Brevi viaggi con uomini schifosi
pubblicato da Giulia domenica, Novembre 8, 2009 10:46Se avessi l’abitudine di postare dal BlackBerry (che non ho: non so nemmeno se qui si possa fare), questo post avrebbe avuto un contenuto molto diverso. Ce l’avevo tutta in canna, fra la tachicardia per la rabbia e la disperazione per quello che avevo visto e sentito, tutta un’invettiva velenosa contro il vecchio fascista che mi si era seduto accanto sul trenino da Fiumicino a Tiburtina, puzzolente d’alcool già alle due del pomeriggio. E quello, se non avessi saputo che era un disgustoso nostalgico del Duce che mette le corna a una moglie che odia e detesta zingari, negri, froci, e musulmani (“Tutti cattivi!”) dalla conversazione che stava avendo con un ex compagno della Folgore, non più comunista ma ormai fascista uguale a lui, mi avrebbe fatto più compassione che altro. Certo, la puzza di alcool era notevole, ma la puzza di fogna delle sue fantasie di dittatura era molto peggio.
Non ho scritto il post così come stava, perché sull’autobus verso casa ho ripensato a quello che avevo detto venerdì sera sul palco del Teatro Giacosa di Ivrea, dove ero stata catapultata all’ultimo secondo in sostituzione di Loredana Lipperini infortunata (il giro fatto per arrivarci è troppo complicato per essere riassunto qui) in un dibattito sul tema del futuro dell’editoria all’interno del Forum del Libro di Ivrea. Mi è stato chiesto di dare conto delle “partigianerie” di Internet, e del fatto che ci si parla sempre fra uguali, che è un po’ un parlarsi addosso. E io ho raccontato dei social network, della funzione “block” e di come questa non sia davvero utilizzata per escludere le persone di orientamento politico diverso, ma solo i veramente fastidiosi a prescindere dall’orientamento politico. Insomma, il problema non è la lettura della realtà, ma il concetto stesso di realtà. E ho evitato apposta di dire “scomparsa dei fatti”, ma quello era.
E ho pensato che se su un social network qualcuno avesse detto le sconcezze che si sono scambiati i due ex parà sul trenino, le volgarità e le falsità e i deliri paranoici di chi viene quotidianamente incoraggiato a rimanere ignorante e pieno di pregiudizi, addirittura violento (una dei due si vantava di aver dato una manata in faccia a uno “zingaro” che gli era “passato davanti per mettere uno di quei foglietti”), ecco, non mi sarei fermata. Qualcosa avrei detto, avrei scritto, anche solo per infrangere il silenzio. Mi sarei sentita come la solita povera suffragetta, ma l’avrei fatto comunque. Poi li avrei bloccati, i due parà, per non dover essere mai più disturbata dall’orrore che mi generavano. Una sorta di profilassi del social network: quando non puoi più confrontarti sulla realtà dei fatti, meglio separarsi.
Invece sono rimasta seduta lì, senza riuscire a leggere, pietrificata. “Dovevi alzarti e andartene” mi ha detto Emiliano, poi. Sì, avrei dovuto, e l’ho fatto troppo tardi (due minuti prima di arrivare a Tiburtina: e sono stata apostrofata con un “Signorina, guardi che scendiamo anche noi!”). E non ho detto nulla, neanche quando l’escalation di fanfaronate e favole da nostalgici del ventennio aveva assunto contorni da candid camera, tipo quel programma di MTV Boiling Point, “Vediamo quanto ci mette la tizia di sinistra a sbroccare”. Nulla, silenzio.
E ci ho ripensato poi, al perché. Perché per quanto mi sforzi di essere omogenea nei miei comportamenti online e offline, so che non lo sono. Che in rete, come tutti, come i vecchi fascisti sul treno, mi permetto di dire molto più direttamente quello che penso, e il contesto, la distanza, me lo permettono. Lì, nel vagone, con l’alcolizzato imbevuto d’odio e di grappa e il suo amico pari qualità, ho taciuto e mi sono vergognata.
Roccia says:
Novembre 8th, 2009 at 2:49
Davvero notevole. Mi piace molto il modo in cui scrivi.
E condivido i tuoi sentimenti sulla situazione: purtroppo un “ban” per chi ha simili deliri non è possibile nella vita reale. Ma almeno si spera che internet possa formare le persone in modo più civile. Se non altro u po’ li invoglia a leggere e informarsi, che è già molto direi.
marta says:
Novembre 9th, 2009 at 12:05
sai che mi capita uguale al supermercato in coda, sento spesso assurdità soprattutto contro gli immigrati, ma sto sempre muta a giocare con la tessera fedeltà tra le mani e rimuginare, e pensare a quanto è assurdo e inumano quello che dicono, ma poi nulla, arriva il mio turno, pago e vado con lo yogurt presco in mano e tanta acidità dentro. in bocca.
perchè ci si sente “meno autorizzata” nel mondo a dire la nostra? o è paura?
cos’è?
sicuramente una barriera da abbattere.
PawnHeart says:
Novembre 9th, 2009 at 11:26
Giulia sapessi quante volte mi capita di parlare con gente che mi viene a dire cose contro gli stanieri… Quando gli faccio notare che pure io appartengo alla categoria si rendono conto della fiugura di merda che stanno facendo e allora cominciano a scavare la loro fossa ancora piu’ profonda dicendo ” no ma tu sei bianco e poi vieni da una tradizione cristiana”. A quel punto generalmente rispondo che “tradizionalmente” la cristianita’ da cui vengo io bruciava i protestanti come loro sul rogo perche’ ritenuti eretici, a questo punto in genere tacciono.
