Prodi, il fisco e le sottane del prete
pubblicato da Giulia mercoledì, Agosto 1, 2007 19:33Posto che almeno su un punto Prodi ha ragione – e basta scorrere le uscite a mezzo stampa delle gerarchie ecclesiastiche negli ultimi due anni per accorgersi che non c’è proporzione fra gli anatemi sessuofobi e quelli a favore della legalità fiscale – non si può che far notare come in Italia non se ne parli proprio di farsi crescere le proverbiali palle ed affrancarsi dalle attenzioni soffocanti di Santa Romana Chiesa. Che non deve interferire né in positivo né in negativo: perché se le persone non hanno abbastanza senso della collettività da capire che le tasse vanno pagate per far funzionare il paese, o non vogliono più pagarle perché sono stufi di finanziare le avventure di Cosimo Mele e compagni (il problema non è solo quello, ma per i piccoli imprenditori e commercianti è sicuramente anche quello), la colpa è soltanto di chi governa. E non si va a frignare dal parroco per poi dirgli grazie, ma da qui in poi ci arrangiamo da soli.
E’ la solita storia dello stato laico che è tale solo sulla carta. La Chiesa non può fare da supplente nella formazione di una coscienza nazionale, che non è quella trombona e cretina della destra filofascista, ma è fatta di autentica percezione della comunità umana a cui si appartiene. Perché mai nelle scuole non si insegna più educazione civica, ma Berlusconi e Baget Bozzo possono proclamare da tutte le pagine dei giornali che l’evasione è lecita e morale, e comunque non è peccato?
Il fatto è che gli italiani, se li lasci andare per i fatti loro, tendono a mettere in salvo il bottino e a scappare. Quelli che avevano i soldi hanno votato per la Lega e per Berlusconi nella certezza di poterlo fare. Quelli che invece i soldi non ce li avevano hanno votato per Berlusconi sperando che glieli lasciasse fare senza metterci eccessivamente il naso. Aveva ragione: non votare per lui, nella percezione degli italiani, era roba da coglioni. Perché gli italiani considerano “coglione” contribuire in maniera proporzionata alle proprie possibilità al funzionamento di una comunità di individui: del resto, non hanno motivo di fidarsi dei propri amministratori, notoriamente corrotti e mediamente inetti. E ho il sospetto che continuerebbero a pensarla così anche se il parroco dicesse il contrario.