Mo’ viene Natale

pubblicato da Giulia mercoledì, Dicembre 15, 2004 19:30
Aggiunto alla categoria Target du jour

A scuola non si fa più il presepe. O meglio, c’è chi non lo vuole più fare sulla base del fatto che la scuola è un istituzione laica che deve mantenere un’equa distanza fra le religioni, e in Italia il cristianesimo non è più l’unica religione da un bel pezzo.

Vengo da una famiglia in cui si cambia confessione a generazioni alterne (da cattolici a valdesi e ritorno, più volte), e nonostante sia battezzata, comunicata e cresimata non posso proprio dire che il mio sia un retroterra di incrollabile dogmatismo religioso. Da quando ero bambina, però, ricordo davvero pochi Natali in cui mia madre non abbia sgomberato il soggiorno per mettere su giganteschi diorama, ogni anno più complessi e rasenti l’opera di ingegneria civile, con fiumi di acqua vera, lucine tremolanti a simulare il fuoco nella grotta, case di cartapesta a più piani, statuine di gesso d’epoca ridipinte a mano quando sbiadivano, e l’immancabile Sagrada Familia con bambinello in posa benedicente dentro la mangiatoia. (Anni dopo, nella mia tarda adolescenza, avremmo teorizzato insieme anche la creazione di una famiglia con Madonna sdraiata e sudaticcia e pupetto rugoso e urlante).

Il presepe, in mano a mia madre, passa da simbolo religioso ad opera di creatività con influenze iperrealiste. Per anni, mia sorella ed io l’abbiamo assistita, mandandola in bestia con la nostra abitudine di giocare con le statuine come se fossero bambole, inventando storie e attribuendo nomi.

La commemorazione della nascita di una persona che ha cambiato il corso della storia – che ne avesse o meno la consapevolezza non è in discussione, qui: dopo di lui è cambiato tutto, e questo è un fatto – non manca di rispetto ad alcuna religione. I bambini musulmani celebrano un loro profeta, i bambini cristiani l’incarnazione terrena del loro Dio, e quelli ebrei o atei non sono costretti a credere nella natura divina del bimbetto sorridente nella mangiatoia. Tutti, però, possono costruire casette, disporre muschio, mettere pecorelle dietro ai pastori e collocare i Magi su un mobile un po’ distante dalla grotta, “perché stanno arrivando”. Tutti possono ricordare la storia di una nascita importante. E poi andare a casa ed essere della religione che preferiscono.

Dato che importiamo dall’America ogni sorta di festa inutile, incluso un Thanksgiving che non ci riguarda minimamente, mi risulta difficile vedere il problema della costruzione di un presepe in una scuola. Metterlo sullo stesso livello delle lezioni di catechismo (quelle sì, inopportune) e della presenza di un crocifisso in un’aula (su cui si può discutere, ma che comunque non porta vantaggi a nessuna delle due parti) mi pare sterile.

Quest’anno mia madre non ha messo il fiume con l’acqua vera. A me un po’ dispiace.

Commenti e ping chiusi.

Un commento to “Mo’ viene Natale”

  1. Paolo Cima says:

    Dicembre 10th, 2006 at 12:37

    Te piace ò presepe?