Le grandi stanze dell’amor perduto
Sette e mezza di mattina. Aggiorno il blog ascoltando i Delta V, Spazio, e mangiando cracker e la marmellata di susine ricevuta da Diego il giorno del suo compleanno. Stanotte Marte sarà in grande opposizione alla Terra: più vicino possibile, luminosissimo, più visibile anche della palletta gialla di Giove. (“Ma quella che stella è?” “Non è una stella, è Giove.” “Come fai a dirlo?” “Beh, è giallo e non brilla.” “Ma va là.”)
Con gli amici si parla di sentimenti. Nello specifico, con le amiche si parla dei propri sentimenti, e con gli amici si parla di sentimenti in generale, facendo spesso della filosofia spicciola e arrivando anche alla diatriba, a suon di “questa è una cazzata!” (A me capita di arrivare alla diatriba anche con le amiche, nella fattispecie con Sara, che essendo molto no-nonsense mal tollera i miei momenti di acuto pessimismo.) Questa sera si parlava di consolazioni. Di cosa si può e si dovrebbe dire a qualcuno che soffre per amore.
Sara e io siamo sulla stessa linea: passata la prima fase, quella della comprensione, scattano i calci nel sedere. Le frasi da cartolina, le parole dolci e i “domani sorgerà il sole” lasciano il tempo che trovano. Chiariamo una cosa, a botte di “domani sorgerà il sole”, io starei ancora a frignare su Martin. La mia fortuna è stata proprio quella di avere intorno gente che ha capito quando era ora di smettere con la poesia di stampo Hallmark, e far partire il primo pedatone. Mi hanno tenuto la testa ferma perché guardassi avanti e non indietro. Mi hanno trascinata, blandita quando serviva e malmenata quando scivolavo nel mio nulla. Non mi hanno permesso di rotolarmi più che tanto nel dolore. Chi viene lasciato ha la tendenza ad attardarsi nelle stanze dell’amor perduto, per paura che la persona che se n’è andata torni indietro e non li trovi più. Per lo più inutile. Meglio uscire, un passo alla volta, perché le stanze dell’amor perduto sono grandi e ci si mette un po’ ad attraversarle tutte fino alla porta d’uscita.
Questo post è dedicato a tutte le persone che stanno assistendo chi soffre per amore. Poche cazzate. Scrollateli. Siate bruschi. Sentiranno il vostro amore e vi ringrazieranno quando avranno finito di mandarvi affanculo. Non si soccorre nessuno compiacendolo nel suo male. Fate finta di dover ridurre una lussazione. Fa un male boia, ma è indispensabile. Abbiate la mano ferma.
Questo post è dedicato a tutti i miei amici e alle mie amiche che stanno soffrendo per amore. Succede. È successo, succederà di nuovo. Non guardate indietro, la moglie di Lot diventò una statua di sale per non aver avuto fiducia nel suo Dio. Che il vostro Dio siate voi o un ente esterno, abbiate fiducia e continuate a tenere lo sguardo sull’orizzonte, non sul passato e tantomeno sul vostro ombelico (ho capito che è bello e magari c’ha il piercing, ma se ci guardate troppo dentro non vedete la strada…)
Arriverà il giorno in cui mi rileggerete tutta questa roba e io vi manderò nella Terra di Fanculo.
Non lasciatemi indietro.
E stasera andate a vedere Marte. Non ricapiterà più fino al 2278 di averlo così vicino.