“Ma tu, che fai nella vita?”

pubblicato da Giulia giovedì, Ottobre 20, 2005 17:51
Aggiunto alla categoria Sono fatti miei

È la domanda che ci siamo sentiti fare tutti, almeno una volta nella vita. Per alcuni di noi, la risposta è abbastanza semplice: “il medico”, “lo studente”, “la casalinga”, “la pornostar”.
Per le generazioni precedenti la nostra, pressoché estranee al concetto di “flessibilità”, era facile darsi un’identificazione. Un dipendente delle Poste quando ancora si chiamavano PT (come il mio babbo, ad esempio) iniziava come fattorino e terminava come impiegato. E per tutta la sua vita doveva solo rispondere “Lavoro in Posta” per dare un’identificazione abbastanza chiara di sé in termini di ceto di appartenenza, istruzione, tenore di vita.
Chi non andava all’università si trovava un lavoro, e tendeva a tenerselo vita natural durante, nei limiti delle sue possibilità e di quelle del mercato di riferimento. Anche chi andava all’università, in genere, si sceglieva una professione da portare avanti.

Poi qualcuno inventò il mercato del lavoro mobile e flessibile e acrobatico.

Da anni, ormai, la domanda “Ma tu, che fai nella vita?” mi mette in un leggero imbarazzo. Fino a qualche mese fa, una volta finito di spiegare in che modo mi guadagnavo la pagnotta (non tutti hanno familiarità con le mansioni dei “progettisti di corsi di formazione a distanza”), in genere aggiungevo anche che non mi identificavo molto con il mio lavoro.
Ogni tanto, qualcuno mi domandava “Ma perché lo fai?”
A quel punto, mi era sempre molto difficile evitare di rispondere con un secco “Ho il vizio di mangiare tre volte al giorno”.
(Il mio capo di allora mi perdonerà per questa rivelazione, che è un po’ il segreto di Pulcinella. Dopotutto, se siamo arrivati a una separazione amichevole è stato anche e soprattutto perché non tutti sono nati per fare un lavoro a caso, soprattutto un lavoro per cui non hanno il benché minimo talento. Non è colpa mia se non me ne è mai fregato un emerito della tassonomia di Bloom.)

Prima di allora, avevo fatto:
– la sondaggista alla SWG
– l’insegnante di inglese
– la centralinista di call center commerciale per una dot com fallimentare (un unico numero verde tempestato dalle telefonate di utenti incazzati)
– la redattrice di canali per un portale fortunatamente defunto
– la redattrice e giornalista per un giornale online sfortunatamente defunto.

Dopo di quello, invece, ho fatto:
– la pennivendola per giornali assortiti
– la content manager per un’azienda che non aveva un server, una connessione a Internet, un grafico e nemmeno un’idea di che cazzo stesse facendo.

Tenendo conto che ho studiato per fare il traduttore ma non ho mai voluto fare il traduttore, il mio incessante vagolare alla ricerca di una fonte di reddito mi ha sempre impedito di rispondere con baldanza all’odiato quesito. C’era quasi sempre qualcosa, nel lavoro che stavo facendo, che non aveva niente a che vedere con me. E tuttavia, come milioni di altri miei coetanei, di fronte a un mercato del lavoro così flessibile che solo a pensarci mi peggiora la scoliosi, mi sono sempre preoccupata poco di seguire i miei talenti e molto di più di mettere in tavola un piatto di pasta e pagarmi le bollette.

Il problema non è risolto nemmeno adesso che il mio lavoro, per una volta, mi piace. Lavoro in televisione da quattro mesi e mezzo, ma se me lo domandano mi viene da ridere: “Cosa fai nella vita?” “La conduttrice TV”. Oddio, tenetemi, mi si scuciono i fianchi per l’ilarità. La conduttrice TV. Per favore.
Voglio dire, è quello che faccio oggi. Va bene. Ma sono io, quella?
Posso, in coscienza, dire “Sono una conduttrice” senza sentirmi una deficiente, dato che quattro mesi dopo ancora non ho capito in che macchina devo guardare? Posso, dal momento che il mio contratto scade il 31 dicembre, e da lì in poi potrei verosimilmente finire a fare tutt’altro, dalla lavabicchieri in su, giacché l’affitto non si paga da solo e mi sembra giusto esonerare una volta per tutte i miei genitori dall’obbligo di preoccuparsi per lo stato delle mie finanze?
Direi di no.

Ma voi, che fate nella vita?
Io me la cavo con un “per adesso”.

Commenti e ping chiusi.

65 commenti to ““Ma tu, che fai nella vita?””

  1. Roberto says:

    Ottobre 25th, 2005 at 2:16

    Io faccio il proto in un giornale (in poche parole il capo reparto della tipografia). Mi sono divertito un sacco a leggere qualcosa qua e là nel tuo blog.
    Un mio cugino mi raccontava che un calabrese al quale una volta aveva chiesto che cosa facesse gli rispose, abbassando il tono di voce e con un ghigno “rassicurante”: M’ARRANGIO! Si potrebbe usare con le persone che non si fanno i … propri.
    Un bacio. Mi sei simpatica!

  2. Stefy says:

    Ottobre 25th, 2005 at 4:36

    Noto solo ora che il mio commento è comparso solo per metà…
    Il secondo dialogo tipico era:
    “Traduco fumetti giapponesi.”
    “Ah, ma come lavoro invece non hai trovato niente ancora?”
    Per la cronaca, traduco manga (non porno) per una casa editrice, mi pagano quando esce il volumetto (per ora ne ho tradotti una decina e ne sono usciti due), le uscite non sono regolari quindi non si possono fare programmi di nessun tipo, non ho niente di scritto che possa assomigliare ad un contratto. E’ il lavoro che volevo fare, ma si capisce che non potrò andare avanti così per sempre.

  3. NickNite says:

    Ottobre 26th, 2005 at 1:02

    Ahhaha forte…e io che pensavo di essere l’unico “pirla” a fare un numero xxx di cose…ahahaah…si’ cmq che lavoro faccio?? Boh!! Passo dalla grafica alla programmazione in vari linguaggi, alle animazioni/presentazioni per le imprese, alle ricerche con vari enti universitari sempre in ambito web/hitech/economia…a scrivere sta cazzo di tesi per laurearmi in economia. Un giorno la mia strada vera la trovero’ anche io…e magari voltandomi scopriro’ che tutte queste cose son servite per raggiungerla…chi lo sa…

  4. Alessia says:

    Ottobre 26th, 2005 at 12:12

    io faccio la Segretaria per un avvocato… in teoria studio legge, e quindi questo lavoro doveva servirmi per capire come funziona fare l’Avvocato… ora che l’ho capito, mi rendo conto che mi fa schifo e che è molto meglio la segretaria… ma mio padre mi vuole laureata e sto indietro da morire…
    oltre al fatto che non so come trovare il coraggio di dirglielo…
    Il mio contratto è da fare, ma non posso mettere fretta al capo perchè deve sistemare la sua precedente segretaria (malata in modo molto grave)… sarei un mostro se insistessi… e intanto aspetto per un contratto “6 mesi + 6 e poi si vede”(testuali parole del capo…) io avrei voluto fare lingue, e guarda la vita dove mi ha portato!!!

  5. valeria says:

    Ottobre 26th, 2005 at 1:25

    io studio lingue,babisittero, volantinisco, a volte promuovo strani formaggi in improbabibili super market, e sviluppo notevoli capacita’ diplomatiche con i miei coinquilini *lavoro non da poco ,che anche se ora non retribuito,potra’ aprirmi molte porte,soprattutto quelle di case con affitti decenti e se possibile persone pacifiche*

  6. kitty says:

    Ottobre 28th, 2005 at 9:05

    “come il lavoro non ci rappresenta più come persone.”
    cioè?

  7. raffa says:

    Ottobre 30th, 2005 at 12:01

    “Io lavoro per una compagnia aerea “
    “ Che bello fai l’hostess? Avrai visto tutto il modo!”
    “ No, un attimo, lavoro a terra”
    “Ah…” seguito da faccia delusa/schifata “…interessante. Allora fai il check-in?”
    “No, vendo biglietti” e con questa frase perdo l’ultima possibilità di suscitare un qualche interesse nella mia professione perché scatta il pulciaro insito in ognuno di noi:
    “Allora la prossima volta per avere uno sconto vengo a fare il biglietto da te.” inutile il tentativo in controbattuta: “Ho detto che lavoro per un acompagnia aerea, non che sono la proprietaria”.
    Vorrei spiegare quel poco che ancora c’è di affascinante nel mio lavoro a terra, nonostante la crisi del trasporto aereo e i quattro soldi che mensilmente ne conseguono, ma so che riceverei solo un: “Ah…interessante” seguito da faccia delusa/schifata.
    Vorrei spiegare che faccio la sindacalista, tra l’altro in un momento critico e non è esattamente una passeggiata di salute, e che poi da qualche tempo ogni tanto scrivo e che qualche incosciente mi pubblica anche, ma poi decido di risparmiarmi il solito “Ah…interessante” seguito da faccia delusa/schifata perché non faccio la hostess, anche se poi un quarto di mondo l’ho visto lo stesso.

