pubblicato da Giulia martedì, Luglio 1, 2003 8:25
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Sto bene se non torni mai

Ieri ho spostato il tuo numero di telefono dalla rubrica del cellulare a quella di carta con la copertina di Naj Oleari che mi hanno regalato le mie compagne di scuola quando ero ancora al liceo. L’ho ricopiato con cura, mettendoti sotto il nome e non sotto il cognome, tanto di gente con il tuo nome non ne conosco e dubito che ne conoscerò altra nel prossimo futuro. Poi ti ho cancellato dalla rubrica del cellulare.

Mi serviva un posto, ed ero stanca di trovarti sempre lì ogni volta che schiacciavo quel tastino. Avevo anche paura di fare come la volta che dovevo chiamare la prima persona sul tastino di sotto e ho sbagliato a schiacciare e ho chiamato te. Chi sa dell’incidente dice che è un lapsus freudiano, ma io conosco i miei lapsus e posso garantire che è proprio imbranataggine. Difficile che io faccia qualcosa senza essere conscia delle implicazioni. Deve essere per questo che non faccio mai niente.

Quanto tempo è che non ci parliamo?

L’ultima volta che mi hai scritto era il 29 marzo, ti ho risposto in modo piuttosto brutale e non sono pentita. Penso ancora tutto quello che ti ho detto. Con questo non vuol dire che non senta la tua mancanza. La sento eccome. La sento ancora, anche se la mia vita è andata avanti, e tanti dei problemi che avevo quando ci siamo conosciuti e anche dopo, nel periodo in cui siamo stati amici, non ce li ho più. Ci penso ancora, a te; penso a cosa diavolo stai facendo, a dove sei, se stai meglio dell’ultima volta che mi hai cercata, quando ormai era ovvio che avevamo chiuso le serrande uno all’altra, che non saremmo mai più stati crudamente onesti come eravamo arrivati ad essere, facendoci anche male (tu a me; io a te non credo, non so, non ti sei mai lasciato vedere).

È per questo, e non per altro, che ho preso definitivamente la strada del non ritorno. Avrei potuto convivere con molte cose, ma non con la sensazione di dovermi difendere da te, e che tu ti stessi difendendo da me.

Non credo che tu legga quello che sto scrivendo, perché se hai fatto quello che ho fatto io, mi avrai eliminata in modo pulito dalla tua vita, asportata chirugicamente come un’escrescenza fastidiosa. Non era difficile. E quindi, anche se avevi l’indirizzo dell’altro blog, non avrai continuato a leggerlo e non saprai di questo.

Infatti non scrivo per te.

Scrivo per me e per quelli che mi conoscono. Che in molti casi non sapranno mai che ci siamo incrociati. Ho mantenuto il segreto (e chi lo sa, Cate, Alex… fate altrettanto), e continuerò a mantenerlo. Non ho fotografie tue in giro per casa, non hai praticamente lasciato tracce del tuo passaggio, è facile farti sparire. Ti ho messo nella rubrica del telefono con le pagine rosa e azzurre, ti ho messo dentro una scatolina lontana dagli occhi.

La tua scatolina, in fondo al mio cuore.

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