Cosa vedono i miei occhi

pubblicato da Giulia giovedì, Marzo 24, 2005 23:18
Aggiunto alla categoria Triste mondo malato
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Praticare la fine arte del cazzeggio, anche e soprattutto su un blog, diventa sempre più complicato. Fin dalla sua nascita, questo posto è sempre stato un modo di raccontare i miei occhi sul mondo intorno a me. Parziale, quindi. Distorto, anche. Sono molto miope, dopotutto, porto le lenti a contatto così tanto che la sera tardi mi bruciano gli occhi in modo insostenibile. Sono anche astigmatica, e quindi da un occhio ci vedo doppio. Perno i miei occhi. Guardano, filtrano e riportano.

Difficile è cazzeggiare quando quello che gli occhi vedono è la realtà desolante di un paese economicamente, moralmente e intellettualmente allo sbando. Un paese di gente spossata, in cui il dibattito politico si esaurisce in una strenua negazione dell’evidenza da parte della maggioranza (“Presidente, come siamo messi?” “Benissimo”: e intanto i giovani non lavorano, le fabbriche chiudono, i meno giovani perdono il lavoro e non si ricollocano: questo sarebbe “benissimo”?) e in una litania di vuotezze da parte dell’opposizione.

Nel Lazio, una nota neofascista affiliata a gruppi di estrema destra (quelli, per capirci, che mandano in giro la gente a picchiare gli extracomunitari – non gli americani o i giapponesi, solo quelli pi?retti), falsifica le firme per candidarsi alle regionali, viene scoperta, ma la scoperta non avviene “nel modo corretto” (e che vuol dire?), e quindi viene riammessa: e la sinistra si congratula. Il nemico del mio nemico è mio amico, dopotutto. Che poi il nemico del mio nemico si faccia portavoce di un partito espressamente bandito dalla Costituzione, non ha molta importanza. Basta che ciucci voti alla destra, che nel frattempo, tanto per non farsi trovare impreparata, manda hacker pasticcioni all’arrembaggio dei server dell’anagrafe romana e minaccia rivelazioni.

La Costituzione della Repubblica Italiana, fondata sul lavoro, conta quanto la carta straccia. Gente che si riempie la bocca di parole come “Patria”, al punto di farne uno slogan elettorale, ha appoggiato una modifica che finirà di affondare un Sud già allo stremo, e metterà il potere esecutivo nelle mani di un unico presidente-dittatore, come già accade negli Stati Uniti. E nemmeno lì funziona molto bene, anche se c’è chi trova volgare e da ingrati essere critici nei confronti di chi ci ha dato tanto per ricostruire il nostro paese dopo la guerra. Molto più chic essere pro-America, anche quando comincia ad essere lampante che il governo americano ha fatto e sta facendo delle scelte grossolanamente sbagliate, che stanno portando alla morte di migliaia di persone. Una politica basata su un’assunzione di colpevolezza mai provata. Il mondo è un posto peggiore, e la responsabilità è di quelli che il governo chiama “amici”. Amici di chi? Se avessi amici così stronzi, in casa mia non ci metterebbero più piede. Il governo americano non è mio amico. Ma dirlo a chiare lettere, così, senza giri di parole, è diventato poco elegante.

La Costituzione e il Parlamento valgono quanto una cicca masticata, nel paese dove il Presidente del Consiglio annuncia in diretta televisiva che a settembre si torna tutti a casa dall’Iraq, salvo poi rimangiarsi tutto il giorno dopo e rifiutarsi di riferire in Parlamento al proposito, “Perché io quella cosa non l’ho mai detta”. La prova televisiva, naturalmente, vale solo per le partite di calcio.

Questo è il mondo che vedono i miei occhi. Miopi, astigmatici, ma ancora funzionanti. Anche rivoltandola molte volte, la realtà appare sempre sconfortante. E anche se riprenderò a servire cazzate graziosamente disposte su un piattino da portata, lo farò perché mi ostino a volermi rendere la vita leggera, perché voglio continuare a vedere anche il frivolo e il buffo e il fatuo, oltre al grave e al gravissimo.

Aggiornamento: Stefano Benni lo dice meglio di me, ovviamente.

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