camerieri orientali. E se per caso ti arrivasse in ufficio uno di quei genitori convinti che tu abbia preso di mira il loro angioletto (vale a dire la quasi totalità dei genitori di futuri criminali con una spiccata vocazione al fancazzismo), non puoi litigarci: litigare costa trecentocinquanta euro. E non vale nemmeno mimetizzare l’ufficio per evitare rotture di palle: anche quello costa.
Riforma Gelmini: non una sola voce contraria. Ora piace proprio a tutti. E viva l’Italia proletaria e fascista!