MI SENTI?
pubblicato da Giulia lunedì, Giugno 11, 2007 9:12Il momento più surreale del MI AMI* appena trascorso è stato quando mi è andato via il sonoro. Completamente. Come se qualcuno avesse esaudito i desideri più o meno inconsci di chi sulle donne (e sulla sottoscritta in particolare) gradirebbe fosse azionabile un tasto “mute”. Già la voce era poca, complice il pesante raffreddamento di cui a qualche post fa. Insomma, stavo parlando, magari sforzando un po’ per farmi sentire nel casino dei due palchi, e a un certo punto le corde vocali hanno smesso di vibrare. Costringendomi a parlare a gesti, come Tognazzi in Straziami ma di baci saziami. Ci mancava solo che mi ordinassi l’hamburger col fischio.
Sono così da tre giorni: ho smesso di telefonare alla gente. Si spaventano. Gli pare di parlare con un maniaco.
Per il resto, il MI AMI è stato più divertente di quanto mi aspettassi. Nei confronti degli eventi indie ho una forma di pregiudizio piuttosto radicata, e anche parzialmente giustificata dall’esperienza. La musica mi piace, la gente (in media) molto meno. Il MI AMI (a cui sono andata per seguire i MiceCars e fare da donna-sandwich per le loro nuovissime e fighissime magliette) è servito a ricordarmi da quanto tempo mi aggiro in questo ambiente, e quanta gente ho incontrato nel corso degli anni che mi è simpatica, o a cui voglio proprio bene. Gente che magari non sento più da tempo, ma che mi fa piacere vedere, anche solo per pochi minuti. Al MI AMI c’era una porzione consistente degli ospiti di Larsen, e anche lì è stato bello rivedersi. Capire, a colpo d’occhio, di aver fatto una cosa piccola ma a suo modo importante, se ancora c’è gente che mi ferma nella coda per i panini per chiedermi notizie del programma. Non è detto che non si torni mai più. Larsen è morto, ma il suo spirito vive.
Quanto alla musica, ci sono cose che avrei voluto vedere meglio e da sotto il palco, ma non ci sono riuscita (i Perturbazione, again; i Settlefish, che hanno suonato mentre addentavo un panino con la salamella, e da dov’erano sembrava spaccassero di brutto; i Ten Thousand Bees, che non ho visto per niente dato che suonavano alla Collinetta mentre io ero, appunto, impegnata ad azzannare il panino; gli Offlaga Disco Pax, che ho visto per metà causa orario), altre cose che ho visto per un pelo e sono stata contenta (i Julie’s Haircut), altre ancora che per ora sono meglio su disco (gli Ex-Otago). Ho visto tante cose nel formato che preferisco, un’ora al massimo, perché i concerti lunghi mi fanno venire mal di schiena.
Adesso devo solo trovare il tasto “mute” e sbloccarlo, poi magari certe cose le potrò raccontare anche a voce.
* Festival dedicato interamente alla musica italiana di area indipendente. Se non sapete cosa sia, probabilmente non vi interessa.