pubblicato da Giulia domenica, Luglio 20, 2003 10:04
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Fricchettoni allo sbaraglio

Sono appena tornata dalla Croazia, dove ho portato la mia cellulite a prendere un po’ d’aria, saltellando ignuda di scoglio in scoglio in un campeggio naturista vagamente fricchettone fra Rovigno e Pola. Risultato di questa mia prima avventura nel mondo del naturismo è che parti normalmente mai esposte al sole sono ora penosamente ustionate. Il mio sedere, al momento, splende come la lanterna fuori da un bordello cinese.

Sono contenta, rilassata, stanca (non ho dormito quasi per niente per due notti), e porto a casa un bottino di facce e persone interessanti. Il gruppo di famiglie a cui ci siamo aggregati era accogliente, caloroso, gentile, fatto di donne uomini bambini (di cui uno in arrivo) e cani. Formalità nulla, e del resto quando vai in giro tutto il tempo seminudo o proprio nudo, la formalità va immediatamente a farsi benedire. Niente “cara signora”, niente “mi ha fatto piacere conoscerla”, tutti che giocavano con tutti, che mangiavano a tutte le ore in allegra anarchia, e nella tenda dietro l’accampamento del gruppo principale una signora che faceva massaggi.

Com’è tipico della mia orsaggine e del fatto che quando siamo arrivati non si vedeva un emerito, io avevo piantato la tenda dall’altra parte del mondo rispetto all’accampamento più grande. Questo da un lato ha significato essere svegliata ogni mattina dalle liti fra vicini di camper e di tenda da cui ero circondata e dai motori delle auto parcheggiate tutt’intorno al mio guscio, ma dall’altra mi ha permesso di essere veramente sola per qualche ora. Senza telefono, e soprattutto senza posta elettronica a tenermi ancorata al mondo, fisicamente separata da chiunque conoscessi, ho dormito per la prima volta sola in una tendina tutta mia, e mi sono sentita divisa dal resto del mondo, dalla gente intorno a me, intera e piena e indipendente. Pazienza se sarò sembrata un po’ asociale. Dormire praticamente per terra nella piccola tenda blu e verde che avevo comprato per andare a un festival che poi mi sono persa è stata una mini-esperienza di eremitaggio.

Mi ha fatto bene. Mi sono resa conto che la solitudine fisica, il silenzio e l’isolamento mi sono indispensabili, a tratti. L’assenza di ponti di comunicazione elimina la necessità di comunicare e l’ansia di essere compresa, accettata, amata. Sto sola. Devo far piacere solo a me stessa. Leggo. Dormo. Penso. Sono un intero universo.

(Questo non toglie che sabato sera siamo usciti per andare a bere e a ballare “Da Dodo”, dove suonavano, guarda la coincidenza, gli Arsura Bunker (gruppo triestino di cui conosco tre quarti dei componenti) e un atroce (atroce, atroce) gruppo di cover, impossibili da superare se non a botte di birrini e avana cola. Ma è un’altra storia, una di cui tutto sommato si conosce il finale….)

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