Ma ci trovo un f(r)ico e lo devo spalmare sotto qualche banco come in gioventù
pubblicato da Giulia domenica, Ottobre 3, 2004 14:35Finalmente un prodotto friulano comincia a ricevere l’attenzione che merita. Su Rolling Stone di questo mese, Elio e le Storie Tese di passaggio a Udine assaggiano il frico, ed è rivelazione.
Se non sapete cosa sia il frico (visto che l’articolo in realtà non fornisce la composizione della pietanza), ve lo spiego io. Trattasi di una sorta di frittata di formaggio, più spesso formaggio e patate, fatta con le cosiddette “striche”, ovvero le strisce che avanzano quando si mette la pasta cagliata nella forma. Le striche vengono mescolate alle patate lesse schiacciate, e il tutto viene fritto in padella finché non forma una crostina dorata. A quel punto è pronto: servire caldissimo con polenta e vino rosso, e digerire nei due giorni successivi.
Quello del frico è un rito che ultimamente si consuma spesso. Il nostro tempio è un agriturismo di Mischis, dalle parti di Cividale, un posto così imbucato che per trovarlo bisogna evocarne la presenza, come Avalon. Lì il frico si dispiega in tutta la sua temibile potenza, nelle varianti solo formaggio, patate e formaggio e patate cipolla e formaggio (solo per iniziati e gente che al posto dei succhi gastrici secerne Mr Muscolo). Officiano le cameriere, tutte rigorosamente d’importazione, africane o est-europee. Il rituale prevede anche che Borut arrivi per ultimo e costringa le officianti a modificare il bigliettino delle ordinazioni.
Segue migrazione verso un bar a scelta nella zona di Udine, dove tutti tentano valorosamente di restare svegli pur nella consapevolezza che digerire l’equivalente di due etti di calcestruzzo richiede calma, meditazione e qualche litro di grappa.
Finale con rutto libero e collasso nel letto.
Più frico per tutti!
(Si ringrazia il Guardascarpe per la dritta e il titolo.)