Barbie Viale del Tramonto
Le bambine non giocano più con le Barbie. Lo so, lo so, Barbie è antifemminista, Barbie manda segnali negativi, è diseducativa, fissa stereotipi di bellezza femminile irraggiungibili se non tramite chirurgia estrema, non presenta un modello positivo di femminilità ma un vago saltabeccare di ruolo in ruolo, dottore ballerina maestra cantante estetista, e tutto esibendo gli stessi vaporosi capelli di plastica platinata. Barbie dissocia il matrimonio dalla maternità e dall’amore, presentandosi periodicamente in abito da sposa ornato di pizzi e balze per sposarsi (con chi? Ken? Il fidanzato dal sorriso congelato e dalla pettinatura drammaticamente passé? Non ha importanza: Barbie Sposa è Barbie Sposa, la cerimonia nuziale è, come del resto per molte donne, una scusa per essere, anche solo per un giorno, favolosamente bella), salvo poi demandare l’onere della maternità alla dolce Tracy, con il suo premaman sotto cui si nasconde il bimbo in arrivo.< ?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />
Barbie è superata. Dopo cinquant’anni è stata soppiantata dalle Bratz, bambolotte volgari dal trucco esagerato e dalla testa sproporzionata rispetto al corpo, ma decisamente più simili alle bambine vere: indipendenti, sfacciate, non legate a ruoli di caregiver (niente Bratz dottore o maestra) o a professioni glamour (ballerina classica, cantante pop). Le Bratz non lavorano. Le Bratz forse vanno a scuola, ma ci vanno truccate di tutto punto e vestite all’ultimissima moda, con cavalli bassi e magliette attillate. Le Bratz non sono nemmeno monogame: nel loro clan ci sono diversi ragazzi, ovviamente meno favolosi di loro, sicuramente meno in vista, toy boys delle vere star della situazione, che presumibilmente se li palleggiano a piacimento, te lo do io l’onnipresente, oppressivo e vagamente incestuoso Ken e i suoi deboli compagnucci Blaine (jingle: “Blaine – fa – il deejay!” No, Blaine – è – molto gay, basta guardarlo per capirlo) e Todd, identico a Ken ma sposato con Tracy per l’eternità e padre di due bambini highlander.
Non ci sarà mai una Brat Sposa.
Però io ho nostalgia di Barbie. Fra me e mia sorella ne avevamo venticinque, tra le quali Marina, Miss Polinesia, la più bella di tutte, con capelli da sirena e occhi asiatici. Avevamo Skipper, Tracy e Todd e i due figli, Ken, e un arsenale di Barbie che avevamo raggruppato per famiglie e alle quali avevamo assegnato un nome. (Per ricordarceli dovevamo consultare un foglietto. Me ne ricordassi uno, di quei nomi.)
La forma del corpo di Barbie non ci provocava crisi di immagine. Le sue tette bazooka non ci riguardavano, le sue gambe chilometriche non erano un problema, non aspiravamo ad avere un vitino di vespa come lei, e i piedi deformati non erano piedi, solo estremità da infilare dentro favolosi zoccoletti col tacco, stivali, scarpe e scarpine da danza. Se Barbie ci ha trasmesso qualcosa, almeno per quello che mi riguarda, è il senso del glamour e del colore. Mia nonna cuciva per la mia Barbie fantastici abiti da ballo usando scampoli di raso avanzati, e io lavoravo a maglia bikini, sciarpe e abiti-tubino (oh, che volete, sapevo andare solo dritta…)
Barbie era la Possibilità Infinita. Sessuale e asessuata (che tristezza Ken con il suo inguine a monticello, o peggio, con le mutande cementate addosso), sorrideva sempre. Non aveva età e non guardava il mondo con le palpebre seduttivamente semichiuse e le labbra contornate di matita delle adolescenti Bratz. Eppure adesso la Mattel vuole mettere fuori una linea di cloni delle Bratz, le Flava (fléiva, immagino, come la metà più folle dei Public Enemy), abbigliate con cavalli bassi e magliette attillate. E questo è patetico, triste e inutile. Barbie non può snaturarsi, Barbie è Barbie, e non tollera replicanti. Barbie sta per scomparire. Già le hanno ridotto le tette, appiattito i piedi, allargato la vita. Adesso anche questa indegnità.