Ventuno grammi

pubblicato da Giulia mercoledì, Gennaio 26, 2005 19:46
Aggiunto alla categoria Triste mondo malato
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Terri Schiavo è quasi completamente paralizzata. Quindici anni fa, un arresto cardiaco ha interrotto il flusso di ossigeno al suo cervello, lasciandola incapace di muoversi autonomamente e di comunicare in modo intelligibile. Ora il marito, che ha vinto una causa per malpractice (in italiano non c’è il termine equivalente: un po’ come “malasanità”, ma senza le implicazioni di stampo “signoramia”) e tuttavia le ha negato le terapie riabilitative, vuole farle togliere i tubi che le permettono di alimentarsi e assumere fluidi. Sostiene che la moglie non avrebbe scelto l’accanimento terapeutico, e che preferisce la morte a una vita da disabile.

Il problema è che Terri Schiavo non è un vegetale. Reagisce agli stimoli, riconosce i familiari, comunica con loro in modo elementare, piange e ride. Una donna disabile, ma ancora presente e capace di reazioni ed emozioni. Una donna ancora profondamente amata dalla sua famiglia d’origine, che non vorrebbe vederla morire lentamente di fame e sete.

L’altro problema è che Michael Schiavo è il tutore legale della moglie. Questo significa che è lui ad avere l’ultima parola. E oltre all’ultima parola ha anche una fidanzata da cui ha avuto un bambino e ne aspetta un altro, e vuole sposarla.

Terri, la prima moglie, è un peso di cui disfarsi. E Terri non può nemmeno dire chiaramente, vabbè, simpaticone, facciamo che io me ne torno dai miei e tu ti puoi anche esibire in un numero alla Elizabeth Taylor e sposarti otto volte. Terri non può esprimere la sua volontà, perché si è deciso che non ne ha una, e che solo Michael Schiavo può parlare per lei.

La battaglia legale prosegue da anni: tubo dentro tubo fuori. Il marito vuole vederla morta, i genitori e la famiglia no. Si discute della qualità della sua vita: vale la pena di continuare così, senza potersi muovere, con il bisogno di cure costanti? Cosa fa la differenza fra una vita che vale e una che non serve più? L’attività cerebrale, la capacità di muoversi autonomamente, oppure la capacità di ricevere e dare affetto, di essere ancora una presenza nel cuore e nella vita di chi ci circonda?

La lotta continua. E nonostante qui si creda fermamente nel diritto a una morte dignitosa, si crede anche fermamente nel diritto a rimanere nel mondo finché ancora si vive e si ama e si sorride e si piange. Come Terri, appunto.

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