Palla al centro
pubblicato da Giulia martedì, Aprile 5, 2005 15:16A momenti, con tutto il bailamme sollevato dalla morte di quel vecchio signore vestito di bianco che così spesso vedevamo affacciarsi alla finestra del suo appartamento romano, ci si dimenticava delle elezioni regionali. Però alla fine si sono fatte lo stesso, nonostante il lutto nazionale proclamato per via del signore vestito di bianco (“Tre giorni” dice l’Italia. “Noi ne facciamo sei” risponde la Polonia. “Allora quattro, eccheccazzo” replica l’Italia; e meno male che l’America non ha detto “dodici”, se no si andava dritti dritti fino al 25 aprile).
Per educazione e signorile magnanimità finora tutti si sono astenuti dallo spernacchiare sonoramente il signore vertically challenged che “Non conta il numero delle regioni conquistate, ma il totale dei voti”. Ecco, sulle regioni il risultato è undici a due, undici a due, undici a due, ripeta con me: undici-a-due. E adesso si metta pure a contare i voti, se la cosa le garba. Se il risultato sia dovuto al fatto che il contingente diopatriafamiglia se n’è andato in massa al funerale del vecchio signore, tralasciando di votare, o al recente massacro della Costituzione in favore delle regioni più abbienti, ancora non si sa. Per ora bastano i numeri. Undici a due, undici a due, undici a due.
Suona parecchio come una pernacchia, ma allargata e generalizzata, anche la vittoria di quell’altro signore con lo sguardo un po’ così i manifesti provocatori, che in faccia al terrorismo psicologico della maggioranza (“Miseria, terrore e morte!”) si dichiarava serenamente comunista, si candidava con Rifondazione e non faceva mistero della sua appartenenza a una categoria di peccatori che andranno all’Inferno (parola di quell’altro signore con la faccia un po’ così che di conseguenza – delle opinioni, non della faccia – è stato rimandato a casa dagli europarlamentari schifati). Gli italiani, pardon, i pugliesi (anche questo post si prepara alla devolution) hanno fatto una scelta che devia da ogni loro consuetudine. E aspettando di vedere se quel signore un po’ così sarà all’altezza delle aspettative, ci uniamo al pernacchione all’indirizzo di tutti i signori con la faccia un po’ così che pensano di poter contribuire alla crescita sociale dell’Europa con la discriminazione.
Ma soprattutto, è andato a casa quel signore bruttarello e pelato che pensava di poter zittire le colleghe trinciando giudizi sulla loro avvenenza (a Ci’, manco fossi Marlon Brando). Trombato con il massimo del margine possibile in una regione che sembrava territorio suo, e dove la campagna elettoriale, costata fior di milioni, metteva in campo insegnanti di fitness truccate come Moana Pozzi, ex presentatori in disarmo, ex attori di film d’azione a base di schiaffoni ed ex calciatori bellocci soprannominati “Il Principe” (slogan elettorale? “Marrazzo, Badaloni: la sinistra ha scambiato le regionali per l’Isola dei Fumosi”. Per tacer del razzo). Trombato che neanche i voti sottratti dalla bionda discendente del mascellone l’avrebbero potuto salvare. A sorpresa (ma in fondo neanche tanto) ha vinto un altro presentatore televisivo. Che adesso, avendo vinto, deve governare nonostante fosse stato chiaramente mandato allo sbaraglio dalla sua parte politica, nonostante il solido pedigree, per non bruciarsi un candidato forte in elezioni che sembravano perse in partenza. Speriamo che si sia preparato qualcosa.
Dulcis in fundo, il partito per cui si presentava la stordita del nostro cuore ha preso un grosso grasso 0,4%. Se fossi in Silvia Costa, ecco, io dormirei sonni tranquilli.