La radio mi pugnala con il festivàl dei fiori

pubblicato da Giulia mercoledì, Febbraio 28, 2007 15:34
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Vediamo se quest’anno riesco a ripetere l’exploit Finizio dell’anno scorso.

Ieri sera ho guardato Sanremo. Non mi aspetto mai molto (anzi, non mi aspetto nulla), ma devo dire che ogni anno la performance sfiora abissi di cattivo gusto ingiustificabili e senza nemmeno il salvacondotto dell’ironia. Michelle Hunziker che pigola in playback circondata da dieci mostriciattoli vestiti da repper non ha motivo di esistere. Dal punto di vista qualitativo è zero, da quello dell’intrattenimento andrebbe bene se il novanta per cento degli spettatori di Sanremo avessero un Q.I. non superiore al numero di scarpe e serie difficoltà ad allacciarsele da soli. Che la Hunziker senza playback sembri Romina Power dopo una sbronza di amaretto è risultato comunque evidente dalla sua interpretazione di Adesso tu, completa di nasali mutuate direttamente dall’ex marito. Al momento, la signora è impegnata in una messa in scena di Cabaret, nel ruolo che fu di Liza Minnelli. Capito.

Per il resto, anche quest’anno lo statalismo degli interni Rai si è manifestato nel modo più disastroso. Silvestri si sentiva malissimo: vabbè che la canzoncina della paranza era roba da mettersi a piangere, ma non c’è una buona ragione per cui i Facchinetti Family dovessero arrivarci forti e chiari, stecche incluse, e Silvestri no. Il capolavoro, tuttavia, è stata la performance abortita di Norah Jones: la giustificazione ufficiale è che lei si è fermata perché qualcuno ha sbagliato. A casa, sembrava che qualcuno avesse tolto il CD del playback. Figuradimmerda.

In tutto questo, l’unica cosa di cui non mi viene da dire niente sono le canzoni. La-solita-roba, come Baudo, come i fiori, come l’orchestra diretta dal maestro Peppe Vessicchio. Divertenti, invece – come sempre – le interviste post-performance della Gialappa’s Band. Siamo ancora lontani dalla magnifica vetta della Felini che parla con la Cortellesi scambiandola per la Chiabotto, ma anche Mango che si incazza come una biscia alla frase “svolta rock” meritava l’ascolto. E anche la beatificazione dopofestivaliera di uno Zaccagnini che sembra sempre più Padre Pio cattivo ha avuto un suo perché.

L’unico momento di commozione, che per una come me che piange anche ascoltando Radio Deejay è dire molto, è stato rappresentato dall’entrata in scena della costumista che ha messo la giacchina rigata a Chiambretti. Non era una figurante: è Angelina, e fino a due mesi fa mi cuciva dentro i vestiti di scena. Se avete avuto l’illusione ottica che Chiambretti fosse alto, non è perché l’hanno messo su uno sgabello: è perché lei non arriva al metro e cinquanta.

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