Sono sparsa
Stamattina, dopo una notte praticamente insonne (ogni italiano senza condizionatore sa di cosa sto parlando) mi sono svegliata con The Philosopher’s Drinking Song dei Monty Python che mi girava nella zucca. E già lì.
Sarò dunque frammentaria e sparsa.
Bollettino dell’umore: la punta di freccia conficcata nei centri che governano la mia fiducia negli altri ieri doleva un po’ per essere stata stuzzicata. Oggi meglio. Anche perché è il 6 di agosto, e una certa scadenza è dietro le mie spalle.
Stamattina ho visto una suora di un tipo che non conoscevo, vestitone nero alla caviglia e velo bianco stretto intorno alla fronte e al mento. Una clarissa? Le clarisse non erano monache di clausura? Qualcuno sa darmi delucidazioni? È che ce ne sono tantissime. Io ho fatto l’asilo dalle elisabettine. Suor Caterina era la mia preferita.
Mi piacciono le suore. Mi piace la loro aria da “togliti, che faccio io”, quell’efficienza, quella disponibilità a sporcarsi le mani che è la causa principale della mia ammirazione nei confronti di chi molla tutto per servire gli altri. Mi piacerebbe possedere quel tipo di altruismo, ma sono troppo attaccata alla vanità. Però “le supporto”, tanto per prendere a prestito un’espressione buffa della gente della scena.
Pubblicità progresso: il tonno Moro ha optato per una strategia di vendita originale, ritraendo un modello (a dire la verità un po’ lesso: se avessero usato quello di Intimissimi, con la sua aria da rockenroller, allora sì…) sdraiato con aria languida accanto a un vaso di filetti di tonno. Claim: “che bel Moro”.
Pubblicità regresso: le Insalatissime RioMare e il loro infame coperchietto “Isy-pil”. Isy-pil? “Easy-peel” pareva brutto? Ci avete presi per analfabeti totali? Per fortuna l’hanno brevettato. Un ottimo modo per evitare che la piaga di questo spelling vomitevole si diffonda.
C’ést tout.