Peso relativo

pubblicato da Giulia mercoledì, Settembre 12, 2007 11:57
Aggiunto alla categoria Target du jour, Triste mondo malato
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Due notizie, forse collegate, forse no.

La prima è che un’agenzia londinese ha rifiutato una modella di ventidue anni perché troppo magra. Le hanno detto, né più né meno, di mettere su sei chili e poi tornare. Il che, sulla carta, è assolutamente lodevole: e se le agenzie internazionali decidessero di chiudere le porte alle ragazze che lavorano perché coltivano affettuosamente i propri disturbi alimentari, il mondo della moda dovrebbe quasi in automatico adeguarsi ai nuovi standard.

Sarebbe bello, ma probabilmente non succederà.

La raffigurazione del corpo femminile racchiude sempre un messaggio simbolico sulla sua funzione sociale. In altri tempi, e prima che il progresso ci portasse fuori dalle mure domestiche e nel mondo, la donna ideale era rotonda, polputa, confortante, accogliente. Madre e sposa. Riempiva un grembiule. Nessuno avrebbe voluto una moglie magra, fragile, bisognosa di cure, leggera come l’aria, inconsistente. Il mestiere di casalinga richiede una certa robustezza, non è adatto alle bambine o alle signorine romantiche.

Ora che non siamo più mogli, rimaniamo creature relative. Senza più la zavorra della maternità obbligatoria, galleggiamo leggere e prive di contrappesi, iconicamente eteree, per sempre adolescenti. Eleganti, prive di sostanza o significato oltre la lunghezza delle nostre membra. Sottili, bisognose di protezione e conforto, infantili, ci facciamo i codini fino a trent’anni. I fabbricanti di gadget ci vendono computer rosa, telefonini rosa, macchine cicciotte, pupazzi di stoffa. I nostri occhi spalancati sulle pagine dei femminili sono pieni della vuota meraviglia di chi non ha mai visto nulla.

Per dire: un’agenzia londinese fa la cosa giusta. Migliaia di altre agenzie in tutto il mondo continueranno a fare quella sbagliata. Perché il mercato ci vuole così. Il mondo ci pensa così.

Gli uomini, in compenso, continuano a preferire le donne polpute come compagne di letto. Ma non perché le trovino effettivamente più attraenti: solo perché le ragazze “bellissime”, in possesso di un corpo “perfetto”, fanno paura. Questione di insicurezza. Va da sé che un uomo sicuro del proprio aspetto non degnerebbe di un secondo sguardo le comuni mortali e la loro cellulite, mantenendo quindi salda la scissione fra il piano dell’esistenza dei belli e quello dei normali. E un uomo sicuro del suo portafogli si sentirà più sicuro nell’approcciare Jessica Biel o Gisèle Bundchen.

Bonazze 1, normali 0, tutto come prima.

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