Grease è un film del 1978 ambientato nel 1958. Chi ha scritto e diretto Grease, nel 1958 era già nato. Un po’ lo stesso discorso che vale per Happy Days, andato in onda dal 1974 al 1984. Quella di Grease (e di Happy Days) è nostalgia da ragazzini. Riguardandolo oggi, o meglio, capitando sull’ultima scena, credo di aver capito perché quegli ex ragazzini nati negli anni ’40 e ’50 avessero tanta nostalgia della loro infanzia. Credo che sia perché, nel 1978, molti dei protagonisti del film non sarebbero più stati vivi. Sarebbero morti, o mutilati in Vietnam, oppure scappati in Canada per sfuggire alla coscrizione obbligatoria. Danny Zuko, Kenickie, Doody, Sonny, Putzie: tutti spediti al fronte, a “servire il paese”. Gli anni ’50, con la loro opprimente innocenza, i milkshake e le gonne a ruota e i capelli a banana, dovevano sembrare tanto più rassicuranti dei turbolenti, sanguinosi ’60 e ’70. Giorni felici, appunto.

Stavo pensando anche che se l’attuale generazione di filmmaker dovesse farsi sedurre dall’idea della nostalgia, vent’anni fa era già il 1989. Fra tre anni sarebbe il 1992. Ci aspetta un revival fatto di camicie di flanella, chitarre distorte, ecologia e Winona Ryder pre-cleptomania. Tipo così: