Una donna, donna… donna dimmi
pubblicato da Giulia martedì, Agosto 31, 2004 11:33Quando ero piccola, mio papà mi teneva sulle ginocchia e cantava le canzoni di Modugno.
Poi sono diventata grande ed abbiamo invertito i ruoli (e non è affatto facile: il mio papà è un omone mica da poco).
Nelle canzoni italiane (quelle leggere, dei Sanremo, dei grazie e dei fiori) le donne hanno sempre avuto un ruolo da protagoniste: mogli, mamme, amanti e figlie (“E’ per te ogni cosa che c’è ninna nà, ninna è…”), sorelle e fidanzate.
Degli spiriti guida a cui ispirarsi ed aspirare.
“Chi non lavora non fa l’amore questo mi ha detto ieri mia moglie“
Nella musica di Celentano, le donne si dividono in tre categorie:
1. Mogli rompicoglioni che si rifiutano di concedersi al marito in caso di mancato impegno sul lavoro (perché l’amore è importante, ma la pagnotta…)
2. Mogli devote che si lancerebbero nel fuoco solo per onorare il loro sposo (“Siamo la coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri che sono tristi” ).
3. Figlie che una volta approdate alla pubertà si trasformano in grandi zoccole che il povero papà deve impegnarsi a redimere (“… e non sei quasi più la mia bambina, le calze a rete han preso già il posto dei calzettoni”).
Detta così sembra quasi la trama di una puntata di Settimo Cielo:
il padre premuroso scopre che la figlioletta prediletta ha uno straccio di vita sessuale. Spaventato, scoppia in una crisi di pianto e sfoga con la moglie tutta la sua frustrazione e gelosia. Ma è un papà progressista, non indossa la coppola e non può trasformarsi, tutto d’un colpo, in un retrogrado della prima ora.
Allora si fa coraggio, e con lo stomaco in subbuglio decide di accontentare l’innocente richiesta della figlia (“Papà, puoi andare in farmacia a comprare un pacchetto di preservativi aromatizzati fragola?”) e, per non sapere né leggere e né scrivere, le compra anche un flacone di lubrificante (“Tieni, non si sa mai… usali con moderazione, però”).
Ed ecco che arrivano i titoli di coda: la famiglia felice è in giardino.
Il cane Happy saltella allegramente, la mamma fa lo slalom tra le cacchine, il papà cucina carne alla griglia mentre i quattro figli giocano con la palla. La figlia più grande non c’è… E’ in un parcheggio a fare i numeri.
Tanto lo sappiamo tutti che poi: “I figli invecchiano, ma le mamme imbiancano ed amano di più”.
Teresa says:
Febbraio 27th, 2006 at 2:04
la categoria della donna vista come procreatrice di specie (tipica del sud). Non lo so se è tua,ma le canzni che hai scelto o dimostrano. Credi che un utero ti dia l’istinto materno?
Perchè tutte ci commoviamo davanti ad un bambino?
Perchè se vediamo una nudità gridiamo impaurite?
Che siamo forse noi tutte done un prodotto di una sociatà che ci dice in continuazione,sii fedele ama tuo marito ,fai i figli. Quant’è bello il buonismo etico!
Epure ciò che ci distingue dai maschi è un buco,un vuoto,un nulla.
E perchè un organo genitale deve affermare la mia personalità? > .Perchè la mia sensibilità deriva da una vagina?
> Perchè l’intelligenza è condizionata dall’avere un organo invece di un altro?
E perchè dobbiamo parlare di donne e di uomini. Tutto il mondo è diviso secondo una differenza biologica..allora perchè non dividiamo la società in: coloro che hanno numero di scarpa inferiore a 37 e coloro che hanno quel numero superiore?
Che cosa strana che è il genere
Giulia says:
Febbraio 27th, 2006 at 9:29
Teresa, se tu fossi una lettrice di lungo corso, sapresti che questo post non è mio, era uno scherzetto.
Però che quello che ci distingue dai maschi sia un buco è una visione molto maschile. Solo perché quello che abbiamo non si vede, non vuol dire che non esista.
Mi pare che tu sia partita per la tangente in un post che era veramente un cazzeggio, non un trattato.
Teresa says:
Febbraio 27th, 2006 at 8:31
Non mi pare sia una colpa non essere una lettrice di lunga data,generalmente non giro per blog ma mi ci sono ritrovata a caso. non per screditare il tuo blog sia ben chiaro.
Comunque non per prendere tangenti seni o coseni sbagliati considerando il post cazzeggio,ma la mia non è una visione maschilista,bensì un liberarsi dal pensiero della figa vista come qualcosa di prezioso che deve essere dato a chi se lo merita. questo è commercio una forma di prostituzione,io ti do questo tu mi dai l’amore=prostituzione.
Scusami se ho dilungato…è nella mia natura,e poi che importa con che fine è stata detta una cosa e quanto contenuto di verità o bugià o non intenzionalità contenga…se spinge a riflettere è sempre un fattore positivo.