Per ognuno c’è qualcuno

pubblicato da Giulia venerdì, Settembre 10, 2004 14:11
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Un post della serie “Antropologia d’accatto”

Il “single per sfiga” è uno di quei concetti che non mi tornano. Fatte le dovute esclusioni per i mollati in tronco da pochissimo, le mie solite osservazioni mi hanno fatto giungere alla conclusione che se sei single è perché ti va bene così. E anche se non ti va proprio bene – perché, com’è giusto e umano, hai bisogno di amare e di essere amato – la condizione di (relativa) solitudine ti sembra meno minacciosa e problematica rispetto a metterti in gioco in un rapporto, cosa davvero spaventosa e di attuazione mica tanto facile.

Essere single è come vivere per sempre nel mondo delle estreme possibilità. Ogni uscita, ogni festa, ogni incontro può far detonare quella cosa meravigliosa inventata dalla natura per farci riprodurre e fare tanti cretinetti a nostra immagine e somiglianza. È una condizione che in alcuni momenti della vita può sembrare altamente desiderabile, ricolma di futuro, incognite e sorprese. E per questo si può desiderare di mantenerla il più a lungo possibile, evitando per quanto si può la detonazione di un sentimento reciproco. Questo si ottiene essenzialmente in due modi:
– non facendosi piacere nessuno
– innamorandosi pazzamente di qualcuno che non ricambia o non può ricambiare il sentimento.

Il primo punto è solo parzialmente frutto del caso. Non farsi piacere nessuno è una tecnica raffinatissima, che consiste nel bocciare sistematicamente qualsiasi potenziale partner sulla base di dettagli anche insignificanti, come il fatto di portare Il Piccolo Principe nella borsetta (cfr. Tommaso, Pasta) o il fatto di non sapere chi sono i Pixies e i Violent Femmes (ehm).

Il secondo punto è più semplice da realizzare ma ha delle varianti notevoli a seconda delle persone. C’è quella che si innamora solo di uomini felicemente sposati. Quello che gli piacciono solo le ragazze già fidanzate. Quella che si innamora solo di chi sta almeno a qualche migliaio di chilometri da lei. Quello che tutte quelle che gli piacciono sono lesbiche. Quella che le piacciono giovanissimi, e quelli ovviamente corrono dietro alle ragazzine. E via dicendo.

A queste due tecniche si aggiunge una messa a punto di diversi alibi personali, del tipo “Gli uomini vogliono solo quelle che stanno a casa a fare la calza”, “Non ho mai incontrato una donna che mi attirasse intellettualmente”, “Sono stata presa in giro a sufficienza” oppure il sempreverde “Cerco l’uomo giusto” (o anche la donna), che può essere un concetto di una vaghezza estrema oppure consistere in un elenco puntato di caratteristiche obbligatorie per il futuro partner. Più si allunga la lista, minori sono le possibilità di accoppiarsi: il single vive così felice e contento e indisturbato.

Ma perché tutto ciò?

Essenzialmente perché ci hanno mentito. L’amore non è quello che vediamo nei film, che si ferma quasi sempre al coronamento del sogno in forma di bacio finale o matrimonio. Dopo i primi mesi o il primo anno, si deve cominciare a costruirlo, un pezzettino alla volta, perché la natura non ci assiste più. Il suo dovere l’ha fatto, ci ha fatti accoppiare per farci riprodurre, potremmo anche andarcene ognuno per i fatti propri. E invece, siccome non siamo scimmiette, ci piace rimanere insieme e farci compagnia, darci calore, darci assistenza, farci ridere a vicenda.

Quella è la parte complicata. In cui finisce la benzina degli ormoni e cominciano le canzoni di Ivano Fossati.

Chi glielo fa fare al single di affrontare tutto questo? Nessuno.

Ragion per cui, o single: non ti sentire sfigato o menomato. Se stai da solo, vuol dire che non te la senti di stare in coppia. Che è bello, ma a volte faticoso. E magari tu da solo stai effettivamente meglio. Mica tutti sono nati per stare in due.

Quando sarai pronto, se sarai pronto, ti innamorerai di uno che legge Il Piccolo Principe, non sa cantare Monkey Gone to Heaven, è libero, eterosessuale (o omosessuale se lo sei anche tu) e abita dietro casa tua.

Per ognuno c’è qualcuno.

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