Ho due cellulari, faccio shopping

pubblicato da Giulia venerdì, Ottobre 7, 2005 15:31
Aggiunto alla categoria Target du jour

Il 25% delle famiglie del Sud vive sotto la soglia di povertà. Al Nord il dato è meno allarmante, intorno al 4%. Il Centro si attesta intorno al 7%. La situazione si aggrava per le famiglie numerose, vale a dire quelle con più di tre figli, e per gli anziani. Tra le regioni che stanno meglio, l’Emilia-Romagna e il Veneto, con i Friuli-Venezia Giulia in ripresa. La Sicilia è la regione che versa nelle condizioni peggiori.

Tutto questo lo dice l’Istat.

Naturalmente c’è sempre chi sostiene che la povertà in generale è diminuita (si faccia avanti, Sottosegretario al Welfare Sacconi, e magari ci dia anche un po’ di numeri a sostegno dell’affermazione), chi tuona contro il sorriso da Stregatto Astratto del Presidente del Consiglio (che purtuttavia sostiene la tesi del “va tutto benissimo”), e chi del “Va tutto benissimo” ha fatto una bandiera, dato che lui quest’anno si è fatto la sua bella settimanella di vacanza nella località di mare dietro casa, e gli altri che si fottano.

I numeri restano, le fabbriche che chiudono anche, i commercianti che piangono miseria dopo aver giocato al rialzo pure, i lavoratori in precariato costante idem.

Commenti e ping chiusi.

12 commenti to “Ho due cellulari, faccio shopping”

  1. ugo says:

    Ottobre 7th, 2005 at 3:59

    e, almeno da quaggiù, non si vede alcuna via d’uscita.

  2. gattasorniona says:

    Ottobre 7th, 2005 at 5:21

    Credo che non uscirò mai più dalla mia situazione di precariato. Ho cercato di farlo per anni, ma adesso ho perso la speranza. Alle prossime elezioni voterò il partito che affronta questo problema. Per ora mi sto documentando e la panoramica è desolante.
    In questo periodo credo di rientrare abbondantemente il quel 7% di poveri di cui parli. Senza scherzi.

  3. emigrante says:

    Ottobre 7th, 2005 at 5:52

    Io sto quasi per entrare in quel 25%, tant’è vero che per non oltrepassare il punto di non ritorno ho deciso di lasciare per sempre la mia città. Tra meno di un mese me ne vado, e che si fotta Napoli e chi se n’è sempre fregato di lei… io tento altrove…

  4. apelle says:

    Ottobre 10th, 2005 at 10:22

    Se consideriamo solo i dati Istat, un paragone può essere fatto con i numeri del 2001.
    Nel 2001 le famiglie al di sotto della soglia di povertà relativa erano il 12%, nel 2004 l’11,7%.

    Al sud nel 2001 erano il 24,3%, nel 2004 il 25%.
    Al centro nel 2001 erano l’8,4%, nel 2004 il 7,3%.
    Nel nord era del 5% nel 2001, nel 2004 il 4,7%.

    Stesse cifre, più o meno, della povertà nel 1997.

    Sono differenze statisticamente non significative.

    Piuttosto, negli ultimi 2/3 anni la rivalutazione della soglia di povertà è stata sicuramente più severa.

    Nel 2001, ad esempio, a fronte di una inflazione del 2,7%, il reddito minimo sotto il quale si rientra tra coloro considerati poveri è stato rivalutato solo dello 0,5%.

    Nel 2004, a fronte di una inflazione del 2,2%, tale reddito è stato rivalutato del 5,1%, allargando “teoricamente” la fascia di popolazione ricompresa tra quella considerata relativamente povera rispetto a quella del 2001.

  5. Giulia says:

    Ottobre 10th, 2005 at 11:30

    Dunque non è (tecnicamente) cambiato nulla. Ma tuttavia io mi domando e dico: che ne è stato del contratto con gli italiani e della prosperità promessa dall’attuale governo in fase di insediamento? Dov’è il Bengodi promesso da Silvio Berlusconi e immaginato dai suoi più fantasiosi sostenitori, tipo quelli della vacanza a Terracina?

