Bella figura

pubblicato da Giulia martedì, Marzo 20, 2007 18:55
Aggiunto alla categoria Bric à brac
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Sia Laura che Barbara hanno parlato recentemente dello stesso argomento: come parlare dei libri che non si sono letti. Al di là del come, mi interesserebbe capire perché dovrei fingere di aver letto un libro che non ho mai aperto. Sì, va bene, gli esami non finiscono mai, diceva quello: ma trattare una conversazione come se fosse un test di cultura generale mi sembra bizzarro. Cosa ti può fare, l’interlocutore, se scopre che non hai letto Guerra e pace? Andarsene sdegnato naso all’aria, lamentandosi dell’ignoranza dei giovani d’oggi? Denunciarti alle autorità? Bocciarti?

Parlare di un libro che non si è letto è come fingere un orgasmo. Mentire è quasi sempre una pessima idea (tranne in rari casi, quasi tutti riconducibili a “Davvero non mi vedi ingrassata?”), ma in questi due casi non è nemmeno furbo, è direttamente patetico. No, l’accostamento lettura-sesso non è fatto a caso, vedi post precedente. Comunque. Fingere che hai letto un libro che nel migliore dei casi hai abbandonato a pagina venti, e nel peggiore hai sempre scartato in favore di altri e più invitanti tomi (tipo, che so, Tutte le barzellette di Totti), magari allo scopo di aggiudicarti l’attenzione dell’unico scarno intellettuale presente alla festa, garantisce solo che, nel caso remoto in cui il suddetto decidesse di gradire la tua compagnia per un periodo particolarmente esteso di tempo, dovrai leggertelo, lo stramaledetto libro.
Dai retta, strategicamente è meglio:
a) fartelo raccontare (tiene viva la conversazione, lo fa sentire ancora più scarno intellettuale di quanto non sia) oppure
b) sparare che non l’hai letto a causa di assurdo trauma infantile, o se proprio te ne vergogni
c) dire che non l’hai letto e inventarti sul momento un’oscura giovane scrittrice bielorussa della quale hai letto l’opera omnia, ma purtroppo casa tua è stata sommersa da un’inondazione e ancora piangi la perdita dei preziosi volumi.

Certo, c) ti espone al rischio che lui vada a cercarsi il nome dell’oscura scrittrice bielorussa su Internet, e scopra che non esiste. Nel qual caso, puoi sempre tentare il colpaccio e creare una pagina apposita su Wikipedia, e contemporaneamente convincere la fidanzata di tuo cugino, che è bionda e abbastanza verosimilmente bielorussa, a posare per un servizio fotografico da montare su una pagina web improvvisata, tirare fuori dal cassetto quel romanzo scritto in terza liceo e fartelo stampare alla chetichella. Quando ti recherai alla tipografia, ricordati anche di indossare parrucca e occhiali da sole: lo scarno intellettuale potrebbe (è una possibilità remota, ma vuoi proprio rischiare?) essersi fatto stampare la tesi lì, o peggio ancora, aver commissionato alla stessa tipografia la stampa del primo volume della casa editrice che ha appena fondato.

Insomma, dai: non mentire sulle tue letture. E quando finalmente sarai avviluppata in un focoso amplesso con lo scarno intellettuale, vedi anche di non fingere gli orgasmi.

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