Giulia says:
Novembre 9th, 2009 at 11:41
Confesso che fra i miei pensieri c’era anche l’idea di dichiararmi musulmana lesbica di origine Rom. Solo per mandarli in culo.
Elisa says:
Novembre 9th, 2009 at 11:46
E’ capitato anche a me, piu’ di una volta e pure io son rimasta li’, zitta, bollendo dentro ma non riuscendo a dire niente. Secondo me e’ paura per come certe persone potrebbero reagire, ma anche il fatto di non sapere cosa dire, che argomentazioni usare con chi ha un modo di ragionare diametralmente opposto al nostro.
Roccia says:
Novembre 9th, 2009 at 12:31
Mi viene in mente una stupenda battuta di Whoopi Goldberg quando fu intervistata alla premiazione del film Philadelphia (mi sembra che il film fosse quello).
Giornalista: Lei che posizione ha verso l’omosessualità?
Whoopi: Sono nera, donna ed ebrea. Che posizione pensi debba avere?
seralf says:
Novembre 9th, 2009 at 4:11
la cosa che funziona sempre è produrre un crescendo di risate alle loro fanfaronate: il ridicolo è sempre la cosa meno tollerabile, specie per quelli lì che notoriamente amano prendersi molto sul serio, nonostante somiglino invece ad altrettanti pupazzi di un teatrino di marionette d’altri tempi
Giulia says:
Novembre 9th, 2009 at 5:27
La prossima volta la provo. Sempre che non mi menino.
marta says:
Novembre 10th, 2009 at 12:52
vero, l’arma della risata è fenomenale, ma difficile sfoderarla quando dentro hai una rabbia. com’è la legge di conversione?
Thumper says:
Novembre 13th, 2009 at 9:05
Chi doveva vergognarsi non eri tu.
Fabio says:
Novembre 14th, 2009 at 12:08
Gentile Giulia, ho letto il tuo scritto, e ti cito un detto dell mie parti ” I ragli dei Somari non arrivano in cielo”, ti sembrerà strano ma da uomo di orientamento politico come dire diverso dal tuo( io e te si fa la maglia del milan), ho imparato nella vita a considerare le persone per cioò che sono, non per ciò che vogliono apparire. Per lavoro vengo a contatto con il variegato mondo degli stranieri, degli autoctoni xenofobi ma non cattivi, con persone che non meriterebbero tale appellativo, i due che hai incontrato sul treno anche se ex parà, nulla hanno in comune con quegli uomini che appartengono alle varie branche dello stato e che ogni giorno lontano dai riflettori compiono il proprio dovere, senza nulla chiedere e senza aspettarsi nulla. Credo che sia ora che si parli di valori e di positività, e non si dia risalto solo alle persone negative. Un esempio: il pensionato che fa attraversare i bambini davanti alla scuola vicino a dove lavoro percepisce dal comune ben 200 euro al mese, ma credo, conoscendolo che la sua ricompensa siano gli abbracci e i sorrisi dei bambini che ogni mattina scherzano e ridono con lui. Abbiamo bisogno di esempi per le nuove generazioni e non di stereotipi preconfezionati della tv. Ci vogliono persone vere che con il loro esempio sappiano dare valori alle nuove generazioni. Credo fermamente che gli estremi non siano mai un buon compromesso, ma non permetto a nessuno di modificare o costringermi a modificare quelli che sono i miei usi e costumi. Credo che nella storia della nostra Italia ci siano stati degli errori e delle cose buone e noi siamo ciò che siamo come nazione grazie a questi, come da persone impariamo dai nostri errori e dalle nostre esperienze così un popolo è ciò che è per la sua storia, tutta, errori compresi. Ho imparato ad ignorare le persone che nella loro meschinità non capiscono che su questa terra abbiamo tutti pari diritti, e pari doveri. Quindi arrabbiarsi per due deficenti, che non arrivano a capire che i cattivi ci sono ovunque a dispetto del colore della pelle dell’educazione e del ceto sociale, non ne vale la pena. Litigare o discutere con chi non capisce o non ci arriva è tempo perso, meglio consumare le energie per costruire ed ignorare certe persone. Chiedo perdono a tutti per la lunghezza del commento, chi mi conosce sa che se per dire una cosa ad una persona normale ci vogliono 2 parole a me non ne bastano 4.
khadi says:
Novembre 17th, 2009 at 2:21
…oppure perchè sai già che disputare così direttamente è semplicemente fiato sprecato, no?
Poi con due soggetti così!!!??! Ma come si fa, dai! salut 🙂
Franco Zaio says:
Novembre 18th, 2009 at 2:32
Ma non potevi cambiare posto, andartene? Io manifesto così il mio disappunto: “Me ne vado che ne ho sentite troppe per oggi”. Restando mi verrebbe l’ulcera.
RSS Week #73: letture per il weekend - Matteo Moro says:
Novembre 28th, 2009 at 10:02
[…] Brevi viaggi con uomini schifosi […]
viaggi brevi says:
Febbraio 15th, 2010 at 7:23
“non ti curar di loro, ma guarda e passa….”