  6. emigrante says:

    Ottobre 10th, 2005 at 11:59

    Forse il contratto con gli italiani era scritto su carta Foxy

  7. bdd says:

    Ottobre 10th, 2005 at 6:20

    scusate la domanda stupida:

    ma la “soglia di povertà” è costante per tutta italia oppure varia da città a città, a seconda del costo della vita?
    io ad esempio ho la sensazione che a milano basti non avere la macchina per essere in un certo senso “poveri”, mentre a bologna si sta benissimo anche senza.
    e in genere al nord costa tutto di più che al sud, quindi a parità di guadagno te la passi peggio. sbaglio?

    bdd

  8. apelle says:

    Ottobre 10th, 2005 at 6:53

    @BDD: in realtà la soglia non è di reddito, ma di spesa (e nella mia risposta precedente ho sbagliato, scrivendo reddito invece che spesa: mea culpa).

    Ad esempio,una famiglia di due persone viene considerata relativamente povera se nel 2004 ha speso meno di 920 euro al mese in beni di consumo.

  9. bdd says:

    Ottobre 10th, 2005 at 7:04

    ok, ma resta il fatto che con 920 euro a palermo ci compro una determinata quantità di beni… a venezia magari con gli stessi soldi ce ne scappa la metà.

    come è possibile che per l’istat la famiglia di palermo ed quella di venezia – che spendono i medesimi 920 euro al mese – siano allo stesso modo “relativamente povere”?

    bdd

  10. apelle says:

    Ottobre 10th, 2005 at 11:16

    Immagino, spero, che l’Istat dia un peso diverso ai consumi e ai prezzi nelle varie regioni italiane, quando realmente esistenti.
    Se così non fosse, ci sarebbe una sottostima della povertà nel nord e una sovrastima di quella del sud.

    Provo ad informarmi, anche se non è cosa semplice 🙂

  11. Giulia says:

    Ottobre 11th, 2005 at 10:14

    Comunque la soglia è di 700 euro circa, che è poco in qualsiasi regione.

  12. apelle says:

    Ottobre 11th, 2005 at 11:20

    @BDD: Non sono riuscito per ora a trovare nulla che spieghi la metodologia precisa della ricerca Istat sulla povertà.
    Dal rapporto completo:

    http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20051006_00/poverta04.pdf

    si derivano però altre due soglie, una maggiore del 20% e una minore del 20%, di spesa e le relative famiglie che sono al di sopra e al di sotto di tale soglia.

    Prendendo, ad esempio, la soglia di spesa diminuita del 20%, si rileva che le famiglie del sud al di sotto di tale dato sono circa del 13%.
    Al contrario, prendendo la soglia maggiorata del 20%, le famiglie che al nord si trovano sotto tale dato sono circa il 10%.

    Esistono quindi delle curve di indifferenza per le varie soglie di spesa.

    Ma poi, ragionandoci, si potrebbe fare un’altra considerazione.
    E’ realmente possibile trovare una soglia di spesa, o di reddito, che sia realmente espressione del limite tra povertà e non povertà?
    NO, è impossibile.
    Come è impossibile trovare tante diverse soglie, una per regione.
    Perchè poi, anche all’interno della singola regione ci possono essere zone o città nelle quali il costo della vita è diverso.

    Questo per la complessità delle rilevazioni da effettuare. Una simile ricerca durerebbe anni e i risultati non sarebbero già più attuali nel momento della pubblicazione.

    Mettiamoci poi che la povertà in sè è già un concetto vago, che dipende “anche” dallo stile di vita di ogni singolo cittadino oltre che dal luogo di residenza.

    Credo che, più che il dato puntuale, tutte le rilevazioni statistiche puntino, a costanza di metodologia, a rilevare gli spostamenti nell’intorno di un dato “convenzionale”.

    Se il dato convenzionale è sovra o sotto stimato, lo spostamento che si studia nell’intorno di questo dato è invece maggiormente significativo.
    Perchè comunque indica uno spostamento del fenomeno studiato, in questo caso la spesa del cittadino, nei confronti di una media.

    Ecco alloro che dire che al Sud i poveri sono circa il 25% della popolazione è poco significativo in sè.
    Più significativo invece è lo studio della serie di dati rilevati nel corso degli anni.

    @Giulia: la soglia di 700 euro è quella ribassata del 20% rispetto a quella convenzionale di spesa di 920 euro per una famiglia di due persone.