Sexo
pubblicato da Giulia domenica, Gennaio 16, 2005 14:18Antropologia d’accatto, slight return
Prima regola dell’uomo senza mezzi: se devi discutere con una donna e sei a corto di pallottole, accusala di essere una delle seguenti cose: “Un cesso”, “Una che rosica”, “Sessuofobica”, “Una che dovrebbe farsi scopare”. Utilizzare a seconda del contesto.
L’oggetto del contendere, in questo caso, è la prostituzione. Dalla rivoluzione sessuale in poi è diventato chic, per le signorine emancipate, ritenere il sesso a pagamento una normale forma di commercio, e trattarlo come tale. Come se si trattasse di broccoli e cavolfiori al chilo, e non di emozioni e sensazioni umane. L’ho già detto in precedenza, ma forse vale la pena di riassumere la mia posizione in merito, tanto per argomentare meglio. Vero, esiste una professionalità della prostituzione. Tracy Quan e Belle de Jour ne hanno parlato in maniera semplice, spicciola, pacifica, spesso ironica. La prostituta professionista è una lavoratrice: né più, né meno. Ha tariffe, regole, orari, norme, tecniche, consuetudini.
Questo non toglie che la merce venduta dalla prostituta sia un surrogato di appagamento. Il sesso meccanico e sconnesso dall’emotività che ci viene venduto come nuova frontiera del piacere è una balla inventata ad arte per venire incontro alla nuova società della solitudine.
Diciamo che sei un libero professionista milanese (ma potrei dire londinese) più sui quaranta che sui trenta. La giornata ha 24 ore, e tu da almeno un decennio ne destini qualcosa come dodici o sedici al lavoro. Ti sei fatto una solida posizione, ma l’ultima storia d’amore veramente travolgente l’hai avuta in seconda liceo. Poi hai capito che innamorarsi è debilitante, ruba tempo e sottrae efficienza, e prendersi cura di un’altra persona richiede una quantità di attenzione che tu non ti puoi permettere di allocare.
La tua situazione è il perfetto terreno di coltura per una serie di relazioni brevissime e superficiali con donne di pari condizione, ugualmente impegnate nella corsa all’ottimizzazione, che non possono permettersi di sottrarre concentrazione alle proprie attività, pena la perdita di vantaggio competitivo (e per una donna l’indipendenza economica è un traguardo ancora più duro da raggiungere). Per cui ci si viene incontro per poco, senza andare a fondo, senza darsi altro che fisicità, senza tentare di comprendersi e di amarsi difetti inclusi.
La perdita del romanticismo viene compensata in modi diversi. Le donne lavorano di Meccano mentale e montano Uomini Ideali a cui aspirare, provvisti di ogni qualit, con elenchi puntati che sembrano liste della spesa. Poi, checklist alla mano, procedono a confrontare il candidato con il loro ideale. Se la percentuale di riscontro è inferiore al 60%, avanti un altro. In questo modo ci si assicura il mantenimento della condizione di indipendenza. Non è mica un brutto metodo: perché tanto l’amore, alla fine, quando arriva arriva e ti prende e ti rovescia come un calzino, basta un cedimento minimo e sei fregato, uomo o donna che tu sia. Conviene tenere la guardia alta, evitare di impegolarsi, mantenere il giusto distacco. Non sei il Principe Azzurro. Oppure: ti pago per fare sesso con te, in modo da evitare il coinvolgimento emotivo.
Facile. In un certo senso, perfino economico.
Ma diciamo anche che sei sposato da molti anni, e che tua moglie è una donna tradizionale, o almeno, così la vedi tu. Avete avuto dei figli, ma sessualmente non siete mai stati molto fantasiosi: a lei ti vergognavi a chiedere “certe cose”, per paura di offenderla o metterla in imbarazzo. Magari avrebbe pensato di aver sposato un maniaco. Le donne perbene non fanno certe cose, tanto più che insomma, le bocchinare le conosci e non sono fatte come la tua signora. Però la voglia di sperimentare certe sensazioni non ti fa dormire di notte, e allora vai sui viali, ne prendi una, la paghi, e lei con imperizia e di malavoglia ti fa quello che le hai chiesto. Poi tiri su la cerniera e te ne vai. (Lei, nel frattempo, calcola quanti clienti ancora deve passare questa notte prima di poter andare a dormire. E prega che nessuno di loro la derubi o la stupri o la sfregi.)
A casa c’è sempre la moglie, rassegnata, che non ti ha mai detto quante volte ha fantasticato di farlo in posizioni diverse da lei sotto e lui sopra per cinque minuti il sabato sera. Non è da donne perbene, e se lo dicesse al marito magari lui penserebbe che lei è una poco di buono con fantasie morbose, e perderebbe il rispetto.
Soluzioni a questa situazione di stallo? Non ce ne sono, per ora. Non finché non si risolverà il nodo della sessualità femminile, ora merce di scambio, ora tabù, ora mistero, ora pericolo, ora terreno di scontro. E non si risolverà finché non ammetteremo che è il momento di tornare a una società degli affetti, rinunciando a una parte della nostra velocità in favore del piacevole, paradisiaco intorpidimento dell’intimità.