  8. Stefano says:

    Ottobre 31st, 2005 at 1:09

    Ciao a tutti, io rispondo che lavoro nel riso. So’ però che che chiunque può immaginare che io sia in mezzo a una risaia. Allora aggiungo, NO,NEL PROCESSO DEL RISO, lo pulisco, lo seleziono, lo bagno, lo cuocio, lo essico… (ma il tipo resta li ancora a guardare in su).. C’è da scrivere 2 ore…
    Scappo, ciao, non vado al lavoro.. vado a fare il risottino ;D

  9. » L’importante è (vincere senza) partecipare says:

    Novembre 7th, 2005 at 4:22

    […] Ricevo questa mail tre giorni fa. Capita, ogni tanto, che qualcuno chiami “racconto” un post, mio o altrui. E capita anche, ogni tanto, che i mei post vengano ripresi da altre parti. Non capita spesso con le minipippe esistenziali, ma è capitato anche con cose peggiori di questa particolare minipippa esistenziale, del resto abbastanza universalizzabile. Rispondo che mi fa piacere, e sentiamoci così ci accordiamo sulle specifiche. Ma mi rimane il dubbio: come sono arrivati al mio blog? […]

  10. Sonia says:

    Novembre 17th, 2005 at 4:09

    La studentessa Universitaria e spero per adesso e fino ai prossimi due anni

  11. rikardo says:

    Marzo 19th, 2006 at 9:56

    insoommmaaa: bella cosa; ma che cazz fare nella vita se non godere???
    Muaaasmkk

  12. Consulente di Web Marketing: Chi è costui ?? says:

    Agosto 18th, 2006 at 3:56

    […] Il titolo di questo post ricorda la frase che apre uno dei capitoli più popolari dei promessi sposi "Carneade! Chi era costui?". Dalle mie parti è comune chiedere "ma tu che mestiere fa ??"  Spiegarlo non è facile come è stato discusso in questo post molto simpatico, sopratutto alle persone che hanno qualche anno più di noi. […]

  13. Paola says:

    Settembre 2nd, 2008 at 4:51

    Caio,
    io sono “tutor in itinere” a volte faccio anche il “tutor di placement” all’Università secondo voi la gente che capisce? Poco ed io lascio stare visto che faccio sta roba da circa 10 anni e non ho chiaro il concetto nemmeno io.

    In realtà io faccio la psicoterapeuta di soggetti problematici che vanno in giro a dire che sono studenti universitari, perciò spesso dico che faccio la psicologa e quando voglio darmi delle arie dico che sono una psichiatra.

  14. Ken says:

    Febbraio 18th, 2010 at 3:11

    Stop complaining. 50 years ago people worked in the dark dingy plant that was on the corner or the mine up the hill. They had no choice. Now you can do what you want any where in the world. Go to work, make some money and then go out and enjoy life!!!

    I build packaging equipment.

  15. Francesco says:

    Ottobre 2nd, 2010 at 1:00

    sono tirocinante da un anno in uno studio commercialista. spesso mi dicono sia un lavoro di grandi prospettive ma io ci credo poco e soprattutto non mi piace e lo ritengo un lavoro alienante. all’università ho studiato economia ed ho fatto una tesi sul diritto cinematografico.ho fatto il video assist in un film per il cinema (sempre meglio che lavorà… mi diceva il fonico), ho viaggiato per il mondo, facendo il cameriere e il pizzaiolo (che non avevo mai fatto in vita mia). In studio mi dicono: che cavolo centri con i modelli unici, gli studi di settore e i bilanci? Io me lo chiedo tutti i giorni ma non riesco a trovare una risposta. forse dovrei solo non aver paura di fare quello che voglio e godermi la vita (come dice ken). Ma che cosa voglio? Ma perchè non siamo tutti come Joe Tempesta? 🙂 I soldi danno la felicità? Il lavoro serve solo per fare soldi? Io so solo che questo post dura da 5 anni: penso sia una bella cosa anche se sembra non sia cambiato nulla da allora nel mondo, tranne me. intanto il cerchio si chiude e la vita ti “accade” mentre pensi a cosa farai domani…
    P.S. giulia, tu sei una scrittrice… lo hai raccontato e ti si vede 🙂