Lasciate un messaggio dopo lo squillo di tromba

pubblicato da Giulia sabato, Luglio 21, 2007 11:43
Aggiunto alla categoria Sono fatti miei, Triste mondo malato
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Sarà un caso che, mentre ruminavo riflessioni sulla natura del Divino (ero in bagno e il Venerdì di Repubblica era quello vecchio), su Cult andasse in onda Jesus Camp. Un documentario che di suo non mi dice nulla di nuovo, e che è stato trasmesso in una versione massacrata da un imbarazzante voiceover sui personaggi (ma sottotitolare? Eh? O doppiare tout court, a quel punto?), ma allo stesso tempo offre una visione d’insieme sul fenomeno del cristianesimo evangelico in America, e sul plagio di milioni di preadolescenti.

Mi si dirà che anche noi siamo andati al catechismo, dove ci facevano fare i “fioretti” e ci insegnavano che Dio era uno e trino e nato da madre vergine e poi andavamo a confessarci e non sapevamo che cavolo dire, noi con le nostre piccole vite da bambini di campagna che hai voglia a commettere peccato mentre corri nei prati e fai le tortine col fango. Anche noi siamo stati evangelizzati. Però a noi non hanno regalato il manuale del piccolo evangelista, che ti insegna ad avviare una discussione con i tuoi compagni di classe sul tema della salvezza dell’anima. Non ci hanno detto che Bia e la sfida della magia era peccato mortale e che nel regno di Cristo Bia sarebbe stata arsa al rogo. Non ci hanno portati a biascicare sillabe senza senso nel tentativo di connetterci con lo Spirito Santo, e non ci hanno fatti predicare in mezzo a una congregazione di altri ragazzini invasati. Il cristianesimo evangelico fa sembrare il cattolicesimo una religione sobria e austera.

Il punto di tutto questo è che ruminavo sulla natura del Divino. Che uno magari la percepisce e non sa perché, non è una cosa che ha chiesto e ha sempre il sospetto che sia un malfunzionamento del cervello: e gli anni di catechismo non solo non aiutano, anzi, amplificano la distanza. Il catechismo è: tu qui, Dio lì. E fra te e Dio, suore, diaconi, sacerdoti, monsignori, cardinali e il Papa. Tutta una scala gerarchica di gente che prende i messaggi di Dio, tipo segreteria mista telefono senza fili, e te li fa arrivare belli processati e pronti. Tu vorresti parlare direttamente con questo Dio qui, ma ogni volta che cerchi di avvicinarti trovi lo sbarramento: rabbini, mullah, pastori, pope, tutta gente più qualificata di te che dice che ci ha parlato prima e Dio ha detto. E tu: vorrei lasciare un messaggio. E loro: ci sono le FAQ, le abbiamo fatte apposta per quelli che devono chiedere delle cose, leggitele ché lì c’è tutto.

Il cristianesimo evangelico dà l’illusione di essere circolare, un momento di comunione con il Divino in cui il Divino stesso scende esclamando “Eccomi! Che si dice oggi?” Ma poi si capisce che in realtà non è il Divino che scende. E’ solo un’altra serie di messaggi passati di bocca in bocca, da Pat Robertson giù giù fino al ragazzino col codino anni ’80, e tutto quel gridare e celebrare e agitare le mani e piangere è per via del messaggio, non del Divino. Il Divino non farebbe errori grossolani come strillare che l’omosessualità è peccato attraverso la bocca di un omosessuale, tipo Ted Haggard, per capirci (o forse sì? In quel modo comico di chi ha già previsto tutto, inclusa l’ignominia e il “Ve l’avevo detto”?).

La Grande Segreteria Di Dio non è nemmeno d’accordo sul messaggio: ogni ufficio ha la sua versione. E scegliere a naso quello che sembra più affidabile non è un metodo affidabile. Il problema di chi vuole avvicinarsi al Divino senza filtri è proprio la percezione residua di anni di catechismo da parte della Grande Segreteria: e cioè che per parlare con questo benedetto Divino servano solennità, riti, funzioni, compagnia, paramenti, formule. E finisce che quando il Divino davvero si manifesta nessuno lo riconosce, come Clark Kent che quando ha gli occhiali sembra proprio un altro.

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