Che non vuole dire il suo nome
pubblicato da Giulia lunedì, Marzo 5, 2012 14:16Io devo capire una cosa. Ma voi che con tanta disinvoltura parlate di “ipocrisia” nella definizione data dai giornali di Marco Alemanno come “amico intimo” et similia di Lucio Dalla, avevate per caso idea di chi fosse Marco Alemanno in rapporto a Lucio Dalla, prima che Dalla se ne andasse di punto in bianco e decisamente troppo presto per i gusti di chiunque?
Io no. E non credo fosse esattamente un caso. A differenza di altri suoi colleghi Dalla non aveva fatto coming out (tantomeno per poi rimangiarselo) e sulla sua vita personale si era sempre tenuto sul vago. Sì, certo, quando morì Lady Diana Spencer il povero Dodi Al-Fayed si ritrovò nella posizione postuma e perenne del “grande amore” (soprattutto perché, essendo morto pure lui, non poteva certo smentire), ma nella loro relazione c’era una forma di ufficialità che in quella fra Dalla e Alemanno, semplicemente, non c’era. E uno se ne può pure dispiacere e pensare che sarebbe stato meglio in altri modi, poi pensa a Tiziano Ferro, che ultimamente ha parlato della sua vita amorosa con un candore e una tenerezza che fanno più di cento Pride, ma il nome del compagno non lo dice. Perché in Italia è ancora così, ci si protegge: addaveni’ Ellen DeGeneres. E io penso che uno abbia anche il diritto di proteggersi, e di non far sapere i fatti suoi, di viversi la vita come vuole e non fare di se stesso una bandiera. E si farà l’amore ognuno come gli va: diciamo che ci si fa bastare quello. E quando si scrive su un giornale di un rapporto non dichiarato, si usano dei brutti ma utilissimi eufemismi.
Ecco, a me dispiace che Marco Alemanno debba essere definito “amico intimo” se di Dalla era il compagno. Mi dispiace come mi dispiacque quando morì Don Lurio, che stava da una vita con lo stesso uomo, e sui giornali per famiglie si scrisse che era “l’amico del cuore”. Ma mi dispiace anche di più che il fervore progressista scavalchi il diritto della gente a mantenere il più possibile privata la vita privata. Lasciamo che siano gli interessati a definire se stessi, con il tempo e se ne avranno voglia, oppure a non farlo mai.
giudit says:
Marzo 5th, 2012 at 2:20
grande Giulia! Abbiamo avuto il rigetto in contemporanea!
qui il mio http://giudit.tumblr.com/post/18788476432/tutto-questo-parlare-delle-coppie-di-fatto-gay-e
Giulia says:
Marzo 5th, 2012 at 2:26
Eh, appunto. Poi una può essere tutta a favore del riconoscimento di tutte le unioni possibili e immaginabili, ma i morti hanno diritto a mantenere la loro privacy, credo.
@marantego says:
Marzo 5th, 2012 at 2:34
Giulia_B condivisibile, ma a mio parere ha infastidito il rito funerario cattolico. Sempre lì finiscono, quasi tutti.
blondeinside says:
Marzo 5th, 2012 at 8:24
@marantego: non capisco cosa ti abbia infastidito. Lucio Dalla era un cattolico praticante.
Più volte l’ho incrociato a messa all’università quando ero “praticante” pure io.
Prima di sparare sentenze, informarsi magari?
p.s. Grande Giulia, pensavo di essere l’unica a pensarla così.
Marcello says:
Marzo 6th, 2012 at 5:35
In tutto questo è abbastanza paradossale che uno dei pochi giornali ad aver parlato esplicitamente di ‘compagno’ sia stato Il Tempo…
Adrienne says:
Marzo 9th, 2012 at 4:45
il diritto alla nostra privacy è veramente “in danger”… purtroppo!!
grazie per questo biglietto
Lykan says:
Aprile 11th, 2012 at 2:24
@marantego: guarda che ciascuno puo’ scegliere il rito funerario che piu’ gli piace per se stesso.Se sei di religione ebraica o musulmana avrai il rito funerario che ti compete.
La Chiesa Cattolica non impone ad alcuno, ci mancherebbe, il proprio rito: la religione e’ una delle poche sfere individuali in cui sei libero di seguire le tue convinzioni senza imposizione alcuna, fatta eccezione forse per qualche paese ancora integralista che per fortuna costituisce ormai un’eccezione.Dunque anche il funerale di Dalla e’ stato tenuto assecondando le sue convinzioni religiose, non vedo come cio’ possa infastidire un terzo.