Call center
pubblicato da Giulia sabato, Maggio 19, 2007 9:49Sarà che stanotte ho sognato che lavoravo in un call center con Betty Suarez, e mi divertivo un mondo, ma oggi l’esperienza del telemarketing del sabato mattina ha toccato vette di demenza assoluta.
Vocetta acutissima: “Signora Blasiiiiii?”
Io: “… sssììì?”
“Buongiorno signora, sono Mariagrazia di Tiscali. Lei lo sa che da oggi potrà effettuare [una roba di telefonate gratis che non ho memorizzato]”
“Grazie, ma con le utenze telefoniche siamo già a posto, non intendiamo cambia…”
“TUT-TUT-TUT-TUT-TUT”
Io capisco che ‘ste poverette devono ottimizzare, e che nei dieci secondi necessari a ringraziarmi per essermi alzata dalla poltrona e averle ascoltate senza sfancularle possono fare un’altra telefonata e magari portare a casa un contratto, ma mi risulta difficile pensare che la politica aziendale prescriva di riattaccare il telefono in faccia a chi respinge (e pure cortesemente) l’offerta. Niente in confronto al martellamento ossessivo degli schiavi del call center Telecom, i quali, nonostante la disdetta del servizio con loro e il passaggio a Libero, continuano a telefonare per offrirci servizi ai quali non intendiamo aderire. Ora, io ho lavorato in un call center outbound, quello di un noto istituto di statistica per cui passavano l’80% dei laureati e laureandi triestini. Pagati malissimo, pressati dalle supervisor e bistrattati dagli intervistati. Dopo due mesi e mezzo, vivaddio, ho trovato un altro lavoro: ma la memoria di quei due mesi e mezzo mi è rimasta tatuata nel cervello. Da allora, il disgraziato telefonista può aspettarsi da me solo la più totale cortesia. Ai sondaggi magari mento (una forma efficacissima di destabilizzazione del sistema: la raccomando caldamente), ma mento sorridendo.
Nel tempo che mi ci è voluto per scrivere questo post, Mariagrazia deve avere chiamato almeno altre dieci persone. Se ha riattaccato il telefono in faccia ad almeno otto, ha guadagnato il tempo di chiamarne un’undicesima. Ecco, quasi quasi spero che quest’undicesima ce l’abbia mandata. Così.