E’ un paese per vecchi
pubblicato da Giulia domenica, Febbraio 10, 2008 10:09Quasi quasi sono contenta che Berlusconi e compagnia cantando si siano ricompattati nel solito quattroformaggi di stronzate e propaganda. Sono sempre uguali e vogliono andare alle elezioni uguali a prima. Troveranno gli stessi elettori di prima? Possibile. E’ un paese per vecchi: mica i vecchi del futuro – quelli siamo noi, poveri balordi senza pensione, con la prospettiva dell’indigenza, che ci tocca sperare di ereditare qualcosetta, una casa, un po’ di soldi, altrimenti è la fame – ma i vecchi di adesso, che hanno smesso di preoccuparsi; che prendono la pensione da ex dipendenti e si indignano per gli stranieri sulle panchine e il fatto di dover pagare l’Ici su una casa che quantomeno possiedono, mentre i loro nipoti non avranno mai un mutuo proprio grazie alla gente che loro votano con tanto stolido ottimismo posticcio.
E’ un paese per vecchi che temono il cambiamento, perché cambiamento significherebbe non riconoscere più il loro mondo, quello in cui sono invecchiati, un paese piccolino dove gli omosessuali sono tutti giovani e possono ben permettersi di non preoccuparsi per la fine imminente della loro vita, e quello che ne sarà dei loro compagni. I vecchi guardano con ostilità il cambiamento, hanno paura di essere privati del poco che hanno, una paura irrazionale di svegliarsi una mattina e non trovare più le cose dove le hanno lasciate. I vecchi hanno paura di morire e vanno a Messa anche se nel resto della loro vita sono stati dei mangiapreti, perché più si avvicina l’uscita di scena meglio attaccano le vaghe maledizioni degli amministratori di Dio. Meglio non sbagliarsi. Meglio fare tutto giusto. Quelli che verranno dopo, faranno come vogliono loro.
Alla fine dei conti, mi va bene che la sinistra vada alle elezioni divisa in partiti che sono partiti, con un programma individuale. Forse si perde, ma almeno si ricomincia, se non proprio dal nuovo (ché un candidato premier ultracinquantenne non è nuovo né giovane) almeno da un tentativo di differenziarsi. Si vince o si perde non in virtù dell’aver fatto massa critica aggregandosi alla peggior feccia. E’ qualcosa. E’ un paese per vecchi. Dovremo aspettare che muoiano i vecchi, per cominciare a vedere qualche novità. Ma forse è il caso di ricominciare a coltivare i giovani, per evitare che da vecchi diventino esattamente come i loro genitori.