Buon Natale disfunzionale

pubblicato da Giulia venerdì, Dicembre 21, 2007 22:30
Aggiunto alla categoria Sono fatti miei
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Dicevo un attimo fa a Laura che io non mando cartoline di Natale.

Non mando mail, non invio sms, faccio pochi regali. Non è che il Natale non mi piaccia, è che sono un orso, e gli auguri li faccio uno per uno a tutti, con baci e abbracci, se posso. Se no, niente.

E’ che del Natale, man mano che passano gli anni, mi piace più la teoria della pratica. Credo sia una cosa comune a molti, man mano che “i tuoi” sono sempre meno “i tuoi” originali e sempre di più “altri tuoi” che hai acquisito strada facendo e che non scatenano in te tsunami di nevrosi infantili; “altri tuoi” con i quali, pertanto, potresti passare la giornata intera senza farti venire i capelli dritti in testa dal nervosismo.

Che uno dice, allora magari sarebbe il caso di prendere i “tuoi” e farli diventare “chi vuoi” e vederli a Pasqua, quando la primavera incipiente permette grigliate all’aperto e un po’ più di dispersione; e poi prendere gli “altri tuoi” e promuoverli al rango di “tuoi” in residence, a tutti gli altri fare gli auguri al telefono e addio mal di fegato.

Sarebbe il caso, si direbbe. Ma non si fa. Un po’ perché sono sempre di più quelli di noi che hanno seminato i “tuoi” a svariate centinaia di chilometri di distanza, e le feste sono una delle rare occasioni per rivedersi con un po’ di calma. E un po’ perché, di base, a Natale siamo tutti un po’ più buoni e anche più masochisti: in fondo (ma proprio in fondo) ci piace soffrire. Godiamo nel lamentarci dei commenti delle zie sul nostro processo di invecchiamento, dell’acidità con cui i genitori ci ricordano che non li abbiamo ancora omaggiati di un nipotino, delle continue domande sulla nostra situazione lavorativa (possibile che non sia ancora stato divulgato un galateo che le proibisca, nel nome del precariato e della difficoltà di spiegare i mestieri duepuntozero alla generazione pre-telecomando?) Ci crogioliamo nella tentazione di alzarci in piedi nel mezzo del pranzo di Natale, urlando un morettiano “IIIIO VI OOOODIO TUUUTTIIIIIIII!” e uscire di corsa, saltare su un aereo ed atterrare a Sydney. Amiamo covare la segreta convinzione di essere incompresi, di essere cresciuti ben oltre la taglia stabilita per noi da chi ci ha messo al mondo. Ci serve. E’ essenziale per tornare a goderci la nostra vita, apprezzarne le trivialità e perfino le difficoltà. Il Natale con i tuoi ci serve per poter dire a noi stessi: OK, ho fatto bene a togliermi da qui.

Buon Natale a tutti, già da adesso.

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