S, beh, mi ero accorta di avere messo su un po’ di trippa. Ho sempre fatto onore al monologo di Fabienne in Pulp Fiction, ne sono orgogliosa portabandiera. Poi sono successe tre cose. La numero uno è che ho smesso di alzarmi alle sette del mattino per andare a lavorare. La numero due è che ho ricominciato a cucinare. E la numero tre è che il coinquilino del socio si è beccato, alla tenera età di trenta e rotti anni, una malattia che di solito si prende a dieci. E che il socio non ha avuto. Risultato: esilio forzato nella residenza genitoriale del socio, con corollario di lauti pasti imbanditi da mammà.
Risultato del risultato, non entro più le braghe. Ma se solo penso di dovermi mettere a regime, mi ammoscio ancora prima di avere addentato la fettina di petto di tacchino scondita con contorno di insalatina.

Una ragazza deve pur vivere.

Mi tengo la trippa e mi ricompro le braghe. Rockenroll!

Torno subito, è che c’ho da fare.