Larsen è morto, evviva Larsen
pubblicato da Giulia domenica, Dicembre 31, 2006 15:51Psicologicamente, non è troppo un brutto momento per chiudere bottega.
E’ il momento buono per lanciare i cocci dalla finestra, prendere fiato e ripartire di slancio. Alcune cose sono ancora in sospeso, ma una delle più importanti, nel bene e nel male, è conclusa: e adesso la posso salutare, compiere il mio rito di purificazione, farne una barchetta di carta e liberarla.
Questo per me è stato l’anno di Larsen, nato al rientro dalle vacanze di Natale, e morto senza poter salutare nessuno il 15 dicembre del 2006, perché niente era ancora stato deciso, e non si doveva sapere. Sono sempre stata contraria all’accanimento terapeutico, e per questo avrei preferito poter dire ciao e grazie a tutti dallo schermo televisivo, piuttosto che dall’oltretomba di un post.
Non sempre si può scegliere.
Un anno, due stagioni. Quello che ci stava intorno, più spesso che no, era inguardabile. Ma ci ho provato ugualmente, e qualcosa è successo. Qualcosa di stortignaccolo, impreciso, bizzarro e magico.
Un anno di indie rock alla Rai. In un canale così piccolo e marginale da essere passibile di chiusura ad ogni fine contratto, ma alla Rai, anzi: con una redazione a due porte dall’ufficio di Mollica e lo studio a fare angolo con quello di UnoMattina. Nella fortezza del tradizionale & consolidato, sotto il naso di Mimun, Sassoli e Berlinguer. Isolati, scarsamente promossi: “Ma qualcuno ti vede?” Sì, a giudicare dal volume di mail arrivate alla redazione, quando non direttamente all’indirizzo di posta elettronica creato per domare il maelstrom organizzativo. Ma rilevare gli ascolti non è il mio lavoro. Il mio lavoro era andare in onda con un programma di senso compiuto, che si potesse guardare, che fosse godibile.
E’ difficile formulare un’elegia del compagno Larsen, che è stato programma pomeridiano, serale da quaranta minuti, da cinquanta, da sessanta (due volte a settimana), da centodieci (una volta a settimana), con ospiti musicali, ospiti musicali e parlanti, ospiti musicali parlanti e in webcam, con un conduttore, con due (a fasi alterne). Mantenendo intatta l’idea di fondo: portare in televisione l’altra musica, quella che non va a CD:live e non va a Bi.Live, al massimo va a Brand:New (a proposito, che cos’è questo trend di nomi con la punteggiatura in mezzo?), ma siccome Brand:New è registrato e noi andavamo in diretta, da noi ci veniva due settimane prima.
E allora festeggiamo il compagno Larsen, testimone di tanti miracoli (il miracolo dello scioglimento della lingua del laconico Matteo Agostinelli, il miracolo degli Offlaga Disco Pax dal vivo con foto di Lenin in un canale retto da un direttore in quota An, il miracolo del rutto in diretta di Adam Green), di tante piccole e grandi magie (Perturbazione, Paolo Benvegnù, Franklin Delano, Roberto Angelini e Riccardo Sinigallia, solo per citarne alcuni fra i più commoventi), di tanti esperimenti (Scuola Furano e i loro problemi tecnici, Shout vs l’influenza, Bugo in duetto improvvisato con Kama, Father Murphy con il collettino da prete, il megadibattito tra studio e webcam sul diritto d’autore e lo stato delle autoproduzioni, i battibecchi tra Emiliano, Luca G e Acty a tema “Ma quanto è paraculo scrivere i testi in inglese?”) e di tanta gioiosa demenza (RIP Buono-No buono e La risposta non è “Quarantadue”).
Festeggiamo il compagno Larsen, sopravvissuto all’ufficio complicazione affari semplici, alla questua settimanale per racimolare i rimborsi per gli spostamenti, alla batteria acustica che non si poteva mettere e invece alla fine si poteva mettere ops, a sei cambi di formato diversi, alla minaccia della “gente che suona in webcam”, alle crisi di nervi, al licenziamento di Marta e seguenti settimane di lavoro in solitaria fino ad avvenuto sblocco di Alessandro, al piccolo e grande bullismo, alle webcam che non funzionavano, a quelli che bisognava far suonare perché sì anche quando io avevo detto no, a quello che doveva suonare perché sì salvo che poi il giorno prima della diretta si ricordava di avere un concerto e tirava pacco, alla fatica, alle ore in sala montaggio, alle centinaia di telefonate, ai bidoni della sera prima, ai ritardi, alle incomprensioni, alla voglia di mollare tutto per la frustrazione.
Celebriamo la vita del compagno Larsen, che ci lascia con dolcezza avendo fatto il suo dovere. Sicuramente dimentico qualcuno, ma come fare a non salutare e ringraziare, in ordine sparso, oltre a quelli già citati, Non voglio che Clara, Cesare Basile, Marco Parente, FR Luzzi, Marco Bellotti, Sikitikis, Settlefish, Studio Davoli, Beaucoup Fish, Be-Hive, Black Circus Tarantula, Eskimo Trio, Disco Drive, Valderrama 5, Numero6, TheNiro, Les Fauves, Inigo, Pecksniff, Cut, Mosquitos? E tutti quelli che si sono comprati una webcam apposta per partecipare? E quelli che hanno attraversato Roma nel minor tempo possibile all’uomo per essere in studio con noi?
Un anno di indie rock alla Rai può finire solo con un funerale stile New Orleans: la banda suona e accompagna il compagno Larsen al suo ultimo riposo. Seguiranno video commemorativi.
E voi, se avete mai partecipato, guardato, scritto: lasciate un commento qui sotto. Sarò contenta.
E buon 2007 a tutti.