Mammy

pubblicato da Giulia giovedì, Aprile 15, 2004 21:57
Aggiunto alla categoria Sono fatti miei
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Ho imparato il femminismo da mia madre. Lei non ha letto Germaine Greer e non conosce la teoria, non sa niente del Women’s Lib e, pur appartenendo alla generazione giusta, non è scesa in piazza a manifestare urlando “tremate tremate” e facendo il segno degli organi genitali femminili con pollice e indice.

Se fossi nata un pochino prima, se avessi la sua età invece di quella che ho, forse sarei scesa in piazza anche io. Forse. Ma fra quegli anni e i miei anni della ragione, il femminismo italiano è andato a morire fra le poppe delle Fast Food. È morto comodo, ma noi ragazze dei primi anni ’70 abbiamo dovuto ricominciare da capo, senza modelli a cui fare riferimento, perché la generazione delle militanti si è dimenticata di formare un rincalzo che le potesse sostituire, smorzando i toni, inserendo dell’ironia, rivalutando l’amore e mantenendo alta la bandiera della sorellanza. O forse non hanno avuto figlie, e noi siamo figlie di quelle che non militavano.

Mia madre nel ’68 medicava le mani dei dimostranti, mutilate dalle molotov. Negli anni ’70, quando la protesta delle donne italiane si faceva più vocale e vivace, lei metteva al mondo prima me, e poi mia sorella. Continuando a lavorare, facendo sacrifici, facendo tutto: la moglie, la mamma, la donna che lavora, la figlia, la sorella. E riuscendo anche a ritagliarsi uno spazietto per sé, mascherandolo sotto attività apparentemente eterodirette: lavorare a maglia (per noi) o cucire (per noi). Meditazione dinamica tramite il lavoro di sartoria.

Osservandola, negli ultimi anni, mi sono spesso stupita della naturalezza con cui ha gestito per quarant’anni un ritmo di vita che ridurrebbe allo stremo me e la maggior parte delle mie coetanee in pochi mesi. Stupefacente. E in tutto questo ha trovato il tempo di volermi bene, e di volermene di più man mano che crescevo, anche quando non era d’accordo con le mie scelte, anche quando la testa indipendente che ho ereditato da lei si scontrava con la sua.

Ho imparato il femminismo da lei perché da lei ho imparato il valore dell’intelligenza, dell’indipendenza, dell’autodeterminazione e della scelta individuale.

Questo post sarebbe dovuto uscire il 2 maggio, giorno del suo compleanno, ma mi conosco, poi le cose si perdono, la memoria scappa e il tempo non è sempre dilatato quanto vorremmo. Per cui lo dico adesso: dopo avere tanto cercato qualcuno a cui ispirarmi, l’ho trovato vicino a casa.

Grazie, mammy.

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