Salvati dalle Alpenliebe
Stavo per lanciarmi in un tributo alle mie amiche. Ho deciso di rimandarlo ad un altro momento, perché or ora ho acceso la Tv per guardare Will & Grace (in cui una tizia insopportabile con duemila denti vive con il suo favoloso migliore amico gay, che ovviamente non sembra per niente gay ma solo un gran bonone, forse ultimamente Supersexy Cristina, quando mi ha detto “voglio un amico gay” aveva in mente lui, ma sto svariando come al solito, arrivo al punto) e mi sono trovata davanti la pubblicità delle nuova Alpenliebe.
Per chi non l’ha vista, la sintetizzo. Claim di partenza: “lei ci sta”. A fare cosa? No, la domanda è “dove”: la donzella in questione, larga in sezione circa quindici centimetri e ulteriormente allungata da un obiettivo di quelli che usa anche Mariah Carey per sembrare più secca (con la conseguenza che le ballerine dietro di lei sembrano pali per fagioli) si infila disinvoltamente in spazi angusti. Una donna che la metti dappertutto, insomma.
Questo grazie alle nuove Alpenliebe senza zucchero.
Number one: a meno che tu non ti alimenti esclusivamente di Alpenliebe, la presenza o meno di zucchero nelle suddette non ti farà aumentare o diminuire di un grammo. Quello che ti fa ingrassare sono gli hamburger le patatine la carbonara l’impepata di cozze la pastiera napoletana il lardo di colonnata di cui ti abbuffi.
Number two: ma chi le vuole le Alpenliebe senza zucchero? Il bello delle Alpenliebe è proprio la peccaminosa sensazione del dolce sul lato della lingua quando le succhi. Togli il peccato dalle Alpenliebe, togli tutto. Rimane solo l’ennesima caramella senza gusto e senza soddisfazione, che è come ciucciare un pezzo di plastica.
Preferisco di gran lunga la pubblicità del Magnum Gola, con questa splendida femminona tornita che si caccia voluttuosamente in bocca un dito coperto di panna. Preferisco il peccato che arrotonda alla virtù che dimagrisce.