pubblicato da Giulia sabato, Agosto 16, 2003 9:59
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Cetri pivo e troppo sole: Clarence Beauty Farm làiv in Hrvatzka Republika

Si parte, si parte, allegre ragazze si parte… veramente mercoledì pomeriggio, quando Diego “Gionspenser” arriva dalla profonda campagna padovana per recuperarmi, destinazione finale Pjescana Uvala (PU, HR) – dove andiamo a fare visita a Mirko “Tripudiatore” (da qui in poi: il Trip) e Matteo “Bathnaus” (da qui in poi: Teo) e ai loro amici e compagni di vacanza – l’unica ragazza sono io. Ma ci abbiamo fatto l’abitudine. Il Trip e Teo sono entrambi frequentatori dei forum di Clarence, come me e Diego: ottimo modo di coniugare una mini-vacanza con un protratto làiv forumesco.

Salto la parte in cui Diego e io perdiamo le coordinate a Pola, e il Trip e il suo amico Diego vengono a recuperarci. Prima cosa che mi dice il Trip (un omone di notevole stazza: chissà perché, ma me lo immaginavo piccolo e con l’aria da folletto maligno…): “Ah, ma allora sei alta veramente, te.” *
Teo invece l’avevo sempre solo intravisto nei forum, e non avevo fatto in tempo a crearmi un’immagine mentale. Come siano fatti tutti e due lo potrete vedere appena il mio PC avrà finito di tirarmi scema (maledetto file svchost.exe!!!).

La prima notte la passiamo nell’appartamento che ospita i cinque eroi della Bassa Padana, che fra di loro parlano in un dialetto strettissimo a risparmio di vocali. Mi tocca dividere la camera con Diego, che ovviamente russa come una motosega: quando non russa lui, russa il Trip nella stanza accanto, il letto cigola ogni volta che mi giro, insomma non dormo una cippa e mi sveglio con due occhiaie spaventose, ma allegre ragazze siamo in vacanza… l’Ente del Turismo della Croazia, per inciso, è in debito con me: fin dalla prima sera, mi opero per diffondere la gastronomia croata facendo ordinare cevapcici ** a tutti.

Il giorno dopo andiamo a caccia di un campeggio dove piantare le nostre tendine: il mio guscio a due posti e quella di Diego, più grande. Quando abbiamo finito di 1) trovarci un posto, 2) piantare le tende, 3) boccheggiare per lo sforzo, ci rimane appena la forza di spostarci sulla striscetta di scogli sottostante il campeggio, da cui io mi butto in acqua cercando sollievo. L’acqua ha la temperatura della minestra in brodo.
La sera, ceniamo di nuovo fuori con il Trip e Teo.

Il Trip e Teo a cena, prima del diluvio

Calamari alla griglia per tutti. In lontananza, arriva un temporale: “Oooooh, che belli i fulmini… Teo, andiamo e vedere i fulmini… ooooh, guarda che bello quello!”
“Io vorrei vedere il fulmine globulare.”
“Tu hai mai visto una tromba marina?”
E in quello comincia a diluviare. Non piovere. Diluviare. Mentre i camerieri ritirano in fretta e furia i tavoli più esposti alle intemperie, guardando fuori credo di vedere Noè che passa sull’Arca, cercando qualcuno a cui chiedere da che parte si va per Rovigno.

Diego e io siamo giusto un filo preoccupati dello stato delle nostre tende, picchettate alla bell’e meglio nel sassoso terreno croato. Alla fine decidiamo, con rassegnazione, che se sono allagate dormiremo in macchina. I calamari sono buoni. La conversazione è fluida. Le palacinke*** sono passabili. (“Ma non ti va mai bene niente!” – Il Trip)
È un sollievo scoprire che, a parte un po’ di condensa dove il telo tenda tocca i ganci, la mia tenda è asciutta. Memore dei numerosi campi all’addiaccio con gli scout (OK, avevo sedici anni, però…) mi infilo nel sacco a pelo (umidiccio) e prendo sonno.

Il giorno successivo decidiamo di raggiungere Trip, Teo e soci sulla spiaggetta di Stoja su cui si sono accampati. Le istruzioni del Trip sono surreali, per cui andiamo a naso (il mio di triestina d’adozione) e in un tempo ragionevole raggiungiamo il mare.
Non riusciamo però a trovare la spiaggia.
Diego tira fuori il cellulare. Segue conversazione con il Trip su questo tipo:
“Dove siete?”
“Sugli scogli.”
“Quali scogli?”
“Eh, questi qui. Cosa vedi tu da dove sei?”
“Una barca senza vele.”
“Ecco, noi siamo a sinistra della barca.”
Ovviamente, di barche in una baia ce ne sono all’incirca venti.
Tentativo numero due.
“Vedo una porta da pallanuoto. Siete lì?”
“Boh? Ce ne sono tante, di porte da pallanuoto…”
“Vedo anche degli ombrelloni.”
“Ce ne sono tanti, di ombrelloni…”
Caracolliamo sugli scogli per un quarto d’ora prima di renderci conto che abbiamo sbagliato baia, barca, spiaggia e porta da pallanuoto. Quando li raggiungiamo sono le tre e mezza, e io non dico neanche “ciao”: mi spoglio e mi lancio in acqua.

Sera: dopo la doccia e una cena un po’ sospirata (manco un posto in qualsiasi ristorante, e noi eravamo in sette) il Trip, Teo, Diego e io decidiamo di andare a ballare. Il posto si chiama Ulianik, ha una parte all’aperto dove suonano orrido pop croato, e una parte interna di discoteca rock, calda come un’estate all’inferno.
Vado al bar.
“Cetri pivo.”

Primo giro.Non bevete birra.

Secondo giro.

Non riducetevi così.

Terzo giro.

La birra fa male.

Al quarto giro, il caldo non si sente più, il Super-Io è ammutinato, in più fuori piove (aridaje), così ci buttiamo a ballare. Abbiamo una cena pantagruelica da smaltire (Teo, non conoscendo le porzioni istriane, si è ordinato due piatti di carne; il Trip si è fatto fuori, oltre ai calamari, anche un piatto di risotto dove ci si mangiava in due), e personalmente anche dei notevoli arretrati danzerecci. La birra fa il resto:

La birra fa malissimo.

Finale di serata: seduti sui sassi in uno spiazzetto, naso in su a guardare le stelle e a discutere della vita in generale ****. In branda alle cinque, tre ore di sonno prima che il campeggio si risvegli e ci scaraventi fuori dalla braccia di Morfeo (e dai sacchi a pelo umidicci).
È ora di tornare.
Ancora una settimana di ferie!

* La battuta viene riportata per soddisfare i visitatori che si collegano dalla divisione di Psichiatria e che amano molto sentire raccontare di quanto sono alta. Ognuno si diverte come può.
** Sorta di salsiccetta originariamente bosniaca, ma molto popolare in Istria, fatta con carne mista di maiale e manzo e spezie di natura imprecisata. Buonissimo, ma evitate di mangiare la cipolla cruda che viene servita insieme ai cevapcici stessi: Teo ha ruttato cipolla fino all’una del giorno dopo.
*** Versione croata delle crepes. Quelle con le noci, se fatte bene, sono una goduria.
**** Sfighe amorose.

Stop press: una versione degli eventi lievemente più fantasiosa della mia è rintracciabile qui. Grande Trip!

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